Questo lungo fine settimana è praticamente finito, purtroppo. E mentre seguo la tappa del Giro d'Italia che oggi arriva nel mio paesello vi racconto la strana ed emozionante esperienza della Corsa dei Ceri di Gubbio. Qui un pò si storia.
Devo essere sincera, ci sono andata non particolarmente informata, portata più che altro dall'amore per Gubbio e trovando in questa tradizione un'occasione buona per tornarci. E ancora una volta questa meravigliosa cittadina non mi ha delusa. Siamo arrivati tardi per l'alzata, ovvero quel rituale secondo il quale i Ceri vengono messi in posizione verticale, e, pur avendolo visto alla tv (che dava una diretta continua) non sono riuscita a capirci granchè. La giornata eugubina è iniziata perciò subito dal pranzo e lì abbiamo avuto una discreta fortuna, trovando posto all'"Osteria dei re", già collaudata durante la nostra visita natalizia. E ancora una volta ho goduto nell'assaporare il "piattone del re", il piatto tipico del locale, un mix di cibo godereccio che culmina col brustrengo. Dopo ci siamo incamminati per le vie del paese alla ricerca dei ceri, e finalmente ci siamo imbattuti anche nella "fontana dei matti". Poi già che eravamo lì ho fatto la ormai consueta visitina al negozietto di prodotti tipici alla ricerca del lardo che compro ogni volta. Sfiga delle sfighe era finito. Ma non ho avuto tempo di deprimermi troppo perchè già contagiata dall'euforia e l'entusiasmo che si respiravano. La cosa stupefacente di questa festa è proprio il fatto che è sentita in un modo impressionante: tutti, di tutte le età (neonati e cani compresi), portano la sciarpetta rossa (colore comune a tutti) e la "divisa" della propria fazione. Esistono infatti 3 santi (ognuno simboleggiato da un cero) con 3 colori: giallo per Sant'Ubaldo, blu per San Giorgio e nero per Sant'Antonio. Lì per lì non abbiamo capito con quale criterio le persone era divisa, se per quartiere o altro, poi abbiamo scoperto che è una scelta personale, influenzata ovviamente dalla tradizione familiare. Però non è come per le contrade di Siena, in cui ognuno è rivale dell'altro. Infatti...
Le bande (neutre, con la divisa bianca) mettevano allegria con canzoni divertenti, cantate in coro dai passanti (le vie erano veramente colme di persone), e la cosa sconvolgente che al loro passaggio non si sentiva odore di putrefazione, come invece succede di solito (almeno secondo la mia esperienza). Un sacco di giovani! E non solo nelle bande, in giro c'era un sacco di gioventù allegra, con una voglia pazzesca di divertirsi e far festa (allegria forse incentivata dal fatto che ad ogni angolo c'era qualcuno che offriva vino e uno spuntino). E' questa la cosa che più mi ha stupita: così tanti giovani presi da una tradizione secolare (e faticosa, mica pesano un etto quei ceri!), entusiasti, quando di solito sono la svogliatezza fatta persona. Magari sono io pessimista ma purtroppo quello che appare è questo.
Ancora dei ceri però nemmeno l'ombra. Prima della corsa vengono infatti portati in giro per le vie. Cercali cercali, ecco che spunta quello blu. Un gruppo di ragazzotti sudati e scalmanati lo portavano a spalla prima piano piano e poi.... "via via viaaaaaaa" a corsa all'improvviso. Con il rischio di essere investiti abbiamo seguito prima quello blu (San Giorgio) e poi quello nero (Sant'Antonio) a cui poi ci siamo affezionati, visto che pur girando per vedere quello giallo trovavamo sempre quello. E infatti è stato il cero colpito dal piccione. Questo sì che si chiama affinità elettiva. Ma andiamo con ordine.
Un pò prima delle 17 i ceri si sono fermati perchè alle 17 inizia la discesa della statua con le reliquie di Sant'Ubaldo (non l'avevo ancora detto: è il patrono di Gubbio) dalla basilica, collocata sul colle sopra il paese, fino al posto da dove partono i ceri. Noi abbiamo scelto un posto strategico, pur non sapendolo, vicino a una curva (parte difficile della corsa) e proprio vicino alla statua grande di Sant'Ubaldo. E' stato suggestivo il "saluto" tra le due statue. Poi ecco che inizia la corsa vera e propria. Prima sono passati dei tizi a cavallo, poi un trombettiere e infine... Il movimento della folla in curva è aumentato, i colli si sono allungati per vedere e alla fine "Eccoliiiiiiiii" a una velocità da non credersi. Prima Sant'Ubaldo, poi San Giorgio e infine Sant'Antonio. Il tentativo di fare le foto è stato vano. Troppo veloci e troppe teste. Nel frattempo però mi sono persa la (quasi?) caduta di Sant'Antonio, piccionato in curva. Ho solo visto che lo ritiravano sù e che cercavano di raggiungere gli altri. Pur essendo tardi lo spettacolo era troppo emozionante per andar via e abbiamo raggiunto piazza Grande (quella della caserma di Don Matteo per intendersi) per vedere un altro pezzo di corsa. Lì è ancora più bello, perchè iniziano a girare a tutta velocità intorno alla bandiera posta in mezzo alla piazza, gremita di gente. Fanno 3 giri (o birate) e poi ripartono per il monte. Ed ecco che all'ultimo giro di nuovo il piccione: Sant'Antonio cade (e stavolta l'ho visto, sobbalzando come una vera eugubina) ma in un attimo lo ritirano sù. La piazza però ha "accusato il colpo". Rivedendo il video girato con cellulare tutti si sono immobilizzati. Davanti a me ho sentito dei tipi (turisti) che dicevano che erano venuti spesso ma mai avevano visto un cero cadere. E poco prima dell'arrivo dei ceri un "nero" stava raccontando che alla prima caduta s'era sentito mancare il fiato perchè per loro è una forte emozione veder correre il proprio cero.
