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Visualizzazione dei post da 2019

Laureata. E adesso?

Anche se il post sulle disavventure  lavorative di Rory Gilmore non ha riscosso tanto successo, vi voglio proporre un film che ne ricalca un po' la via. Se non altro perché la protagonista ha il volto e gli occhi blu di Alexis Bledel, interprete della piccola Gilmore. La trama . Qua non c'è Rory, ma Ryden, che ha già chiari tutti i suoi obiettivi post laurea: ha individuato la casa dei sogni e il lavoro ideale in una prestigiosa casa editrice. Peccato che, ovviamente, le cose non andranno proprio come previsto. Nell'universo di Rayden orbitano una famiglia a dir poco stravagante che cerca di aiutarla (convincendola ad abbassare le sue pretese, visto che il padre cerca di proporle lavori tipo il commercio di fibbie o la commessa alla "casa della valigia"), un vicino di casa tanto belloccio quanto insipido, un migliore amico innamorato di lei che punta ancora ad inseguire i suoi sogni e infine Jessica, la nemica di sempre che le soffia il posto di lavoro e non

Deontologia e caramelle

Quando lavoravo come psicologa avevo una bella responsabilità: essere esente da giudizio. Che poi si traduceva in trattare con lo stesso impegno e alla stessa maniera le persone che mi stavano simpatiche e quelle che non potevo sopportare. Non è sempre semplice, hai voglia a far training. A volte ti trovi davanti qualcuno che per quello che fa, come lo fa e cosa dice te le toglierebbe dalle mani. Più volte ho pensato: questo non ha problemi, è solo un gran testa di cazzo. È umano, credo. Ecco. Ora che sono una bidella posso dare libero sfogo alle simpatie in santa pace senza nessun vincolo deontologico. Credo che comprerò delle caramelle solo per il gusto di elargirle ai miei bimbi preferiti. Inizio ad apprezzare qualche lato positivo dell'essere diversamente soddisfatta del mio attuale lavoro.

Karma

Per la mia esperienza, diretta ma anche vissuta da amici e conoscenti, chi è diversamente occupato spesso vive la sensazione che qualcuno, o qualcosa, gli abbia portato via il lavoro. Che sia un raccomandato, o un tizio qualsiasi in età da apprendistato, o un taglio al personale. C'è sempre una variabile che si è messa in mezzo tra noi e quel posto tanto ambito. Io, lo dico senza mezzi termini ma con una punta di vergogna, sono una che cova rancore quando vedo un'ingiustizia. Figuriamoci poi se questa ingiustizia colpisce me o miei cari direttamente. Pertanto oggi quando ho saputo che uno dei pensionati "volontari" che ha tagliato i progetti in cui lavoravo per fare per sé dei fantomatici rimborsi spesa si è sentito male e ha dovuto lasciare l'associazione non ho provato un minimo dispiacere. All'inizio ho pensato che quel modo di dire di fronte ai ladri "speriamo che ti servano in medicine" può diventare vero. Non ho pensato neanche lontanamente

È come andare in bicicletta

Sono felice che questo infausto novembre stia terminando. Non sono una di quelle che scaramanticamente pensa che se si chiude un mese, o un anno, poi si riparta da capo. E che la sfiga poi si chiuda lì. Sì, faccio dei bilanci a fine anno, ma è più per praticità, perché c'è una data definitiva, e non perché creda che effettivamente un anno valga diversamente da un altro. ... Però cazzo, 2019, fattelo dire, hai fatto proprio cagare. Aspetto con ansia questo ultimo mese per vedere quale altra rottura di balle hai in serbo per me. Una delle ultime è stato un problema alla macchina che nessuno si è saputo spiegare. Io so solo che se fossi credente avrei acceso un cero a tutti i santi, siccome non lo sono mi dico solo "brava" perché ho saputo tenere la macchina in strada e "che gran culo" per non essermi ammazzata. Io però dopo ho fatto provare la macchina a chiunque e la risposta è stata che va benissimo e sarà stato un caso. Un caso... La mia mente razionale

