Risoltasi (per il meglio) la questione che ha monopolizzato questi ultimi 2 giorni, sto cercando anche di ritrovare la motivazione perduta. Chissà, forse è stato un piccolo elettroshock che mi ha scosso da questo torpore in cui ero/sono caduta. Vedremo.
Nel frattempo ho avuto modo di parlare più intimamente, diciamo così, con la mia tutor. Lei è convinta che io abbia le carte giuste per giocare una partita in ambito clinico.
La cosa mi fa immensamente piacere, e me ne farebbe sicuramente di più se queste parole uscissero anche dalla bocca della mia prossima tutor, visto che il mio campo lavorativo dei desideri è proprio quello che esplorerò dalla metà di marzo. Sennò, non c'avrei proprio capito un cazzo della mia vita! Perchè in realtà la clinica è (più o meno) sempre stato il mio obiettivo, e sicuramente sopra non ci sputerei, però quando ho conosciuto meglio la psicologia di comunità ho sentito come "la chiamata", un'attrazione speciale verso questo modo così poco convenzionale di intendere la psicologia. Non ha caso la mia tesi a vertuto su questo ambito qui.
Grazie a quell'esperienza, tra l'altro, posso affermarlo con certezza (mi sa che devo cambiare il titolo, perchè è questo che sto per dire è certo al... 300 per 100!) che è molto più:
-produttivo
-facile
-ma soprattutto GRATIFICANTE
parlare con degli psicotici in pieno delirio che con certa gente che gravita intorno al comune del mio paesello. E onestamente se ne ricevono risposte molto più intelligenti .
Piccola parentesi a parte, la chiaccherata con la tutor è vertuta (oddio ma stasera mi viene solo questo verbo qui che non so coniugare!? Aiuto!) anche sulle mie tristissime esperienze fiorentine, che volente ma soprattutto nolente mi hanno cambiato il modo di vedermi nel futuro. Anche se credo di non aver specificato abbastanza quando io sia stata solo un pò più sfigata degli altri ma comunque era la situazione generale ad essere disastrosa, mi ha dato un parere sull'accaduto che mi ha spinto a riflettere.
Mi ha detto che non devo farmi scoraggiare per il futuro da quanto accaduto (l'ho fatto, ma poi ho ripreso la mia via più spedita di prima), che essere quadrati serve ma bisogna avere anche una certa flessibilità (ero molto quadrata, ora forse sono un pò oblunga ma il quadrato esce fuori al momento giusto) e che prima la mia sicurezza era apparente, mentre ora sono più AUTENTICA. Mi sono ritrovata molto in questo termine.
Sono passata dal periodo scolastico elementari-medie-superiori in cui ero una macchina. Studiavo non per il risultato in realtà, però per dare il massimo con me stessa, e perchè non potevo non pretendere questo da me. Poi durante la triennale questo meccanismo ha trovato un inceppo, forse perchè il mio sistema lì non funzionava, non il sistema di studio, bensì il sistema di vivere. Annullarsi serviva a poco lì e io non ho saputo dirmi "ma vaffanculo và" al momento giusto, non ho allentato la presa, non ho reagito correttamente per il mio benessere. Poi c'è stata la botta finale. E con Cesena la rinascita. Quando ho trovato un equilibrio per tutto. Per il mio volere dare il massimo e il mio sapermi dare uno stop. E riprendere ad essere una macchina solo al momento giusto.
Sono contenta di essere riuscita a risalire dall'abisso (decisamente profondo) in cui ero caduta. Sono uscita più forte. E stavolta è una forza vera.
Mi ha chiesto che progetti ho. Non mi sono vergognata a dire che non ne ho. Che il mio progetto è finire il tirocinio e poi si vedrà. Mi sono un pò giustificata "sai, avevo tutto progettato davanti a me, poi da un giorno all'altro s'è tutto sfasato e ora fatico a fare progetti lunghi". E' vero. Ma sono contenta così. Cerco di prendere quello che viene, faccio progetti anche su cose quotidiane mantenedomi un pò sul nebuloso, perchè poi magari ti capita qualcosa che non va e non puoi, o ti capita qualcosa di meglio... o magari hai semplicemente cambiato idea. E tutto cambia. Mi va bene così, non mi voglio più lasciare influenzare dalla mia natura quadrata.
Non ho nessuna certezza, e non è da vedersi in negativo: il mio futuro è aperto.
Nel frattempo ho avuto modo di parlare più intimamente, diciamo così, con la mia tutor. Lei è convinta che io abbia le carte giuste per giocare una partita in ambito clinico.
