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Visualizzazione dei post da novembre, 2019

È come andare in bicicletta

Sono felice che questo infausto novembre stia terminando. Non sono una di quelle che scaramanticamente pensa che se si chiude un mese, o un anno, poi si riparta da capo. E che la sfiga poi si chiuda lì. Sì, faccio dei bilanci a fine anno, ma è più per praticità, perché c'è una data definitiva, e non perché creda che effettivamente un anno valga diversamente da un altro. ... Però cazzo, 2019, fattelo dire, hai fatto proprio cagare. Aspetto con ansia questo ultimo mese per vedere quale altra rottura di balle hai in serbo per me. Una delle ultime è stato un problema alla macchina che nessuno si è saputo spiegare. Io so solo che se fossi credente avrei acceso un cero a tutti i santi, siccome non lo sono mi dico solo "brava" perché ho saputo tenere la macchina in strada e "che gran culo" per non essermi ammazzata. Io però dopo ho fatto provare la macchina a chiunque e la risposta è stata che va benissimo e sarà stato un caso. Un caso... La mia mente razionale

Una precaria per amica

Avevo già scritto della brutta fine fatta da Rory Gilmore in un post di diversi mesi fa. Ma credo che la sua pessima ma edificante esperienza meriti un post(o) speciale nella nuova precarioteca. Certo, la visione è più impegnativa di un film, ma in questi giorni di pioggia infinita che altro fare?! La trama . Le Gilmore Girls sono un'istituzione e credo che anche chi non ne ha mai visto un episodio sappia più o meno di che cosa parla. Come si deduce dalla sciagurata traduzione italiana del titolo (Una mamma per amica), la serie è incentrata sulle vite di mamma (Lorelai) e figlia (Rory) e sul loro particolare rapporto. Per quando le loro love story siano ovviamente la parte più succosa della trama, anche le loro carriere sono ben delineate coi personaggi. E mentre Lorelai si costruisce partendo da zero una carriera come direttrice e poi proprietaria di hotel, Rory è la classica prima della classe, con un obiettivo chiaro in testa: fare la giornalista. E come purtroppo la realtà

Porte socchiuse

Essere diversamente occupati significa impiegare il proprio tempo libero (e i propri soldi) a fare inutili corsi di formazione obbligatori per una professione che probabilmente non faremo mai più. Però non si sa mai. Perché se si è diversamente occupati siamo masochisti fino in fondo. E anche di più.

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Femminismo

Visualizza questo post su Instagram Post femminista in arrivo! #flowers #pinkflowers #pink #pinkpower #poterealledonne Un post condiviso da Icaro - Diversamente Occupata (@diversamenteoccupata.blog) in data: 12 Nov 2019 alle ore 11:51 PST Siccome sono la diversamente occupata di famiglia, ho più tempo libero e mi toccano tutte le rogne antipatiche. Ma in fondo anche la fila alla ASL può regalare piccole chicche. Due uomini di un certa età parlavano di un loro conoscente con una certa dose di complicità maschilista: "Si è preso un pezzo di terra, il cane, chi sta meglio di lui". Un terzo interviene commentando "sta bene perché la terra gliela lavora la moglie". E gli altri due, facendo gomito gomito e il sorriso malizioso "eh sua moglie è difficile" e il terzo "sarà anche difficile, ma lavora solo lei e l'ho visto io che a raccogliere le olive c'era lei". E gli altri due, non p

Questa è la storia di uno di noi

È tornato Adrian. Senza le pubblicità che facevano balzare sulla sedia per via del volume troppo alto. E con un'apertura al cartone di un'oretta in cui Adriano Celentano, quello vero in carne ed ossa, è il protagonista indiscusso. La scorsa volta l'attenzione era rivolta solo all' Adrian cartone e io decisi di non vederlo forse perché poco amante del genere. Però... Uno show con Celentano non me lo può togliere nessuno. Scorrendo qualche articolo i giorni successivi ho letto che è stato un flop dal punto di vista degli ascolti, che non è piaciuto, soprattutto la parte in cui minaccia di andarsene perché non ha perdonato il pubblico che l'ha "condannato" la scorsa messa in onda. Ma io lo sapevo che tornava, che era solo una mossa alla Celentano. Perché Celentano è ed è sempre stato così. E non capisco, non accetto forse, questo accanimento e questa indifferenza rivolte a quello che è un mito, non solo della canzone italiana. Fino a qualche anno fa che

Precario il mondo

Sono parecchi giorni che canticchio fra me e me una canzone che potrebbe stare benissimo fra gli scaffali virtuali della precarioteca. Però non è di Daniele Silvestri e mi pare brutto non iniziare dal mio cantante preferito. Sia mai che si offende. Quindi... Silvestri ha questa duplice natura, fra lo scanzonato e l'impegno sociale. E in "Precario il mondo" tutto questo si coniuga alla perfezione. La trama . Questa canzone tratta il sempre attuale tema dell'emigrazione all'estero alla ricerca di un lavoro e un futuro migliori. C'è chi non ne può più e riconosce la gravità del sistema lavorativo italiano. Chi è precario, sottopagato e quant'altro non può che non riconoscersi in colui che canta  Tanto il mio lavoro è inutile, diciamo futile  essenzialmente rimovibile  sostituibile, regolarmente ricattabile. Perché si sa quanto sia facile perdere un lavoro solo se si prova ad alzare la testa, tanto fuori c'è la fila e in un attimo puoi essere sostituit