Una precaria per amica

Avevo già scritto della brutta fine fatta da Rory Gilmore in un post di diversi mesi fa. Ma credo che la sua pessima ma edificante esperienza meriti un post(o) speciale nella nuova precarioteca. Certo, la visione è più impegnativa di un film, ma in questi giorni di pioggia infinita che altro fare?! La trama . Le Gilmore Girls sono un'istituzione e credo che anche chi non ne ha mai visto un episodio sappia più o meno di che cosa parla. Come si deduce dalla sciagurata traduzione italiana del titolo (Una mamma per amica), la serie è incentrata sulle vite di mamma (Lorelai) e figlia (Rory) e sul loro particolare rapporto. Per quando le loro love story siano ovviamente la parte più succosa della trama, anche le loro carriere sono ben delineate coi personaggi. E mentre Lorelai si costruisce partendo da zero una carriera come direttrice e poi proprietaria di hotel, Rory è la classica prima della classe, con un obiettivo chiaro in testa: fare la giornalista. E come purtroppo la realtà

Porte socchiuse

Essere diversamente occupati significa impiegare il proprio tempo libero (e i propri soldi) a fare inutili corsi di formazione obbligatori per una professione che probabilmente non faremo mai più. Però non si sa mai. Perché se si è diversamente occupati siamo masochisti fino in fondo. E anche di più.

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Femminismo

Visualizza questo post su Instagram Post femminista in arrivo! #flowers #pinkflowers #pink #pinkpower #poterealledonne Un post condiviso da Icaro - Diversamente Occupata (@diversamenteoccupata.blog) in data: 12 Nov 2019 alle ore 11:51 PST Siccome sono la diversamente occupata di famiglia, ho più tempo libero e mi toccano tutte le rogne antipatiche. Ma in fondo anche la fila alla ASL può regalare piccole chicche. Due uomini di un certa età parlavano di un loro conoscente con una certa dose di complicità maschilista: "Si è preso un pezzo di terra, il cane, chi sta meglio di lui". Un terzo interviene commentando "sta bene perché la terra gliela lavora la moglie". E gli altri due, facendo gomito gomito e il sorriso malizioso "eh sua moglie è difficile" e il terzo "sarà anche difficile, ma lavora solo lei e l'ho visto io che a raccogliere le olive c'era lei". E gli altri due, non p

Questa è la storia di uno di noi

È tornato Adrian. Senza le pubblicità che facevano balzare sulla sedia per via del volume troppo alto. E con un'apertura al cartone di un'oretta in cui Adriano Celentano, quello vero in carne ed ossa, è il protagonista indiscusso. La scorsa volta l'attenzione era rivolta solo all' Adrian cartone e io decisi di non vederlo forse perché poco amante del genere. Però... Uno show con Celentano non me lo può togliere nessuno. Scorrendo qualche articolo i giorni successivi ho letto che è stato un flop dal punto di vista degli ascolti, che non è piaciuto, soprattutto la parte in cui minaccia di andarsene perché non ha perdonato il pubblico che l'ha "condannato" la scorsa messa in onda. Ma io lo sapevo che tornava, che era solo una mossa alla Celentano. Perché Celentano è ed è sempre stato così. E non capisco, non accetto forse, questo accanimento e questa indifferenza rivolte a quello che è un mito, non solo della canzone italiana. Fino a qualche anno fa che

