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Visualizzazione dei post da giugno, 2017

Turisti #1

Ridendo e scherzando è oltre un mese che ho iniziato il nuovo lavoro. Più che ridendo e scherzando direi piangendo e sudando, perché l'inizio non è stato dei migliori e le temperature, beh, le sentirete anche voi. Questo lavoro è il più diverso rispetto a quelli svolti fino ad adesso, anche se ho dovuto far comunque funzionare le mie competenze da psicologa perché sì, i malati psichiatrici sono difficili da trattare, ma i turisti all'ora del pranzo che non sanno decidere se il panino o la piadina, quelli sì che sono imperscrutabili! Ho imparato veramente tante, tantissime cose. Ecco dunque le nozioni fondamentali  da sapere se si lavora in un villaggio turistico, zona bar (se non sei una barista). - chiedere ad un tedesco se la birra la vuole piccola credo che corrisponda ad una bestemmia pronunciata in Vaticano. Dopo i primi sguardi atterriti e sdegnati, ho iniziato a chiedere "birra grande, vero?" - la metà delle persone che ordina un caffè lo ordina st...

La nonnina malata

Allora, io da ragazzina sono sempre stata una studentessa secchioncella e non ho mai dovuto sfoderare qualche penosa scusa per giustificare una mia mancanza nello studio. Ma so che una che andava per la maggiore era la nonnina ammalata. Ricordo che un comico, non ricordo più se Panariello o Brignano, fece della faccenda uno sketch di un suo spettacolo, con questi nonni che morivano e resuscitavano per l'interrogazione successiva. Mi aveva fatto molto ridere. Mi fa un po' meno ridere adesso che, per non pagarmi un lavoro iniziato mesi fa e chiuso giorni e giorni addietro, i miei ex datori stanno trovando la stessa scusa.

Perdersi, ma ritrovarsi

Insomma, inutile dire che ci avevo sperato, anzi ero CONVINTA che pur restando una diversamente occupata, dare una svolta così grossa alla mia vita lavorativa non poteva che portare cose buone. Io sono sempre stata a favore delle svolte, anche se difficili, perché tante volte mi sono trovata a sguazzare in dei pantani che si rivelavano poi sabbie mobili, in grado di portarti sempre più in giù, nonostante la fatica immensa per risalire. Sono bastati dieci giorni per ritrovare me stessa e  "quel vago senso di averlo preso in culo" (cit. Daniele Silvestri). Ah, che sensazione familiare.