Passa ai contenuti principali

Autostima byebye

Avevo sperimentato già quanta pazienza mettessero le ragazze nel fare i loro lavoretti di bigiotteria & co, e poi anche quanta fantasia potessero avere in cucina. E l'avevo presa bene.('nsomma!)



Però devo dire che la mia autostima ha iniziato a vacillare quando una delle ragazze (molto grave peraltro) stamattina mi ha corretto su come si carica la lavastoviglie dicendomi tranquilla "dai che faccio io, tu devi imparare!" ... e poi ha ricominciato coi suoi discorsi sconclusionati, figli forse di un delirio...

...

...

...

Commenti

  1. #7 La Ire

    @grissino, anna, serena e giga: è vero, poi è di quelle industriali, mai vista una così!

    @federica: guarda credo che ci voglia un libro altro che post! anche per me è così... con tutto! vedi le valigie, stessa cosa!

    @medea: non ti preoccupare, non mi spavento di nulla!
    25 settembre 2009 10:22
    #6 giga


    non si smette mai di imparare nella vita..io una lavastoviglie mica l'ho mai usata....!!!
    24 settembre 2009 16:48
    #5 Serena


    Dai!! Non dire così! Ti ha detto che devi imparare? E imparerai, chi se ne frega!
    24 settembre 2009 15:44
    #4 Medea_


    se può essere d'aiuto alla tua autostima,abbiamo gli stessi problemi con gli elettrodomestici...lavastoviglie,lavatrice...ormai è un classico!

    Meglio che non ti racconto le mie prodezze,altrimenti potresti anche spaventarti
    24 settembre 2009 12:48
    #3 Federica


    allora quando avrai imparato ci scrivi un post su come si sistemano le cose?



    io non capisco perchè se la carico io ci stanno dentro 4 cose, se lo fa mia mamma praticamente un mondo!
    24 settembre 2009 08:05
    #2 anna


    ihihihih non devi prendertela, sono cose automatiche che loro osservano attentamente, mentre tu eri presa dai libri e da tante altre cose. Non è molto grave, basta che non metti i piatti nella lavatrice e i panni nella lavastoviglie!!!!
    24 settembre 2009 07:02
    #1 Grissino


    Eh eh, giusto. Se non hai mai usato la lavapiatti di routine, ci sono un sacco di cose da imparare.

    :-P

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Il cuore dei luoghi abbandonati

Anche se ne ho visitato un numero irrisorio posso affermare con certezza che i luoghi abbandonati portano sempre su di sé i segni delle vite che vi sono passate. Sembra strano ma la storia di un luogo è raccontata anche da cosa è rimasto, e come è rimasto, dopo l'abbandono. Ed è questo secondo me che li rende tanto affascinanti.  Probabilmente in molti sono attratti dal loro lato dark e misterioso, io invece sono interessata alle vite passate di lì. Nonostante sia quello che mi ha portato a scegliere certi studi che mi hanno condannata ad essere diversamente occupata, non sono ancora riuscita a sedare il mio desiderio di osservare da vicino l'esistenza delle persone.  Io non ho avuto la possibilità di visitare il cimitero di San Finocchi, quello del manicomio di Volterra. Però ho letto che sono croci tutte uguali, senza un nome, senza una foto. Anonimi in vita per le loro malattie mentali, anonimi anche dopo la morte. Invece sono stata in un cimitero di un borgo disabitat