Precario il mondo

Sono parecchi giorni che canticchio fra me e me una canzone che potrebbe stare benissimo fra gli scaffali virtuali della precarioteca. Però non è di Daniele Silvestri e mi pare brutto non iniziare dal mio cantante preferito. Sia mai che si offende. Quindi... Silvestri ha questa duplice natura, fra lo scanzonato e l'impegno sociale. E in "Precario il mondo" tutto questo si coniuga alla perfezione. La trama . Questa canzone tratta il sempre attuale tema dell'emigrazione all'estero alla ricerca di un lavoro e un futuro migliori. C'è chi non ne può più e riconosce la gravità del sistema lavorativo italiano. Chi è precario, sottopagato e quant'altro non può che non riconoscersi in colui che canta  Tanto il mio lavoro è inutile, diciamo futile  essenzialmente rimovibile  sostituibile, regolarmente ricattabile. Perché si sa quanto sia facile perdere un lavoro solo se si prova ad alzare la testa, tanto fuori c'è la fila e in un attimo puoi essere sostituit

Il cestino di Yoghi

Non credevo che l'anticipazione sul post del cestino del pranzo suscitasse interesse. E soprattutto un paragone scomodo come quello con la Parodi perché onestamente mi sta anche parecchio antipatica. Però Federica   nel suo commento al post precedente ha toccato due temi cruciali. Il cibo freddo da riscaldare (io non uso il microonde quindi uso solo i termosifoni) e le "pause pranzo" fatte alla guida. Intanto direi di partire dall'attrezzatura. Vi racconto la mia. Io adesso lavoro vicino casa e attacco poco prima dell'ora di pranzo (oltre ad avere anche un frigo dove riporre le cose più deperibili!). In passato è successo che invece il pranzo doveva starsene in giro con me per ore, partendo di casa al mattino presto. Ho risolto anni fa acquistando una minimini borsa frigo. Ci stanno giuste la ciotolina col cibo, le posate, la mattonellina del ghiaccio (ne vendono anche di sottili per risparmiare qualche centimetro), uno yogurt e la confezione di un formaggio

A pranzo un panino e non ci vedo più dalla fame

Avevo promesso di tornare a scrivere la rubrica wikiwork . Avevo già spaziato fra improbabili colloqui di lavoro e ancora più improbabili colleghi. E mi è piaciuto molto il fatto che, anche se fra i miei lettori più assidui non ci sono molti diversamente occupati, ognuno di voi ha avuto qualcosa da raccontare in merito. Nelle mie idee infatti questa rubrica è anche una sorta di automutuoaiuto per sopravvivere in certi ambienti lavorativi o paralavorativi che dir si voglia. Detto questo, oggi il tema sarà diverso. Ho avuto una sorta di epifania proprio al lavoro. È stato quando passando il mocio ho pensato che assomigliasse parecchio a certe parti della trippa. E di lì a comprendere che mi ero portata poca roba per pranzo e perciò avevo una fame boia il passo è stato breve. Io adesso mi considero diversamente occupata perché in effetti faccio poche ore e soprattutto ho un contratto che fra qualche mese finirà, ma comunque non posso lamentarmi perché finalmente ho dei ritmi di vita

Full monty - squattrinati organizzati

Come primo post della Precarioteca ho scelto Full Monty (1997), perché è un classico, perché è il primo film a tema "diversamente occupati" che ho visto e perché nei miei ricordi c'è un posticino speciale per questo film (ve lo dico a fine post). A dire il vero nel vecchio blog del piccione ho sicuramente già scritto di film e libri a tema: rispolvererò quei post al momento opportuno. La trama : sei operai disoccupati, vittime della crisi delle acciaierie di una cittadina inglese, stanno cercando un modo per sbarcare il lunario e dare qualche risposta alle richieste della vita. Mantenere l'affidamento del figlio, pagare i piccoli vizi della moglie, avere una vita sessuale normale. La disoccupazione annienta tutto. La loro soluzione sarà quanto mai originale.  E più che altro integrale. Perché guardarlo . Perché se ha fatto incetta di nomination, premi e incassi un motivo ci sarà. Perché ha una colonna sonora divertente. Perché è un film duro e drammatico tra

Ma tu cosa sei?

