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Visualizzazione dei post da ottobre, 2019

Il cestino di Yoghi

Non credevo che l'anticipazione sul post del cestino del pranzo suscitasse interesse. E soprattutto un paragone scomodo come quello con la Parodi perché onestamente mi sta anche parecchio antipatica. Però Federica   nel suo commento al post precedente ha toccato due temi cruciali. Il cibo freddo da riscaldare (io non uso il microonde quindi uso solo i termosifoni) e le "pause pranzo" fatte alla guida. Intanto direi di partire dall'attrezzatura. Vi racconto la mia. Io adesso lavoro vicino casa e attacco poco prima dell'ora di pranzo (oltre ad avere anche un frigo dove riporre le cose più deperibili!). In passato è successo che invece il pranzo doveva starsene in giro con me per ore, partendo di casa al mattino presto. Ho risolto anni fa acquistando una minimini borsa frigo. Ci stanno giuste la ciotolina col cibo, le posate, la mattonellina del ghiaccio (ne vendono anche di sottili per risparmiare qualche centimetro), uno yogurt e la confezione di un formaggio

A pranzo un panino e non ci vedo più dalla fame

Avevo promesso di tornare a scrivere la rubrica wikiwork . Avevo già spaziato fra improbabili colloqui di lavoro e ancora più improbabili colleghi. E mi è piaciuto molto il fatto che, anche se fra i miei lettori più assidui non ci sono molti diversamente occupati, ognuno di voi ha avuto qualcosa da raccontare in merito. Nelle mie idee infatti questa rubrica è anche una sorta di automutuoaiuto per sopravvivere in certi ambienti lavorativi o paralavorativi che dir si voglia. Detto questo, oggi il tema sarà diverso. Ho avuto una sorta di epifania proprio al lavoro. È stato quando passando il mocio ho pensato che assomigliasse parecchio a certe parti della trippa. E di lì a comprendere che mi ero portata poca roba per pranzo e perciò avevo una fame boia il passo è stato breve. Io adesso mi considero diversamente occupata perché in effetti faccio poche ore e soprattutto ho un contratto che fra qualche mese finirà, ma comunque non posso lamentarmi perché finalmente ho dei ritmi di vita

Full monty - squattrinati organizzati

Come primo post della Precarioteca ho scelto Full Monty (1997), perché è un classico, perché è il primo film a tema "diversamente occupati" che ho visto e perché nei miei ricordi c'è un posticino speciale per questo film (ve lo dico a fine post). A dire il vero nel vecchio blog del piccione ho sicuramente già scritto di film e libri a tema: rispolvererò quei post al momento opportuno. La trama : sei operai disoccupati, vittime della crisi delle acciaierie di una cittadina inglese, stanno cercando un modo per sbarcare il lunario e dare qualche risposta alle richieste della vita. Mantenere l'affidamento del figlio, pagare i piccoli vizi della moglie, avere una vita sessuale normale. La disoccupazione annienta tutto. La loro soluzione sarà quanto mai originale.  E più che altro integrale. Perché guardarlo . Perché se ha fatto incetta di nomination, premi e incassi un motivo ci sarà. Perché ha una colonna sonora divertente. Perché è un film duro e drammatico tra

Ma tu cosa sei?

Avendo studiato psicologia credevo di essere preparata alle stranezze della gente. Chi più di un "matto" può essere definito strano, anomale? Eppure, da quando ho cambiato lavoro lavori e sto a contatto con tanta tanta gente tutta insieme, non c'è giorno che passi senza che qualcuno mi lasci a bocca aperta. Per esempio, ho notato una moda sempre crescente di acconciare bambini e ragazzini un po' da femmine. Tanti capelli lunghi, tantissimi capelli piastrati. Ciuffi perfettamente lisci spostati di continuo dal bambino infastidito (ma molto trendy, a quanto pare) di turno. Sarà che non lo sopporto neppure io il ciuffo negli occhi e soprattutto stare tempi indefiniti sotto il phon e la piastra ad acconciarmi i capelli! Un bambino credo che trovi di meglio da fare in quelle mezzore. Tutto questo mentre crescono, oltre alla moda della lisciautura, anche la teoria del gender  e le sue ferventi opposizioni. E lo so che è una coincidenza ma a me strappa un sorriso

