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Visualizzazione dei post da dicembre, 2019

Laureata. E adesso?

Anche se il post sulle disavventure  lavorative di Rory Gilmore non ha riscosso tanto successo, vi voglio proporre un film che ne ricalca un po' la via. Se non altro perché la protagonista ha il volto e gli occhi blu di Alexis Bledel, interprete della piccola Gilmore. La trama . Qua non c'è Rory, ma Ryden, che ha già chiari tutti i suoi obiettivi post laurea: ha individuato la casa dei sogni e il lavoro ideale in una prestigiosa casa editrice. Peccato che, ovviamente, le cose non andranno proprio come previsto. Nell'universo di Rayden orbitano una famiglia a dir poco stravagante che cerca di aiutarla (convincendola ad abbassare le sue pretese, visto che il padre cerca di proporle lavori tipo il commercio di fibbie o la commessa alla "casa della valigia"), un vicino di casa tanto belloccio quanto insipido, un migliore amico innamorato di lei che punta ancora ad inseguire i suoi sogni e infine Jessica, la nemica di sempre che le soffia il posto di lavoro e non

Deontologia e caramelle

Quando lavoravo come psicologa avevo una bella responsabilità: essere esente da giudizio. Che poi si traduceva in trattare con lo stesso impegno e alla stessa maniera le persone che mi stavano simpatiche e quelle che non potevo sopportare. Non è sempre semplice, hai voglia a far training. A volte ti trovi davanti qualcuno che per quello che fa, come lo fa e cosa dice te le toglierebbe dalle mani. Più volte ho pensato: questo non ha problemi, è solo un gran testa di cazzo. È umano, credo. Ecco. Ora che sono una bidella posso dare libero sfogo alle simpatie in santa pace senza nessun vincolo deontologico. Credo che comprerò delle caramelle solo per il gusto di elargirle ai miei bimbi preferiti. Inizio ad apprezzare qualche lato positivo dell'essere diversamente soddisfatta del mio attuale lavoro.

Karma

Per la mia esperienza, diretta ma anche vissuta da amici e conoscenti, chi è diversamente occupato spesso vive la sensazione che qualcuno, o qualcosa, gli abbia portato via il lavoro. Che sia un raccomandato, o un tizio qualsiasi in età da apprendistato, o un taglio al personale. C'è sempre una variabile che si è messa in mezzo tra noi e quel posto tanto ambito. Io, lo dico senza mezzi termini ma con una punta di vergogna, sono una che cova rancore quando vedo un'ingiustizia. Figuriamoci poi se questa ingiustizia colpisce me o miei cari direttamente. Pertanto oggi quando ho saputo che uno dei pensionati "volontari" che ha tagliato i progetti in cui lavoravo per fare per sé dei fantomatici rimborsi spesa si è sentito male e ha dovuto lasciare l'associazione non ho provato un minimo dispiacere. All'inizio ho pensato che quel modo di dire di fronte ai ladri "speriamo che ti servano in medicine" può diventare vero. Non ho pensato neanche lontanamente