Avendo studiato psicologia credevo di essere preparata alle stranezze della gente. Chi più di un "matto" può essere definito strano, anomale? Eppure, da quando ho cambiato lavoro lavori e sto a contatto con tanta tanta gente tutta insieme, non c'è giorno che passi senza che qualcuno mi lasci a bocca aperta. Per esempio, ho notato una moda sempre crescente di acconciare bambini e ragazzini un po' da femmine. Tanti capelli lunghi, tantissimi capelli piastrati. Ciuffi perfettamente lisci spostati di continuo dal bambino infastidito (ma molto trendy, a quanto pare) di turno. Sarà che non lo sopporto neppure io il ciuffo negli occhi e soprattutto stare tempi indefiniti sotto il phon e la piastra ad acconciarmi i capelli! Un bambino credo che trovi di meglio da fare in quelle mezzore. Tutto questo mentre crescono, oltre alla moda della lisciautura, anche la teoria del gender  e le sue ferventi opposizioni. E lo so che è una coincidenza ma a me strappa un sorriso

Buoni pro-post

Ormai la stagione l'ho finita da quasi un mese e la mia vita sta più o meno riprendendo dei ritmi normali. E questo implicherebbe la mia ripresa della scrittura del blog. Non fosse che sono ancora indietro con gli arretrati casalinghi e con qualche magagna con cui combatto da inizio anno (e meno male che non era bisesto, perché mi sembra sufficientemente funesto). Ma insomma, le idee ci sono. Ci sono sempre state. Manca(va) il tempo di scrivere. Quindi ecco cosa ci sarebbe nelle mie intenzioni future: Riprendere la rubrica wikiwork ; Continuare a raccontarvi il precariato dal mio personalissimo punto di vista; Raccontarvi anche qualche cose di diverso e questo lo spero tanto perché vuol dire che riuscirò a prendere del tempo per me; Iniziare una nuova rubrica che anche grazie a un prezioso suggerimento di Federica si chiamerà "precarioteca". Nella mia mente c'è l'idea di raccogliervi tutti quei film, telefilm, libri e canzoni che conosco o conoscerò in

Forma mentis

Credo che, per chi lavora nel privato, suonino piuttosto comuni situazioni tipo queste: - da contratto dovresti lavorare fino alle 11 ma poi sai, se c'è bisogno capita di rimanere fino alle 12, alle 13... - ci sarebbe questo incontro, ovviamente se vuoi andare è a spese tue, fuori dal tuo orario ma è mooolto caldamente consigliato per proseguire a lavorare con noi - oddio la febbre non ci voleva... Adesso mi tocca stare a casa una settimana e non prendere un soldo. - minchia, devo riscuotere ancora quattro mesi di lavoro. Fonte: Italiaoggi  Ecco, potrei andare avanti all'infinito. Io per anni sono stata una lavoratrice nel privato e quindi sono abituata a certe cose. Ora, per quanto precaria, sono una dipendente pubblica e devo ancora abituarmi. Ragionano proprio un modo diverso. Mi hanno chiesto dalla sede centrale di passare per una commissione. Ci vogliono tipo 5 minuti in più e c'è uno scarto di 3 km dal mio consueto viaggio per andare a lavoro. Ebbene, non s

Spiegazioni semplici

Ci sono momenti, situazioni e persone che difficilmente si dimenticano. Questo vale anche per quella maestra, conosciuta due anni fa, sempre imbellettata, sempre ad incensarsi, sempre ad impartire "lezioni di vita" dall'alto del suo piedistallo. Odiosa. Odiosa ancora di più se penso che la sua aula era la più sporca di tutte perché era lei stessa a buttare per terra i ritagli di carta e le appuntature delle matite. E che aveva pure il bel vizio di smollare qua e là il bicchierino del caffè tutto colato. Lo raccontavo giusto ieri al mio nuovo collega. Che mi ha risposto: “lo fanno, lo fanno. È perché sono delle troie”. E poi, la dovuta precisazione: “nel senso del maiale eh”. Ecco, credo che difficilmente mi dimenticherò anche di lui e della sua notevole capacità di sintesi.

