Lorenzo Licalzi l’ho scoperto leggendo “Dialoghi Incivili”, di cui non ho ancora parlato e per farlo dovrò prima dare una seconda lettura. Per adesso posso dire che è un testo con notevoli spunti socio-culturali.
Non ricordavo esattamente a che proposito era citato questo Licalzi, ma nel mio ultimo tour in biblioteca, alla ricerca di un qualcosa di intelligente che mi facesse riprendere da Acciaio (chiedo scusa a chi è piaciuto ma a me ha dato proprio il ribrezzo), sono incappata in “Cosa ti aspetti da me?” e l’ho preso al volo senza neanche guardare la trama.
Poi ho capito perché Cristicchi aveva citato questo libro. La trama infatti è essenzialmente questa:
Qui il protagonista è Tommaso Perez, un fisico nucleare ormai anziano, che un ictus ha costretto in una sedia a rotelle, chiuso in una casa di riposo. Non ha un carattere facile, forse dovuto anche alla storia della sua vita, che di facile non ha avuto molto, a cominciare dalla ricerca scientifica che l’ha fatto essere sempre ad un passo a scoprire la verità sull’Universo, senza mai riuscirci. Tommaso racconta in modo ironico, ma di un’ironia velata di amaro, la vita dentro l’ospizio, dal rapporto con gli altri ospiti, a quello col personale, fino alla riscoperta della Vita, grazie al tenero affetto provato per una donna, anch’essa ospite del centro.
Il libro ti strappa tante risate, ti fa scendere qualche lacrima, è molto scorrevole e anche molto molto realistico. Parola di chi ha lavorato nelle case di riposo (non io eh!). Io lo consiglio vivamente, è un piccolo gioiello.
(Una chicca: Licalzi è un “collega” che ha aperto una casa di riposo. Chissà che non abbia tratto ispirazione da suo qualche ospite per i personaggi descritti in “Cosa ti aspetti da me?”!)
Preso nota.
RispondiEliminaLe case di riposo possono insegnare tante cose alle nostre vite distratte, affannate, inquiete.
Grazie per la segnalazione e buon 25 aprile!
:-)