Passa ai contenuti principali

London pigeons- la dissenteria (parte quarta)

In questa giornata funestata dal mare mosso e da uno stupendo mal di gola (mi pare di averci una palla... e non solo lì) riprenderò a narrare le mirabilanti avventure della Lunga in quel di Londra...
Eravamo rimaste all'assunzione massiccia di cioccolatini lassativi da parte di FaC.
24-07-2002
  • FaC si sveglia prima del tempo. Mentre io dormivo beata (aaah che nostalgia i tempi in cui dormivo beata!), di là, nel bagno, si avveniva la tragedia. 40 minuti ininterrotti. Quando, sonnacchiosa, mi sono svegliata e ho ascoltato il suo racconto (perchè due amiche devono condividere tutto. Ma proprio tutto.) sono stata male per lei. "Forse avevi ragione te, non ne dovevo prendere così tante." Forse. Un forse che sarebbe diventata una certezza da lì a qualche ora...
  • ah dimenticavo. Io non sono stata svegliata dal bip bip della sveglia. Ma da qualcuno che vomitava in bagno che, ripeto, era a parete. Ringrazio sempre mia mamma di avermi fatto con lo stomaco forte.
  • ricordate la bimbetta indemoniata dell'autobus, che confabulava da sola con l'occhietto luciferino?? Avevamo riso come due stupide pensando che parlasse all'amico immaginario. Ebbene sì. Il giorno dopo sull'autobus la bimbetta non era sola. S'era materializzato l'amico immaginario, anzi, l'amica, con lo stesso sguardo dolce della bambina dell'Esorcista.
  • prato vicino alla Tate Modern. Ora di pranzo. Io e FaC stiamo comodamente sdraiate a goderci i raggi del sole. FaC si alza di scatto. Ha la stessa espressione dell'amica della bimba indiavolata. "Devo andare al bagno, vieni!" "Sì... ora..." "SUBITO!!!!". Un'altra mezzora buona a maledire il momento in cui non mi ha dato retta sulle dosi delle famigerate cioccolatine. Mezzora che io ho passato comodamente appoggiata alle pareti dell'antibagno, tra i raffinati profumi e le balde donzelle che andavano e venivano e mi chiedevano se dovevo andare "No no, i'm waiting for my friend..." Sempre se sopravvive. Ad un certo punto, preoccupata, chiedo "FaC, tutto a posto?" e una voce che veniva chiaramente dall'oltretomba "Sììììì". E infatti ne è uscita che pareva più morta che viva. Fondotinta colato, sudata e paonazza. Sarà, che era tutto a posto....
  • FaC compra un paio di occhiali fashionissimi. Tutta soddisfatta si allontana dalla bancarella. Io con lei. Siamo lungo una specie di canale (in cui non scorreva certo l'acqua di sorgente) Fa metterseli ma le scivolano di mano. Dritti vicino al mio piede. Quello che stavo alzando per fare il passo. Sono finiti a mezzo centimetro dal canale. Lì il piccione s'è distratto proprio sul più bello.
  • strada di ritorno con l'autobus, dove, dopo l'incontro della mattina, non siamo più salite con serenità. Ad un certo punto l'autista accosta. Non era una fermata, a dir la verità non era nemmeno una piazzola. Insomma, si ferma e inizia a cercare qualcosa di lato a lui. Si toglie la giacca, l'appende vicina alla sua testa. Chissà che fa. Magari s'è rotto qualcosa. No. Il tipo inizia a tirare fuori da un sacchettino un gilet di quelli fluorescenti. Poi, tutto intento, inizia (mooooolto lentamente) a vestire la giacca con il gilet. E solo ora, ripensando a quell'episodio, capisco come mai il prof F. quest'anno s'è raccomandato tanto che in Inghilterra c'è tantissimo bisogno di psicologi. [che poi non è che in Italia non ce n'è bisogno, è che si vede loro ne sono più consapevoli].

Commenti

  1. *shhhhhh* non dirlo in giro, ma la Lindöz c'è ancora.. ;-)

    RispondiElimina
  2. evviva!! (sto esultando sotto voce, affinchè non si senta... e non si scopra!) avevo temuto "il peggio". bentornata :D

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Diversamente titolati

Premessa numero 1. Io non ho nessun tipo di pregiudizio legato al titolo di studio: conosco dei laureatissimi e pure masterizzati ignoranti come capre e persone che con un serale hanno fatto una mega carriera nella dirigenza di grosse aziende. Che, fra l'altro, mi hanno raccontato di ingegneri da 110 e lode che non sapevano da che parte rifarsi per svitare un bullone. Ognuno sa fare il suo, lo può avere imparato studiando o lavorando, e ognuno può essere un genio o un caprone, a prescindere. Ma soprattutto (premessa numero 2) io la penso così: Per capirsi, quando ho iniziato a sentirmi stretta nel posto in cui lavoravo, ho preso a cercare QUALSIASI lavoro mi desse la possibilità di non restare a casa disoccupata e mandai CV anche per fare le pulizie. Mi chiamarono con L'UNICA FINALITÀ di chiedermi se ero proprio sicura, perché "hai una laurea". Risposi che certo che ero sicura, che avevo bisogno di lavorare e che NONOSTANTE LA LAUREA ero perfettamente in grado