Avevo letto su un sito che anche i turisti potevano apprezzare l'atmosfera speciale che c'è per questo evento e così è stato. Al ritorno ci chiedevamo se Sant'Antonio era arrivato sano e salvo. Questo non lo so, ma so per certo che ci voglio tornare e la prossima volta voglio arrivare alla cattedrale e vedere pure l'arrivo.
Nb: scusate per il post lungo ma è stata un'esperienza troppo bella e volevo renderla al meglio, anche se non sono certa di esserci riuscita. E scusate per le foto, non sono molto artistiche, ma più che altro ho voluto immortalare i momenti e condividerli con voi.
Devo essere sincera, ci sono andata non particolarmente informata, portata più che altro dall'amore per Gubbio e trovando in questa tradizione un'occasione buona per tornarci. E ancora una volta questa meravigliosa cittadina non mi ha delusa. Siamo arrivati tardi per l'alzata, ovvero quel rituale secondo il quale i Ceri vengono messi in posizione verticale, e, pur avendolo visto alla tv (che dava una diretta continua) non sono riuscita a capirci granchè. La giornata eugubina è iniziata perciò subito dal pranzo e lì abbiamo avuto una discreta fortuna, trovando posto all'"Osteria dei re", già collaudata durante la nostra visita natalizia. E ancora una volta ho goduto nell'assaporare il "piattone del re", il piatto tipico del locale, un mix di cibo godereccio che culmina col brustrengo. Dopo ci siamo incamminati per le vie del paese alla ricerca dei ceri, e finalmente ci siamo imbattuti anche nella "fontana dei matti". Poi già che eravamo lì ho fatto la ormai consueta visitina al negozietto di prodotti tipici alla ricerca del lardo che compro ogni volta. Sfiga delle sfighe era finito. Ma non ho avuto tempo di deprimermi troppo perchè già contagiata dall'euforia e l'entusiasmo che si respiravano. La cosa stupefacente di questa festa è proprio il fatto che è sentita in un modo impressionante: tutti, di tutte le età (neonati e cani compresi), portano la sciarpetta rossa (colore comune a tutti) e la "divisa" della propria fazione. Esistono infatti 3 santi (ognuno simboleggiato da un cero) con 3 colori: giallo per Sant'Ubaldo, blu per San Giorgio e nero per Sant'Antonio. Lì per lì non abbiamo capito con quale criterio le persone era divisa, se per quartiere o altro, poi abbiamo scoperto che è una scelta personale, influenzata ovviamente dalla tradizione familiare. Però non è come per le contrade di Siena, in cui ognuno è rivale dell'altro. Infatti...
Le bande (neutre, con la divisa bianca) mettevano allegria con canzoni divertenti, cantate in coro dai passanti (le vie erano veramente colme di persone), e la cosa sconvolgente che al loro passaggio non si sentiva odore di putrefazione, come invece succede di solito (almeno secondo la mia esperienza). Un sacco di giovani! E non solo nelle bande, in giro c'era un sacco di gioventù allegra, con una voglia pazzesca di divertirsi e far festa (allegria forse incentivata dal fatto che ad ogni angolo c'era qualcuno che offriva vino e uno spuntino). E' questa la cosa che più mi ha stupita: così tanti giovani presi da una tradizione secolare (e faticosa, mica pesano un etto quei ceri!), entusiasti, quando di solito sono la svogliatezza fatta persona. Magari sono io pessimista ma purtroppo quello che appare è questo.
Ancora dei ceri però nemmeno l'ombra. Prima della corsa vengono infatti portati in giro per le vie. Cercali cercali, ecco che spunta quello blu. Un gruppo di ragazzotti sudati e scalmanati lo portavano a spalla prima piano piano e poi.... "via via viaaaaaaa" a corsa all'improvviso. Con il rischio di essere investiti abbiamo seguito prima quello blu (San Giorgio) e poi quello nero (Sant'Antonio) a cui poi ci siamo affezionati, visto che pur girando per vedere quello giallo trovavamo sempre quello. E infatti è stato il cero colpito dal piccione. Questo sì che si chiama affinità elettiva. Ma andiamo con ordine.
