Passa ai contenuti principali

Vecchie amiche e altre storie

  • E' finita, l'avventura europea della Nazionale Italiana è finita. Io di calcio non ci capisco niente, e tifo solo per campanilismo (ovvero il Livorno quando andava bene e la Nazionale per Mondiali e Europei) ma voglio dire la mia. Il calcio, meglio sarebbe se fosse pulito e privo di ogni tipo di scandalo, è qui in Italia un mezzo per unire le persone. E la cosa si accentua ancor di più per la Nazionale, quando tutti tifiamo la stessa bandiera, tutti nella speranza di un “sogno”. E’ forse per questo, per questo volersi sentire uniti, quando al mondo d’oggi l’unione tra le persone si fa sempre più rara, che riponiamo così tanta speranza in quegli 11 ragazzotti in pantaloncini? Chissà. Fatto sta che quelli che un giorno prima erano eroi, 10 minuti dopo “la disfatta” diventano “quelle quattro mezze seghe bòne a nulla” (detto da una donna sulla sessantina, alta un metro e larga il doppio, brutta come la morte, fa un certo effetto, credetemi). A me è dispiaciuto che sia finita, come a tutti del resto. Forse gli altri erano più bravi, o hanno avuto più culo, non lo so. Però trovo ingiusto questo voltafaccia nei loro confronti. E’ vero che li pagano fior fior di quattrini, ma è anche vero che sono persone come le altre, caricate di uno stress enorme. Insomma, succede a tutti di avere una giornata no!
  • Il piccione colpisce ancora. Stamani mi ero decisa a prendere l’appuntamento per un altro tira-tira al collo, perché la mia cervicale sta raggiungendo il livello di guardia, e cosa scopro?! Che il mio fisioterapista s’è rotto un braccio e per un mese non ci sarà. Cacata doppia a quanto pare. E poi ci s’è messa mia mamma, che per tenermi tranquilla è nata apposta, a dirmi “E ora?! Se rimani bloccata di nuovo per l’esame?”. Ollè!
  • Che bello il sole dopo il temporale. E non solo metereologicamente. Dopo un periodo buio con Fabrizio stiamo riprendendoci l’antica complicità, la voglia di stare insieme, e starci bene, chiacchierare, capirsi, sostenersi. E ora so cosa si prova a sentirsi lontana dalla persona che si ama, senza riuscire a porre rimedio. E’ terribile, e spero che non ricapiti mai più, potremmo non avere la forza di superarlo.
  • Mi sono accorta di essere (ma solo a momenti, rari momenti, per fortuna) come i miei compaesani che non fanno che lamentarsi che il nostro è un paese morto e si accorgono delle belle iniziative che vengono fatte. Di solito parlo bene del mio paese. Mi piace, e mi piacerebbe continuare ad abitarci. Certo, alcune cose proprio non le approvo, ma sono in tempo, almeno per il porto, a cambiare idea. E per fortuna nella mia testardaggine, quando ho torto e sono stata prevenuta l’ammetto senza tante storie. Come è successo sabato. Era prevista la sfilata in notturna dei carri di Carnevale, per salutare l’arrivo dell’estate. E io: “Ma non sanno proprio che fare, ti pare il Carnevale d’estate?!”. E invece è stata davvero una bella iniziativa. Musica, allegria, un fiume di gente davvero inaspettato, il sindaco soddisfatto che non smetteva di sorridere. Bello, davvero.
  • Infine le vecchie amiche del titolo. Le prime le ghiandaie del parco di Rimigliano, che ci accompagnano da ormai 5 estati nei nostri pranzi a base di schiaccia o prosciutto e popone (leggi:melone). Ci siamo affezionati, fanno tanto estate. E loro sono affezionate a noi, che facciamo tanto cibo. Poi l’anatra che da tempo abitava nel porto. Prima che iniziassero i lavori l’avevo data per spacciata (tanto per ribadire il mo ottimismo). “Gli sfanno la casa, per forza morirà”. E invece l’altra sera, durante la passeggiata lungo il porto per scuriosare i cambiamenti un QUAAAAAAACK familiare ha catturato la nostra attenzione. Era lei, ne sono certa, e ci ha chiamati per salutarci. Infine l’ultima vecchia amica, stavolta senza piume. La mia amica-dell’-estate di quando ero piccola. Ci sono sempre stata affezionata. Per tenerci in contatto ci mandavamo delle letterine che parevano più che altro interrogatori di terzo grado (Come stai?La scuola va bene?Ma a nuoto ci vai?Quando?). Anche se forse la sua amicizia ha alimentato in me complessi di inferiorità. Lei era più carina e più simpatica di me, che ero uno scricciolo timido timido. Conquistava tutti, dai “ragazzi” ai miei genitori (anche lì, mia mamma, fatta apposta per aumentare la mia autostima). Poi siamo cresciute, e lei s’è distaccata. “E’ la vita che porta su strade diverse” si dice. Ma la vita, piccioni a parte, la facciamo noi. E lì per lì ci rimasi parecchio male. Poi uno se ne fa una ragione, anche se ogni estate avrei preferito che, invece che incontrarla casualmente per le scale, mi fosse venuta a chiamare, per fare due chiacchiere. L’unica volta che c’è venuta è stata per dire che si sarebbe sposata e io non c’ero. C’era mia mamma, pare abbiano fatto una gran chiacchierata e ne ha intessuto come al solito le lodi, con quello sguardo che significa “Mica lo so se tu ce la fai a diventare così in gamba e indipendente”. Ridaje. Ora la nuova notizia è che è incinta. L’ho saputo ufficialmente la scorsa settimana. Ma io lo sapevo già, da un mesetto circa. Pensavo a tutt’altra cosa e mi balenò il pensiero in testa, un pensiero forte, e certo “La S. è incinta”. Non chiedetemi come, ma lo sapevo. Forse per un attimo mi sono ritrovata in sintonia come ai tempi in cui ci scrivevamo le lettere contemporaneamente.