Ooops I did it again

E niente, l'ho fatto un'altra volta. Mi sono licenziata dal mio lavoro stagionale, ormai parecchi giorni fa. Una sera sono tornata a casa coi coglioni gonfi e il pianto di rabbia in gola. E con gli anni mi saranno pur venuti i capelli bianchi ma insieme a quelli mi è venuto quel pizzico di saggezza che mi fa reagire quando le situazioni in cui mi trovo mi fanno star male. E passino i turni di merda, passino le parti a culo gratuite, passino tante altre cose. Ma fare le due e mezzo di notte a mandare messaggi vocali per un problema inventato da quella psicopatica della mia capa no. Ho preso le mie informazioni, le mie precauzioni, e sono andata bella sicura di quel che facevo. Il fatto di essere sempre nella precarietà agevola questo tipo di decisione. In fin dei conti non lasci "il lavoro della vita". Ho staccato la spina a un impiego che già aveva una fine segnata. Come le altre volte. Ho un po' giocato d'azzardo perché avevo un'altra opportunità in

Saturday for future

Visualizza questo post su Instagram A #scuola luci spente per il #fridayforfuture #climatechange #climatestrike #miilluminodimeno #lucispente #27settembre #globalstrikeforfuture Un post condiviso da Icaro - Diversamente Occupata (@diversamenteoccupata.blog) in data: 27 Set 2019 alle ore 12:47 PDT Delle poche cose che riesco ad apprezzare dell'essere diversamente occupata quella migliore è il riuscire a vedere il mondo da punti di vista sempre nuovi. Di brutto c'è che il più delle volte quel che vedo non mi piace. Senza entrare nel perché e del percome adesso non lavori più al villaggio (poi vi racconterò) e sul cosa pensi io della faccenda Greta Thunberg vi posso dire che ieri a scuola è stato osservato un rigoroso risparmio energetico. Che, fra l'altro, mi ha favorito una sonnolenza inaffrontabile, con quella penombra. Tutto sentito, viva l'ambiente, abbasso il riscaldamento globale. Bene. Poi arrivo a s

Dal letame nascono i fior!

Fonte: linofusco.com "Sei stata una dei personaggi fondamentali di questa permanenza". "Anche te per me". E ci siamo abbracciati. Io che non sono una grande fan del contatto fisico l'ho abbracciato forte. È partito il ragazzo con cui ho più legato questa estate. Eppure non abbiamo passato ore e ore insieme, il mio lavoro non me lo consente. Sono bastati pochi minuti al giorno e forse queste "famigerate" affinità elettive che fanno incontrare da vicino le persone. Incontrare le anime intendo. Non so come lo abbia capito ma mi ha regalato un portafortuna, ora che ne ho veramente tanto bisogno. E mi ha regalato sempre un sorriso, anche da lontano. E di quello sì che ne ho avuto bisogno. Due settimane fa invece avevo salutato il mio collega preferito. Un ragazzino che mi ricordava i cuccioli di cane, quelli grandi che giocano scomposti. A lavorare non era granché ma umanamente un tesoro. Non ha mai mancato di affacciarsi alla mia postazione, per un s

Le faremo sapere

Qualche giorno fa scherzavamo con degli amici e, tra una battuta e l'altra, è uscito un "le faremo sapere", ormai universalmente riconosciuta come tipica frase di rifiuto. In un mondo in cui siamo sempre di più a cercare lavoro e le aziende ricevono tantissimi curriculum e fanno diverse selezioni, sembra però essere diventata la prassi il non fare sapere e il dover dedurre la risposta dal silenzio. Personalmente non ci ero mai passata e, anzi, in uno dei miei tanti lavori sono stata io l'addetta alla scrittura della mail di rito: bel curriculum, le faremo sapere se servirà. Ci tenevano, per educazione e per rispetto della persona che cercava lavoro. Non so se sia stato il karma a questo punto. Ma ho passato delle giornate intere con gli occhi appiccicati al telefono nella speranza di una telefonata o quando meno di una mail. E se i primi giorni nutrivo speranza di aver ottenuto il lavoro, man mano la speranza si è affievolita. Lasciando il posto al desiderio di u

