Passa ai contenuti principali

Malga Lahner

L’ultima superpasseggiata.  I problemi sul lavoro per il Ranocchia avevano già iniziato a farsi sentire e quindi l’umore, per entrambi, era un po’ meno rilassato. Comunque il posto merita senz’altro di essere visto. Anche se si ha l’umore a terra, perché le meraviglie della natura hanno il potere di farti sembrare meno brutto il brutto che hai intorno. Infatti, sulla via del ritorno, ho ricevuto una pessima notizia di lavoro (pure io, perché ero invidiosa!) che mi ha fatto scoppiare in un pianto disperato. L’ennesima, l’ennesima mancanza di rispetto nei confronti del mio impegno e della mia persona. Devo dire che la già tragica situazione sarebbe stata ancora più tragica se non fosse stato per l’abbraccio in cui mi sono rifugiata e il verde che mi circondava.
Tornando alla scarpinata, siamo partiti dal fondo della valle, dal paese di Casere, da dove partono molti sentieri (peccato che come da tutte le altre parti ci hanno infilato i parcheggi a pagamento, anche fuori stagione turistica!!!).L’obiettivo di base era fare una camminata “dove si arriva si arriva”, o almeno così pensava il Ranocchia, perché io in cuor mio speravo di ritrovare il sentiero giusto e tornare alla Malga Lahner dove ero stata con i miei alcuni anni prima. Mi ricordavo bene i prati e le montagne che si ergono tutte attorno. E sapevo che ne valeva la pena.
E con la scusa che “tanto è subito lì, appena si scollina” ho trascinato il povero Ranocchia in cima in cima. O meglio, ho lasciato che facesse da apripista e io annaspavo dietro, con la scusa di fare le foto… Come direbbe Buck “Regola numero tre: chi fa le puzze viaggia in fondo al branco!
In realtà lassù non abbiamo trovato Buck, ma delle tenerissime marmotte. Ce le ha indicate un tedesco che le stava fotografando: non finirò mai di stupirmi dell’effetto benefico che la montagna fa sulle persone. Ci si da il buongiorno, si fa la battuta, ci si sorride. Le stesse persone al mare sono quelle che prendono la mira per spaventare i pedoni che attraversano sulle strisce e imprecano ai passanti. Mah, sarà lo iodio!
(le foto come sempre su Flickr e su Ho visto cose

Commenti

  1. <3 buck!!

    è vero che il amre agita: a volte vedo delle mamme con un livello di isteria sotto l'ombrellone che mi fanno paura :)

    RispondiElimina
  2. I tuoi post sui monti mi riempiono di gioia!
    Anche io mi sono sempre chiesta il perchè del comportamento della gente in montagna e tra me ogni volta che ne incrocio una tento di indovinare la lingua del saluto.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Diversamente titolati

Premessa numero 1. Io non ho nessun tipo di pregiudizio legato al titolo di studio: conosco dei laureatissimi e pure masterizzati ignoranti come capre e persone che con un serale hanno fatto una mega carriera nella dirigenza di grosse aziende. Che, fra l'altro, mi hanno raccontato di ingegneri da 110 e lode che non sapevano da che parte rifarsi per svitare un bullone. Ognuno sa fare il suo, lo può avere imparato studiando o lavorando, e ognuno può essere un genio o un caprone, a prescindere. Ma soprattutto (premessa numero 2) io la penso così: Per capirsi, quando ho iniziato a sentirmi stretta nel posto in cui lavoravo, ho preso a cercare QUALSIASI lavoro mi desse la possibilità di non restare a casa disoccupata e mandai CV anche per fare le pulizie. Mi chiamarono con L'UNICA FINALITÀ di chiedermi se ero proprio sicura, perché "hai una laurea". Risposi che certo che ero sicura, che avevo bisogno di lavorare e che NONOSTANTE LA LAUREA ero perfettamente in grado