Passa ai contenuti principali

Onesto morì ner casino...

Eh già, questo proverbio calza a pennello per descrivere la situazione che si è creata con le mie coinquiline. L'errore mio è stato di essere sincera, onesta, come sempre, e come sempre la situazione s'è ritorta contro di me. Son 25 anni che ci casco, minchia se sono dura!
Dunque, il fatto è questo: dopo la puntata precedente, in cui ho onestamente detto perchè me nesarei andata, le mie coinquiline non mi avevano troppo presa sul serio che me ne sarei andata. Arrivate al dunque, ovvero alla scadenza per dover confermare o meno la presenza all'"Agenzia" che ci gestisce, si sono convinte e allarmate. Allora una di loro mi ha accompagnato all'agenzia per parlare del problema. La tipa dell'agenzia s'è lavata mani, piedi e ascelle, dicendo che avrebbe parlato con Isteria ma tanto tutte sapevamo che lei avrebbe negato e incolpato noi. E così è stato. Visto che comunque il problema era un pò di tutte s'era anche parlato di cercare un'altra casa, tutte insieme escludendo lei. Cosa che a me andava strabene. Solo che è prevalsa l'inerzia e tempo mezzora avevan già rinunciato. E girato la frittata. Dicendo che era eccessivo andarsene, che non era giusto dargliela vinta e che sarebbe stato facile (sì come no!) "metterla a posto". In conclusione sono passata io da capricciosa, da una che si è impuntata per un problema inesistente (sì certo, inesistente). Non che me lo abbian detto così, o in malo modo, ma il succo, condito con tanti "daiii non te ne andare", è quello. Tutto perchè ho detto la verità, e non inventato una scusa qualsiasi per lasciar casa. E come al solito non vengo capita. Dovrei forse iniziare a girare con dei cartelloni, e mentre parlo scrivere i sottotitoli. E insomma, a 'sto punto mi viene il sospetto di essere io.
Ma andiamo avanti. E spiegamo il perchè della scelta. Negli ultimi anni ho avuto degli esempi lampanti del fatto che se uno non si trova bene in un posto, se una situazione gli crea disagio, è giusto che cambi. Si dice che "chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa cosa lascia ma non sa cosa trova". Ma se quello che lasci non ti piace per nulla, qualsiasi cosa ti si prospetti ti sembra se non altro una speranza di migliorare e ciò ti da forza. Esempi? Sono stata i primi 3 anni a Firenze in una casa nella quale non mi trovavo bene in quasi nulla: nè umanamente con quasi tutte le coinquiline, nè nella casa, mezza franata e con un proprietario latitante ad ogni problema. Sono rimasta perchè "mi faceva fatica" cercare qualcos'altro e avevo paura di finire in una situazione peggiore. Il caso ha voluto che al quarto anno trovassi una casa nuovissima, allo stesso prezzo della prima, due vie più sopra, con delle coinquiline fantastiche (la "conqui" di cui ho parlato e Cecilia, una dolcissima ragazza coreana) in cui mi sono trovata benissimo. E poi l'altro sempio eclatante. L'università a Firenze è stata veramente orribile. Un'esperienza devastante per il corpo e soprattutto per l'anima. Mi è costata cara la scelta di andarmene, allontanarmi da casa, dal mio ragazzo, "perdere" le amiche che mi sono fatta lì, affrontare una nuova esperienza totalmente da sola. E invece alla fine mi sono trovata così bene da non voler andarmene più!
Mi sembra abbastanza per poter essere convinta di lasciare quella casa. Per di più il fatto che la mia tesi si svilupperà a casa mia mi ha fatto convincere che Cesena la frequenterò talmente poco da non averne più bisogno. Molto probabilmente resterò in pianta stabile qui a San Vincenzo a "vedere che succede quando si riunirano le mie due personalità", come ha detto un mio compagno di corso.

Commenti

  1. scappa! perchè andarsene non è sempre sinonimo di codardia, ma di sapere quando è il momento di dire basta!

    RispondiElimina
  2. il mio spassionato consiglio? continuerei a stare lì, senza "polemiche", tutto tende ad aggiustarsi... magari prima che le tue due personalità si riuniranno. ommmmammma, sta cosa, un po' paura, me la fa...

    RispondiElimina
  3. @fede:esatto, hai espresso perfettamenteil mio pensiero... spesso viene vista come fuga anche solo uno spostamento. e la cosa è ben diversa...
    @digito:il problema è che le mie non sono polemiche, ma dati di fatto. confermate dall'altra che vive al piano mio, che (guarda caso) se ne va pure lei. le situazioni purtroppo non sempre si sitemano per il meglio!
    comunque tranquillo: non soffro di personalità multipla..almeno spero! ;)

    RispondiElimina
  4. Ciao, se hai la coscienza a posto non preoccuparti più di tanti. Anche le tue coinquilini rimaste in quella situazione e proseguendo capiranno il tuo comportamente e rimpiangeranno di non averti dato ascolta. Ma aldilà di questo, come ti ho detto, se hai agito con la coscienza a posto non devi preoccuparti. Buona giorna. Francesco

    RispondiElimina
  5. anch'io andrei, è finita la tua "missione", è ora ddi iniziarne un' altra. in bocca al lupo!

    RispondiElimina
  6. Beh, se senti che è giunto il momento di cambiare, cambia..l'importante è esserne convinti..può andar bene o meno ma sarai tu che avrai scelto

    RispondiElimina
  7. Tieni duro, in alcuni casi è necessario fare dei cambiamenti e lasciare quella situazione non è da codardi ma da persone coraggiose con le idee chiare, io sono con te.

    RispondiElimina
  8. ogni tanto bisogna cambiare aria...
    vedremo cosa accadrà quando ti ricomporrai in una sola...
    ciao e buona serata

    RispondiElimina
  9. Se vuoi un consiglio la prima persona che deve star bene devi essere tu e se ti rendi conto che in quella casa non sei più tranquilla e serena per me fai bene ad andare via!...Non dobbiamo mica andare sempre daccordo con tutti!!
    Ciao Bella!!!

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Diversamente titolati

Premessa numero 1. Io non ho nessun tipo di pregiudizio legato al titolo di studio: conosco dei laureatissimi e pure masterizzati ignoranti come capre e persone che con un serale hanno fatto una mega carriera nella dirigenza di grosse aziende. Che, fra l'altro, mi hanno raccontato di ingegneri da 110 e lode che non sapevano da che parte rifarsi per svitare un bullone. Ognuno sa fare il suo, lo può avere imparato studiando o lavorando, e ognuno può essere un genio o un caprone, a prescindere. Ma soprattutto (premessa numero 2) io la penso così: Per capirsi, quando ho iniziato a sentirmi stretta nel posto in cui lavoravo, ho preso a cercare QUALSIASI lavoro mi desse la possibilità di non restare a casa disoccupata e mandai CV anche per fare le pulizie. Mi chiamarono con L'UNICA FINALITÀ di chiedermi se ero proprio sicura, perché "hai una laurea". Risposi che certo che ero sicura, che avevo bisogno di lavorare e che NONOSTANTE LA LAUREA ero perfettamente in grado