Tormentata

Sto facendo il conto alla rovescia per la fine del lavoro e mi sembra che manchi un tempo ancora tendente all'infinito. È che sono diventata insofferente a tutto e le ore passano lentamente fra un disagio e l'altro. La cosa che sopporto di meno è una del bar che quando passa davanti alla mia postazione urla il mio nome. Tutte le sante volte. Ma perché? E per quale diavolo di motivo urla? Mi fa l'effetto del gesso che stride sulla lavagna. La secondo cosa che non sopporto più sono i tormentoni estivi. Da anni ormai la musica che passa in radio non mi piace più. Ascolto solo mp3 e raramente ciò che ascolto passa in Radio. E sono felice così. Da 3 estati a questa parte invece mi tocca sentire (ma non ascoltare) otto infinite ore di tormentoni. Mai come quest'anno ho apprezzato questa definizione. Non ne posso realmente più. Sto forse riversando, mi domandavo fino a ieri, le mie frustrazioni più profonde su delle sciocche canzoni estive?! Poi su un noto sito di re

Il cappello di mio nonno

Di mia nonna ve ne ho parlato. Di mio nonno mai, purtroppo è mancato troppo presto. Me lo ricordo però. Un po' taciturno, alto alto e magro. Le gambe lunghe. Mi hanno sempre detto che ho il fisico come lui. E mi hanno sempre detto che lui quando passava il padrone non si toglieva il cappello. In questi giorni in cui sto vivendo la follia al lavoro e mi chiedo come mai ad ogni bivio che incontro sbaglio la via da scegliere ci sto pensando spesso. Certo, i tempi sono proprio cambiati. Oggigiorno c'è chi il cappello te lo fa togliere per forza e se non lo fai tolgono direttamente te. Tanto fuori c'è la fila. Ma io ho un problema. Nelle mie vene scorre quel sangue e il cappello per me è diventato un macigno.

Sono solo luoghi comuni

Ci sono certe professioni che sono colpite da qualche luogo comune. Le parrucchiere sono tutte pettegole. I dottori scrivono tutti male. Gli impiegati pubblici sono tutti fannulloni. Gli informatici sono tutti nerd. Gli psicologi sono sempre disponibili ad ascoltare tutti 24 al giorno. E i maestri di tennis cuccano un sacco. Se alcuni di questi luoghi comuni non sono veri (SOPRATTUTTO quello sugli psicologi) posso assicurare che quella faccenda suo maestro di tennis sembra proprio essere vera. No, non mi sono fatta rimorchiare da un tennista. Però da tre anni a questa parte osservo i maestri di tennis del villaggio e soprattutto osservo le ragazze e le signore intorno a loro. E ne vedo delle belle. Tutti con un indiscutibile savoir faire, anche quelli che non sono proprio degli adoni, ecco. E posso anche capire che qualche ragazzina in cerca di un'avventura emozionante da raccontare alle amiche ne rimanga affascinata. Rimango un po' perplessa sul fatto che facciano p

A non rivederci

Come va la mia stagione lavorativa? Va che una cliente abituale con la quale ho legato un po' perché molto simpatica (ma con la quale non ho mai parlato di cose personali) quando mi ha salutato mi ha detto: "non so se tornerò il prossimo anno, ma se lo farò spero per il tuo bene di non trovarti'. Farò in modo di non deluderti, cara adorabile nonnina sprint.

