Passa ai contenuti principali

Indigestione di scorie emotive

Io la giornata di ieri mica l'ho digerita. Nel vero senso della parola.
Verso le 16.30 ho abbandonato mesta mesta la facoltà, dopo aver salutato tutti, con la promessa di non perdersi di vista. Triste e sconsola sono tornata a casa, e, dopo essermi abbandonata a 2 crisi di pianto (una molto scenografica, sotto la doccia, che fa tanto scena da film drammatico) sono scesa in cucina a cucinarmi qualcosa di unto, per farmi scivolare di dosso la malinconia. Troppo unto però. Sono dovuta ricorrere a una limonata concentratissima. E nonostante quello, all'una mi sono ritrovata seduta sul water, con i piedi in ammollo (mi rilassa) ad aspettare un rutto che non è mai arrivato.
Bella immagine, vero? Non posso nemmeno deprimermi in santa pace senza piccione.
Nel frattempo sono riuscita a farmi cogliere da un attacco di ansia per l'esame di oggi. O meglio: un attacco d'ansia perchè non avevo ansia per l'esame. Sono sincera: a volte riesco a stupirmi da sola per quanto riesca a complicarmi la vita.
Prima o poi scriverò un libro e lo intitolerò "Non fate come me".

Commenti

  1. Posso darti un consiglio? La prox volta annega le tue tristezze nel DOLCE oppure vai in un ristorante/Fast Food cosí non schifezzerai la cucina di grasso e non passerai (forse) la notte sul tazzone.
    ;-)

    P.S.: Cosa cavolo hai combinato di unto?!

    RispondiElimina
  2. in realtà era una braciola impanata, ma si vede che c'ho messo troppo olio (adoro il pane un pò "fritto") e m'è rimasto sullo stomaco. praticamente ho tentato il suicidio col pan grattato! :P
    sul tazzone non c'ero in QUEL senso, c'ero seduta per infilare "comodamente" i piedi a mollo nel bidet.
    cmq sì... la prossima volta adotterò la strategia da te consigliata!

    RispondiElimina
  3. pure io andrei sul dolce la prossima volta!
    oppure io tento sempre di ingozzarmi con i grissini (magari con la nutella)...

    RispondiElimina
  4. tutti riusciamo a complicarci la vita.... pensa un po' a TDF...p otrebbe stare da Dio ... invece... segue i testa fresca

    RispondiElimina
  5. @fede: cattiva, mi hai fatto venire voglia di nutella!

    RispondiElimina
  6. @pupottina. in effetti la situazione dei tizi in questione è alquanto complicata... sto cercando di seguirla ma mica ci capisco! dovrò cercare i post più vecchi ;)

    RispondiElimina
  7. Oddio, non parlarmi di depressioni da fine università ... io ho appena finito la triennale e la specialistica la farò in un' altra città Quando ci penso mi viene un magone grosso coem un mattone. Io e la Pina però in questo caso ci anneghiamo nell'alcool ...

    RispondiElimina
  8. Vedrai che sfondi con il libro :-D mettiti subito all'opera!

    RispondiElimina
  9. Mi dispiace. Spero che ti riprenderai presto. Buona giornata. Francesco

    RispondiElimina
  10. @francesco:speriamo davvero! :)
    @caterina:dici eh?? sai le risate!!
    @lagina:io non riesco manco ad ubriacarmi: i superalcolici non mi piacciono, mi piace tanto la birra ma gonfia troppo...

    RispondiElimina
  11. Mi hai fatto sorridere con questo post..anch'io se sto nervoso ricorro alla cioccolata, è sempre un ottimo toccasana

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Diversamente titolati

Premessa numero 1. Io non ho nessun tipo di pregiudizio legato al titolo di studio: conosco dei laureatissimi e pure masterizzati ignoranti come capre e persone che con un serale hanno fatto una mega carriera nella dirigenza di grosse aziende. Che, fra l'altro, mi hanno raccontato di ingegneri da 110 e lode che non sapevano da che parte rifarsi per svitare un bullone. Ognuno sa fare il suo, lo può avere imparato studiando o lavorando, e ognuno può essere un genio o un caprone, a prescindere. Ma soprattutto (premessa numero 2) io la penso così: Per capirsi, quando ho iniziato a sentirmi stretta nel posto in cui lavoravo, ho preso a cercare QUALSIASI lavoro mi desse la possibilità di non restare a casa disoccupata e mandai CV anche per fare le pulizie. Mi chiamarono con L'UNICA FINALITÀ di chiedermi se ero proprio sicura, perché "hai una laurea". Risposi che certo che ero sicura, che avevo bisogno di lavorare e che NONOSTANTE LA LAUREA ero perfettamente in grado