La cosa mi fa immensamente piacere, e me ne farebbe sicuramente di più se queste parole uscissero anche dalla bocca della mia prossima tutor, visto che il mio campo lavorativo dei desideri è proprio quello che esplorerò dalla metà di marzo. Sennò, non c'avrei proprio capito un cazzo della mia vita! Perchè in realtà la clinica è (più o meno) sempre stato il mio obiettivo, e sicuramente sopra non ci sputerei, però quando ho conosciuto meglio la psicologia di comunità ho sentito come "la chiamata", un'attrazione speciale verso questo modo così poco convenzionale di intendere la psicologia. Non ha caso la mia tesi a vertuto su questo ambito qui.
Grazie a quell'esperienza, tra l'altro, posso affermarlo con certezza (mi sa che devo cambiare il titolo, perchè è questo che sto per dire è certo al... 300 per 100!) che è molto più:
-produttivo
-facile
-ma soprattutto GRATIFICANTE
parlare con degli psicotici in pieno delirio che con certa gente che gravita intorno al comune del mio paesello. E onestamente se ne ricevono risposte molto più intelligenti .
Piccola parentesi a parte, la chiaccherata con la tutor è vertuta (oddio ma stasera mi viene solo questo verbo qui che non so coniugare!? Aiuto!) anche sulle mie tristissime esperienze fiorentine, che volente ma soprattutto nolente mi hanno cambiato il modo di vedermi nel futuro. Anche se credo di non aver specificato abbastanza quando io sia stata solo un pò più sfigata degli altri ma comunque era la situazione generale ad essere disastrosa, mi ha dato un parere sull'accaduto che mi ha spinto a riflettere.
Mi ha detto che non devo farmi scoraggiare per il futuro da quanto accaduto (l'ho fatto, ma poi ho ripreso la mia via più spedita di prima), che essere quadrati serve ma bisogna avere anche una certa flessibilità (ero molto quadrata, ora forse sono un pò oblunga ma il quadrato esce fuori al momento giusto) e che prima la mia sicurezza era apparente, mentre ora sono più AUTENTICA. Mi sono ritrovata molto in questo termine.
Sono passata dal periodo scolastico elementari-medie-superiori in cui ero una macchina. Studiavo non per il risultato in realtà, però per dare il massimo con me stessa, e perchè non potevo non pretendere questo da me. Poi durante la triennale questo meccanismo ha trovato un inceppo, forse perchè il mio sistema lì non funzionava, non il sistema di studio, bensì il sistema di vivere. Annullarsi serviva a poco lì e io non ho saputo dirmi "ma vaffanculo và" al momento giusto, non ho allentato la presa, non ho reagito correttamente per il mio benessere. Poi c'è stata la botta finale. E con Cesena la rinascita. Quando ho trovato un equilibrio per tutto. Per il mio volere dare il massimo e il mio sapermi dare uno stop. E riprendere ad essere una macchina solo al momento giusto.
Sono contenta di essere riuscita a risalire dall'abisso (decisamente profondo) in cui ero caduta. Sono uscita più forte. E stavolta è una forza vera.
Mi ha chiesto che progetti ho. Non mi sono vergognata a dire che non ne ho. Che il mio progetto è finire il tirocinio e poi si vedrà. Mi sono un pò giustificata "sai, avevo tutto progettato davanti a me, poi da un giorno all'altro s'è tutto sfasato e ora fatico a fare progetti lunghi". E' vero. Ma sono contenta così. Cerco di prendere quello che viene, faccio progetti anche su cose quotidiane mantenedomi un pò sul nebuloso, perchè poi magari ti capita qualcosa che non va e non puoi, o ti capita qualcosa di meglio... o magari hai semplicemente cambiato idea. E tutto cambia. Mi va bene così, non mi voglio più lasciare influenzare dalla mia natura quadrata.
Non ho nessuna certezza, e non è da vedersi in negativo: il mio futuro è aperto.
#4 federica
RispondiEliminaquesta me la segno... non ho certezze: il mio futuro è aperto!
^_^
14 gennaio 2010 00:48
#3 Carlo de Petris
Essere sempre forti
imparare dalle esperienze passate, sopratutto da quelle negative
confrontarsi e condividere quanto più con gli altri
mai fidarsi ciecamente e totalmente degli altri
Inseguire gli obiettivi con massima determinazione
e pian piano, si diventa tutti più grandicelli :P
13 gennaio 2010 21:33
#2 Serena
Sììììììììììì!!! E' così che ti voglio!!
13 gennaio 2010 20:00
#1 Grissino
Forse progetti intendeva anche casa e famiglia