Pregiudizi duri a morire

Nel lavoro dei miei sogni potevano starci benissimo studi psicosociali di osservazione e analisi di comportamenti e atteggiamenti. Purtroppo sono da anni pagata (solitamente poco) per fare altro, ma come studi sociali modestamente darei del filo da torcere a diversi ricercatori. Uno di questi potrebbe riguardare il pregiudizio e di come sia duro a morire anche di fronte a dati certi che dimostrano il contrario. La nostra mente infatti seleziona  dall'esterno solo le informazioni che ci confermano l'idea che ci siamo fatti di una certa realtà, mentre fatica a "vedere" qualcosa che va contro quel pensiero. Commentando, fra i vari reparti dove lavoro, la crisi palpabile che si respira, abbiamo tutti notato un cambiamento del tipo di cliente rispetto agli scorsi anni. Un tipo di cliente maleducato, tirchio e arrogante che non compra nulla ma rompe fortemente i coglioni. Ed è subito "è che ci sono più italiani, sono loro che sono i peggiori". LORO. Come se no

Questione di palle

Se avessi avuto la palla di vetro per vedere il futuro, io questa estate me la sarei fatta in disoccupazione. Ne avrei guadagnato di salute, evitandomi un quotidiano travaso di bile. Se avessi potuto leggere il futuro sarei stata a casa in disoccupazione anche perché mi hanno dato i turni al contrario di come li avevo chiesti in nome dei miei due anni di onorato servizio e mi han fatto perdere tre concerti ai quali desideravo tantissimo andare. Giusto per togliermi un sfizio, giusto per lavorare per vivere, e non il contrario, come sto facendo. Se avessi avuto la suddetta palla, lo avrei fatto anche perché così avrei potuto prepararmi serenamente e al meglio delle mie potenzialità per un importante concorso che aspettavo da mesi e che non accennava ad uscire. Se avessi avuto la palla di vetro avrei fatto scelte assolutamente diverse ma non ce l'ho e non mi posso colpevolizzare perché non sapevo e non potevo immaginare che il posto dove lavoro sarebbe cambiato così tanto

Cattivi presagi

All'inizio è stato sentirsi dire che gli affari andavano benone ma avere la percezione del contrario. Poi il vociferare che preferivano l'assunzione degli under 29 perché "si sa, costa un po' meno". Poi i nuovi assunti: TUTTI under 29. Poi la mensa: una Signora mensa trasformata in quel che di peggiore può venirvi in mente pensando a una mensa di quelle terribili. Poi la richiesta di ore in più che "dai tanto poi le recuperi". Poi qualche sforbiciata al personale, con qualche esterno in più che, si sa, costa di meno. Ma è stato quando ho saputo che erano arrivati gli stagisti che ho deciso che è veramente il momento di volare altrove. Gli stagisti, purtroppo, sono il fondo del barile. Meglio non essere lì quando iniziano a raschiarlo.

Post muto

- Buongiorno, vorrei un the freddo. - Lattina o brick? - Pesca.

Masterbar

Prima di lavorarci, per me il bar era il posto dove prendere qualche caffè, fare qualche colazione con le amiche, comprare un pacchetto di caramelle per usufruire del bagno, fare qualche pausa pranzo (ma poche, preferisco quando sono in giro cercare comunque un forno e comprare qualcosa lì, mi sembra più genuino) e in estate comprare i gelati. Dopo averci iniziato a lavorare, per me... È rimasto esattamente lo stesso! Però ho cominciato a chiedermi cosa le persone, o per meglio dire la Gente, vedano in un bar. No perché in questi anni mi hanno chiesto se vendevamo, fra le varie, farmaci in quantità, assorbenti (mimando l'oggetto anche con la mano) pinzette dei peli e torce. Ma in tanti mi hanno anche chiesto molto titubanti se facevamo il caffè o se potevano comprare dell'acqua. Forse perché abituati a comprare al bar tampax e acqua micellare, non so. In attesa che qualcuno mi dia una possibile e razionale spiegazione del perché al bar si cerchi di tutto al di fuori del