Un pò prima delle 17 i ceri si sono fermati perchè alle 17 inizia la discesa della statua con le reliquie di Sant'Ubaldo (non l'avevo ancora detto: è il patrono di Gubbio) dalla basilica, collocata sul colle sopra il paese, fino al posto da dove partono i ceri. Noi abbiamo scelto un posto strategico, pur non sapendolo, vicino a una curva (parte difficile della corsa) e proprio vicino alla statua grande di Sant'Ubaldo. E' stato suggestivo il "saluto" tra le due statue. Poi ecco che inizia la corsa vera e propria. Prima sono passati dei tizi a cavallo, poi un trombettiere e infine... Il movimento della folla in curva è aumentato, i colli si sono allungati per vedere e alla fine "Eccoliiiiiiiii" a una velocità da non credersi. Prima Sant'Ubaldo, poi San Giorgio e infine Sant'Antonio. Il tentativo di fare le foto è stato vano. Troppo veloci e troppe teste. Nel frattempo però mi sono persa la (quasi?) caduta di Sant'Antonio, piccionato in curva. Ho solo visto che lo ritiravano sù e che cercavano di raggiungere gli altri. Pur essendo tardi lo spettacolo era troppo emozionante per andar via e abbiamo raggiunto piazza Grande (quella della caserma di Don Matteo per intendersi) per vedere un altro pezzo di corsa. Lì è ancora più bello, perchè iniziano a girare a tutta velocità intorno alla bandiera posta in mezzo alla piazza, gremita di gente. Fanno 3 giri (o birate) e poi ripartono per il monte. Ed ecco che all'ultimo giro di nuovo il piccione: Sant'Antonio cade (e stavolta l'ho visto, sobbalzando come una vera eugubina) ma in un attimo lo ritirano sù. La piazza però ha "accusato il colpo". Rivedendo il video girato con cellulare tutti si sono immobilizzati. Davanti a me ho sentito dei tipi (turisti) che dicevano che erano venuti spesso ma mai avevano visto un cero cadere. E poco prima dell'arrivo dei ceri un "nero" stava raccontando che alla prima caduta s'era sentito mancare il fiato perchè per loro è una forte emozione veder correre il proprio cero.
Avevo letto su un sito che anche i turisti potevano apprezzare l'atmosfera speciale che c'è per questo evento e così è stato. Al ritorno ci chiedevamo se Sant'Antonio era arrivato sano e salvo. Questo non lo so, ma so per certo che ci voglio tornare e la prossima volta voglio arrivare alla cattedrale e vedere pure l'arrivo.
Nb: scusate per il post lungo ma è stata un'esperienza troppo bella e volevo renderla al meglio, anche se non sono certa di esserci riuscita. E scusate per le foto, non sono molto artistiche, ma più che altro ho voluto immortalare i momenti e condividerli con voi.
Ah beh, una tradizione che non conoscevo mica!!
RispondiEliminaPreferivo peró che descrivessi con piú cura la parte ristorante
:-P
Cos'é il brustrengo?
E di dolce cosa hai mangiato?
immaginavo che lo avresti chiesto! allora il piattone del re è composto da:
RispondiEliminacrostini di funghi e con la pancetta
crescia (tipo schiacci salata) con frittata e pancetta
cotiche e fagioli
crescia e arista con insalatina e aceto balsamico
pecorino al tartufo
prosciutto di montagna
una fetta di polenta
patate arrosto
e il bustrengo. l'ho cercato su internet ma non l'ho trovato (ha lo stesso nome di un dolce), altrimenti l'avrei postato. è una specie di torta di ceci alla vista, ma è croccante e so che c'è il lardo. è una specie di accomagnamento, come la crescia.
dopo tutto questo ben di dio.. niente dolce! non ce la potevo fare!
ciao. quanto folklore in questo blog!!! è bello vedere quanti posti di potrebbero visitare in Italia senza dover andare chissà dove....l'unico requisito utile sarebbe avere già le ferie...peccato che manca ancora un po' di tempo....ciao e buon inizio settimana ai miei predecessori in questa finestra
RispondiEliminaè vero, l'italia ha posti bellissimi! io conosco a memoria il trentino ma ogni volta sa togliermi il fiato. e poi la mia toscana... purtroppo non ho mai avuto occasione di scendere al sud ma anche lì credo ce ne sia per tutti i gusti!
RispondiEliminaCiao!
RispondiEliminaAbbiamo linkato questo tuo post sulla corsa dei ceri nel sito di Tivago, spero non ti dispiaccia.
Trivago è una community di viaggiatori aperta a tutti, se vuoi puoi venire anche tu...
ciao e buona domenica!