Commenti

  1. Io propongo il Natale a luglio...
    :-P
    Mi piace troppo come festa!

    Quanto alla Nazionale, é vero possono avere la giornata no, ma son pagati troppo e sbagliando dovrebbero "andare a casa" come succede ai manager (non in Italia). Andare a casa dovrebbe significare una perdita di stipendio. Che so il 30% di quello che prendevano prima.

    RispondiElimina
  2. vero.. anche io adoro il natale! ma non riesco ad immaginarlo sotto il sole cocente, con babbo natale in bermuda!
    io comunque i giocatori li pagherei moooooolto meno in ogni caso!

    RispondiElimina
  3. concordo in piano con il tuo ultimo pensiero... passi da me?

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Diversamente titolati

Premessa numero 1. Io non ho nessun tipo di pregiudizio legato al titolo di studio: conosco dei laureatissimi e pure masterizzati ignoranti come capre e persone che con un serale hanno fatto una mega carriera nella dirigenza di grosse aziende. Che, fra l'altro, mi hanno raccontato di ingegneri da 110 e lode che non sapevano da che parte rifarsi per svitare un bullone. Ognuno sa fare il suo, lo può avere imparato studiando o lavorando, e ognuno può essere un genio o un caprone, a prescindere. Ma soprattutto (premessa numero 2) io la penso così: Per capirsi, quando ho iniziato a sentirmi stretta nel posto in cui lavoravo, ho preso a cercare QUALSIASI lavoro mi desse la possibilità di non restare a casa disoccupata e mandai CV anche per fare le pulizie. Mi chiamarono con L'UNICA FINALITÀ di chiedermi se ero proprio sicura, perché "hai una laurea". Risposi che certo che ero sicura, che avevo bisogno di lavorare e che NONOSTANTE LA LAUREA ero perfettamente in grado