Passa ai contenuti principali

Affilando le unghie...

Affilo le unghie, mi metto sullo stesso piano delle persone che mi circondano. 
Oggi ho fatto una cosa che non avrei pensato di fare ma l'ho fatta e mi dispiace dirlo ma è stata anche una bella soddisfazione. Ho  messo volutamente in risalto un errore di Superpiù, la mia collega nata tirocinante come me, ma supermagra, superbrava, superintelligente, superimpegnata, superfiga, supertutto. Mi è venuto d'istinto, dal cuore. E' stata una carognata, lo so, potevo starmene zitta e non succedeva nulla ma... Sono mesi che vengo incolpata di errori non miei, spesso suoi, e mesi che cerco di difendermi con le unghie e con i denti e torno a casa nervosa, arrabbiata, sfiduciata, triste. E' vero che in ogni lavoro ci sono magagne, non mi sento particolarmente sfortunata, ma ammetto che spesso mi sono sentita là dentro come una paziente designata (la portatrice del sintomo) e senza avere diritto di replica è stata dura. Ora ce l'ho e la uso. E sto un pò meglio, giorno per giorno.

E poi sto affilando le unghie perchè ogni tanto è vero che la ruota gira: presto avrò anche io una tirocinante da torturare. L'ho già conosciuta.
Mi stava sulle balle prima ancora che la vedessi visto che per colpa del suo ritardo all'appuntamento ho dovuto contare 266 fogli da fotocopie. Roba che se ero impegnata a colloquio con lei non mi sarebbe toccato neanche nel più lontano dei sogni.
Poi eccola che arriva: la versione gnocca di Audrey Tatou. Occhioni da cerbiatta, fisico da modella. Minchia, la odio già. E poi... Apre bocca. E' troppo, decisamente troppo sicura di sè, è venuta a dettar legge. 
Bene, mia cara Audrey, sono felice che tu sia così antipatica, così non proverò il minimo rimorso a maltrattarti.
Cara Audrey, benvenuta all'inferno.

Commenti

  1. Ebbrava la Lunga!
    Se questo ti fa star meglio, fallo!

    RispondiElimina
  2. Se solo riuscissi a fare lo stesso anche io...al lavoro non ne possiamo più di quella nuova, soprattutto io! Mi perseguita da quando è arrivata, mi segue passo passo e rompe proprio le palle senza concludere nulla...se mai le venisse in mente di fare qualcosa combina guai...fatto il danno, scatta l'ora X dell'uscita e lascia tutto da sistemare a me povera cretina che non sopporta le cose fatte col culo...

    RispondiElimina
  3. e se su Audrey ti sbagliassi come ti eri sbagliata sull'altra tirocinante che aveva iniziato dopo di te?

    dai una mezza possibilità dagliela! :)

    RispondiElimina
  4. @minerva: più che star meglio... è bene che aprano gli occhi visto quanto mi han fatto star male, soprattutto per superpiù. Ogni errore fatto da lei ricadeva su di me senza diritto di replica e ti assicuro che non è poiacevole!
    @serena: ti devo impartire una lezioncina di cattiveria ;P
    @federica: non so... in realtà con Amicollega la prima impressione era stata buona, poi cattiva e dopo di nuovo buona... mah! una possibilità non si nega a nessuno... forse!!!!!

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Diversamente titolati

Premessa numero 1. Io non ho nessun tipo di pregiudizio legato al titolo di studio: conosco dei laureatissimi e pure masterizzati ignoranti come capre e persone che con un serale hanno fatto una mega carriera nella dirigenza di grosse aziende. Che, fra l'altro, mi hanno raccontato di ingegneri da 110 e lode che non sapevano da che parte rifarsi per svitare un bullone. Ognuno sa fare il suo, lo può avere imparato studiando o lavorando, e ognuno può essere un genio o un caprone, a prescindere. Ma soprattutto (premessa numero 2) io la penso così: Per capirsi, quando ho iniziato a sentirmi stretta nel posto in cui lavoravo, ho preso a cercare QUALSIASI lavoro mi desse la possibilità di non restare a casa disoccupata e mandai CV anche per fare le pulizie. Mi chiamarono con L'UNICA FINALITÀ di chiedermi se ero proprio sicura, perché "hai una laurea". Risposi che certo che ero sicura, che avevo bisogno di lavorare e che NONOSTANTE LA LAUREA ero perfettamente in grado