Passa ai contenuti principali

Questione di palle


Se avessi avuto la palla di vetro per vedere il futuro, io questa estate me la sarei fatta in disoccupazione. Ne avrei guadagnato di salute, evitandomi un quotidiano travaso di bile.

Se avessi potuto leggere il futuro sarei stata a casa in disoccupazione anche perché mi hanno dato i turni al contrario di come li avevo chiesti in nome dei miei due anni di onorato servizio e mi han fatto perdere tre concerti ai quali desideravo tantissimo andare. Giusto per togliermi un sfizio, giusto per lavorare per vivere, e non il contrario, come sto facendo.

Se avessi avuto la suddetta palla, lo avrei fatto anche perché così avrei potuto prepararmi serenamente e al meglio delle mie potenzialità per un importante concorso che aspettavo da mesi e che non accennava ad uscire.

Se avessi avuto la palla di vetro avrei fatto scelte assolutamente diverse ma non ce l'ho e non mi posso colpevolizzare perché non sapevo e non potevo immaginare che il posto dove lavoro sarebbe cambiato così tanto in peggio.


Ma più di tutto: se avessi avuto la palla di vetro e ce l'avessi avuta tanti anni fa, col cavolo che studiavo. Mi fermavo in terza media ed buonanotte al secchio.

E invece no. Di palle ne ho ma di ben altro tipo.

(Questo per dirvi è che sul blog latiterò parecchio, perché ancora non so se parteciperò a quel concorso ma almeno vorrei provare a studiare un pochino. Vi passo a salutare ogni tanto e magari due righe su Facebook. Non perdiamoci di vista, ok?)

Commenti

  1. Mi spiace... Inconvenienti stronzi ma se ti conosco un poco troverai il modo di fare cose fighe.

    Moz-

    RispondiElimina
  2. No, non lasciare il blog! Per il concorso invece mi raccomando impegnati al massimo!

    RispondiElimina
  3. Se avessi avuto le palle (fisicamente parlando) non avresti molti di questi problemi.
    Scommettiamo?
    Io ne sono convinta.
    Stay strong e non colpevolizzarti.
    Noi donne con le palle sappiamo ricominciare sempre da capo. 😗

    RispondiElimina
  4. Più che altro bastava non avere il solito piccione

    RispondiElimina
  5. Ok ! Ma non abbandonare il blog. Passa a salutarci quando puoi e preparati bene per il concorso. Saluti.

    RispondiElimina
  6. I travasi di bile possono essere moltoefficaci nell'arrivare, poi, alla Dolce Vita.
    Senza sacrifici non si ottiene nulla o si ottiene ciò che non vale nulla o vale un cazzo.
    Resisti, Icaressa!

    RispondiElimina
  7. Mi dispiace tanto, tuttavia prima il concorso e incrociamo le dita. Ciao cara e in bocca al lupo (evviva il lupo).
    sinforosa

    RispondiElimina
  8. Purtroppo non si può prevedere il futuro ....preparati bene x il concorso . Altre parole sarebbero superflue visto il tuo stato d'animo....

    RispondiElimina
  9. spero bene anche io per il concorso.
    io sto arrivando alle cozze in questi ultimi giorni di lavoro e poi mi faccio 15 giorni di ferie ovviamente non pagati....

    RispondiElimina
  10. nata sotto il segno del piccione..fortunata
    Maurizio

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Diversamente titolati

Premessa numero 1. Io non ho nessun tipo di pregiudizio legato al titolo di studio: conosco dei laureatissimi e pure masterizzati ignoranti come capre e persone che con un serale hanno fatto una mega carriera nella dirigenza di grosse aziende. Che, fra l'altro, mi hanno raccontato di ingegneri da 110 e lode che non sapevano da che parte rifarsi per svitare un bullone. Ognuno sa fare il suo, lo può avere imparato studiando o lavorando, e ognuno può essere un genio o un caprone, a prescindere. Ma soprattutto (premessa numero 2) io la penso così: Per capirsi, quando ho iniziato a sentirmi stretta nel posto in cui lavoravo, ho preso a cercare QUALSIASI lavoro mi desse la possibilità di non restare a casa disoccupata e mandai CV anche per fare le pulizie. Mi chiamarono con L'UNICA FINALITÀ di chiedermi se ero proprio sicura, perché "hai una laurea". Risposi che certo che ero sicura, che avevo bisogno di lavorare e che NONOSTANTE LA LAUREA ero perfettamente in grado