Buoni pro-post

Ormai la stagione l'ho finita da quasi un mese e la mia vita sta più o meno riprendendo dei ritmi normali. E questo implicherebbe la mia ripresa della scrittura del blog. Non fosse che sono ancora indietro con gli arretrati casalinghi e con qualche magagna con cui combatto da inizio anno (e meno male che non era bisesto, perché mi sembra sufficientemente funesto). Ma insomma, le idee ci sono. Ci sono sempre state. Manca(va) il tempo di scrivere. Quindi ecco cosa ci sarebbe nelle mie intenzioni future: Riprendere la rubrica wikiwork ; Continuare a raccontarvi il precariato dal mio personalissimo punto di vista; Raccontarvi anche qualche cose di diverso e questo lo spero tanto perché vuol dire che riuscirò a prendere del tempo per me; Iniziare una nuova rubrica che anche grazie a un prezioso suggerimento di Federica si chiamerà "precarioteca". Nella mia mente c'è l'idea di raccogliervi tutti quei film, telefilm, libri e canzoni che conosco o conoscerò in

Forma mentis

Credo che, per chi lavora nel privato, suonino piuttosto comuni situazioni tipo queste: - da contratto dovresti lavorare fino alle 11 ma poi sai, se c'è bisogno capita di rimanere fino alle 12, alle 13... - ci sarebbe questo incontro, ovviamente se vuoi andare è a spese tue, fuori dal tuo orario ma è mooolto caldamente consigliato per proseguire a lavorare con noi - oddio la febbre non ci voleva... Adesso mi tocca stare a casa una settimana e non prendere un soldo. - minchia, devo riscuotere ancora quattro mesi di lavoro. Fonte: Italiaoggi  Ecco, potrei andare avanti all'infinito. Io per anni sono stata una lavoratrice nel privato e quindi sono abituata a certe cose. Ora, per quanto precaria, sono una dipendente pubblica e devo ancora abituarmi. Ragionano proprio un modo diverso. Mi hanno chiesto dalla sede centrale di passare per una commissione. Ci vogliono tipo 5 minuti in più e c'è uno scarto di 3 km dal mio consueto viaggio per andare a lavoro. Ebbene, non s

Spiegazioni semplici

Ci sono momenti, situazioni e persone che difficilmente si dimenticano. Questo vale anche per quella maestra, conosciuta due anni fa, sempre imbellettata, sempre ad incensarsi, sempre ad impartire "lezioni di vita" dall'alto del suo piedistallo. Odiosa. Odiosa ancora di più se penso che la sua aula era la più sporca di tutte perché era lei stessa a buttare per terra i ritagli di carta e le appuntature delle matite. E che aveva pure il bel vizio di smollare qua e là il bicchierino del caffè tutto colato. Lo raccontavo giusto ieri al mio nuovo collega. Che mi ha risposto: “lo fanno, lo fanno. È perché sono delle troie”. E poi, la dovuta precisazione: “nel senso del maiale eh”. Ecco, credo che difficilmente mi dimenticherò anche di lui e della sua notevole capacità di sintesi.

Ooops I did it again

E niente, l'ho fatto un'altra volta. Mi sono licenziata dal mio lavoro stagionale, ormai parecchi giorni fa. Una sera sono tornata a casa coi coglioni gonfi e il pianto di rabbia in gola. E con gli anni mi saranno pur venuti i capelli bianchi ma insieme a quelli mi è venuto quel pizzico di saggezza che mi fa reagire quando le situazioni in cui mi trovo mi fanno star male. E passino i turni di merda, passino le parti a culo gratuite, passino tante altre cose. Ma fare le due e mezzo di notte a mandare messaggi vocali per un problema inventato da quella psicopatica della mia capa no. Ho preso le mie informazioni, le mie precauzioni, e sono andata bella sicura di quel che facevo. Il fatto di essere sempre nella precarietà agevola questo tipo di decisione. In fin dei conti non lasci "il lavoro della vita". Ho staccato la spina a un impiego che già aveva una fine segnata. Come le altre volte. Ho un po' giocato d'azzardo perché avevo un'altra opportunità in