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Visualizzazione dei post da novembre, 2017

Il medico della mutua

Se il mio nuovo lavoro ha un lato veramente positivo, questo è la forma del contratto, che si può veramente definire tale, con i doveri ma anche (udite udite) i diritti. Sicché quando mi sono beccata una bella influenza di quelle coi controfiocchi, dopo il primo giorno in cui sono tornata dal lavoro rantolante e febbricitante, mi sono messa in malattia. Un'ebrezza quasi inedita per me, abituata ad andare al lavoro col testamento pronto sotto il braccio oppure a rinunciare ad andarci e con ciò rinunciare anche alla (magra) paga. Ora, in questa nuova situazione, sono andata dietro al sentito dire, e cioè che i controlli degli ispettori INPS si sono fatti più severi e frequenti. E di certo piena di cimurro come ero non me ne andavo in giro. Quindi sono stata ben allerta. Tutto stava nel sentire il campanello. E secondo voi tutto il vicinato quando ha iniziato a usare martelli, trapani e seghe? Sembrava l'inferno. Ecco, ho fatto tesoro di questa esperienza un po' esotic

#coliandroisback (e ti prego, torna presto!)

Probabilmente la prima serie di Coliandro ce la siamo vista in ventitré. Era il 2006, era estate, e nulla di più strano era vedere una serie tv a marchio Rai data in prima visione d'agosto, quando la televisione di solito sta spenta, in favore dello struscio in centro, a frescheggiare con le infradito. Come è, come non è, invece adesso è diventato un piccolo cult. Personalmente, posso dire che per me è stato amore a prima vista. E non solo perché Giampaolo Morelli è un gran figo. Per me è stato Amore dal momento che Coliandro, relegato allo spaccio della Polizia, ha ordinato per sbaglio diecimila vasetti di yogurt. " Tutti quanti al mirtillo ". Guardo la mia vita, soprattutto ma non solo lavorativa, e non posso non identificarmi in questo poliziotto tanto imbranato quanto sfigato nato dalla penna di Lucarelli. Con la voglia di rivalsa, l'impegno e la dedizione per un mestiere che non mi ha voluta, tante volte ho citato Coliandro, prospettandomi nuovi futuri .

Farsi delle conoscenze

Quando ho accettato questo lavoro, più di impulso che ragionando, ero assai poco convinta. Ho decisamente cambiato idea, ma all'inizio è stata una fatica farmelo accettare. Ho snocciolato tante volte una lista di pro e contro, e nei pro ci ho infilato a più riprese il poter infilare in ambiente scolastico (che potrebbe essere un posto dove potrei esercitare il mio lavoro vero, o giù di lì), conoscerlo meglio e farmi conoscere.   Detto fatto.   Ho una maestra che mi stalkera per farmi diventare venditrice tipo dei prodotti Avon, cosa che ho intuito io perché in realtà non me ha mai fatto parola sul lavoro che mi proponeva. E anzi, ha creato intorno alla cosa un alone di mistero talmente fitto che a un occhio più ingenuo poteva sembrare una proposta per entrare nei servizi segreti!    

Sublimare

Lo so, so benissimo che queste parole non stanno bene sulla bocca di una donna, che non è socialmente accettato che la si possa pensare così. Ma tant'è. Lo dichiaro e lo sottoscrivo, a me i bambini non piacciono, non li trovo teneri, ne non ne voglio e no, con uno mio non sarebbe diverso. Non mi hanno dotato di istinto materno e anche come sopportazione stiamo bassi bassi. Ovviamente il piccione questa cosa la sa e come primo giorno del nuovo lavoro mi ha mandato in una materna. Non ero sola per fortuna, perché ad un certo punto un odore inconfondibile si è diffuso tra i nano quattrenni ed è stato scovato il cacatore. Lavalo, cambiato, volevo morire anche se non toccava a me. Tra l'altro... e chi lo ha mai cambiato un bambino?! #workplace #murales #muralesart #art #miroart #miromural #workingday #details #kids #kidsart Un post condiviso da icaro (@diversamente.occupata) in data: 10 Nov 2017 alle ore 15:32 PST Uscita da quel turno gridando MAI PIÙ, ovviamente m

Non mollare

Io ho un compagno. Non in senso comunista, vivo col mio fidanzato da qualche mese. Dall'esatto giorno in cui è riuscito a strapparsi dalla casa materna e ha fatto le valigie. Lo stesso giorno in cui ha saputo che di lì a breve avrebbe perso il lavoro. I curiosi casi della vita. Non lo dico per dire, ma la sua testa funziona benino. Avesse fatto delle scelte diverse anni fa adesso potrebbe fare una di queste roba sottopagate come il ricercatore. In ambito accademico durante la stesura della tesi, è stato molto apprezzato ed è rimasto in buoni rapporti con prof, assistenti e quant'altro. Una manciata di settimane fa abbiamo deciso di fare un giro di saluti. Che fai, che non fai, lavori, ma l'università l'hai smessa, alla fine ha dovuto confessare di essere disoccupato. O ma che peccato, uno come te, ma come mai? E la fava e la rava, la solita solfa. Poi sono arrivati i consigli. E fai questo corso, costa solo 4500€, e dopo questo master, che ne costa 5000€. E via and

Diciamo

Origliando una lezione di storia. Prof: "... Mussolini era... (esita) Un dittatore... Diciamo." Eh, diciamolo va'. Fonte: fanpage.it

Dammi solo un minuto

Col mio nuovo lavoro guardo la Scuola da una prospettiva che non avrei mai creduto (voluto). Ma, per una questione di autoadattamento volto alla mia sopravvivenza psicologica, metto sempre in campo quella parte di me che mi aveva spinta (accidenti a lei) verso la professione che mi ero scelta. E osservo le persone intorno a me. Non ne esce un bel quadro. Genitori e insegnanti farebbero impallidire quello del mohijto e se già da un pezzo non mi meravigliavo dell'andamento del mondo, ora ne comprendo a fondo il motivo. La numero uno per ora è lei, una prof delle medie. La campanella va fatta suonare alle 13 e già alle 12.40 sento irrequietezza dentro le classi. Poco a poco vedo delle teste preadolescenti con spalle già caricate dagli zaini. Venti minuti prima?? Passa il tempo e sale l'inquietudine ed ecco che fra le teste si affaccia una un bel po' più attempata. Mi mima stizzita col ditino l'orologio "Non si esce?". Guardo l'orologio, le 12.56. "G

Precariato e certezze

Gli ultimi giorni mesi anni, professionali e non, dovrebbero avermi insegnato che per quanti programmi tu possa fare, per quante variabili tu possa considerare, la vita farà comunque a modo suo. Eppure io non lo riesco ad imparare. Sarò dura io, non so. La mia mente non riesce a "vivere alla giornata". Cosa che va decisamente poco d'accordo con la condizione precaria di diversamente occupata. Col tempo ho fatto di necessità virtù e la mia capacità di adattarsi è diventata il mio punto di forza. In pratica dove mi mettono sto . Ma vorrei sapere in anticipo dove, quando, come e perché. E invece niente. Mi ero immaginata a casa, con un bell'indennizzo di disoccupazione, a cercare altri lavori e aspettare la nuova stagione estiva, e invece niente. Tutto cambiato. Mi ero immaginata quindi per qualche mese a lavoro per poche ore a settimana, e invece niente. Full time. Non si sa fino a quando, non si sa dove. Il mio equilibrio mentale vacilla. Tiro un respiro e mi