Passa ai contenuti principali

Giornate un pò così

A me i cambiamenti, belli o brutti che siano, mi scombussolano. A ME MI.
Peggio è se sono brutti, ma in ogni caso il mio corpo e la mia mente nell'abituarsi a una certa condizione fanno un pò fatica, nicchiano un pò. Ad esempio quando mi hanno presa Cesena: ero contenta matta ma allo stesso tempo spaventata per quanto dovevo affrontare da sola, e poi... allontanarmi da casa, da Fabrizio, dalle mie amiche che avevano scelto altre strade... Un pò se ci penso mi viene da ridere sotto i baffi (che, per inciso, non ho). Soprattutto in passato venivo additata come quella deboluccia, quella timidina, un pò senza palle. Ma poi ho sempre fatto le scelte importanti della mia vita seguendo soltanto me stessa. Le superiori, lo sport, l'università... l'ho sempre affrontati stanno ben distaccata dalle gonnelle altrui. Di quelle "ganze".
Ma apparte questo... Ora che sono tornata qui a casa e ho da trovare una collocazione a tutta questa roba che ci ha invaso casa, ora che faccio, insieme a mia mamma, la badante di Lucky a tempo pieno, ora che dovrei iniziare seriamente il lavoro di tesi, sono nell'apatia più totale. Mi trascino per casa in pantofole, riempiendomi di tisane alle erbe. Mi sono pure ammalata. Avevo una tale voglia di sole, dopo il freddo patito a Cesena, che ci sono stata troppo e mi sono raffreddata. Lotto costantemente con gli starnuti e il naso gocciolante. E il tutto ha aggravato la ormai perenne congiuntivite. Sono grosse soddisfazioni. E poi, anche 'sta storia della congiuntivite mica l'ho capita: l'oculista che s'è fatto dare 100 € a nero, mi ha detto che era dovuto all'allergia. Ma a che mica me lo ha detto. Così mi tengo la mia bella CONGIUNTIVite senza saperne il perchè. Che se lo SAPREI ve lo DICESSI...
E se non avete riso, sappiate che nemmeno io l'ho capita.

Commenti

  1. Tutto quello che posso dirti é di cambiare oculista... sigh.
    :-(
    Mi spiace che tu sia cosí piccionata in questi giorni...

    RispondiElimina
  2. Quando sono partita per Milano, poco più di tre anni fa, ero "sicura di me". Almeno questo è quello che volevo dare a vedere. Tutto quello che ho passato nei primi mesi lo so praticamente solo io ed è un esperienza che non voglio ripetere a breve. Per questo ho un "caga" (scusa il termine) assurda di non esser passata al test di ammissione.
    Ste

    RispondiElimina
  3. Guarda che la tensione e l' ansia ne possono fare di tutti i colori; come d' altra parte anche la cessazione della tensione (il relax dopo certi impegni) può portare patologie lievi.
    Ciao Lunga! massimo.

    RispondiElimina
  4. @grissino: passerà prima o poi e che cavolo!
    @federica: nel senso di Digito!? Eh... magari...
    @ste: dai speriamo bene per il test!
    @massimo: purtroppo lo so... benedetta somatizzazione!

    RispondiElimina
  5. 'scolta... per 50 eurI te lo AVESSI detto io che ERI allergica.
    eh.

    RispondiElimina
  6. Io l'ho capita... hai incontrato digito e te l'ha attaccata lui! Vero?

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Diversamente titolati

Premessa numero 1. Io non ho nessun tipo di pregiudizio legato al titolo di studio: conosco dei laureatissimi e pure masterizzati ignoranti come capre e persone che con un serale hanno fatto una mega carriera nella dirigenza di grosse aziende. Che, fra l'altro, mi hanno raccontato di ingegneri da 110 e lode che non sapevano da che parte rifarsi per svitare un bullone. Ognuno sa fare il suo, lo può avere imparato studiando o lavorando, e ognuno può essere un genio o un caprone, a prescindere. Ma soprattutto (premessa numero 2) io la penso così: Per capirsi, quando ho iniziato a sentirmi stretta nel posto in cui lavoravo, ho preso a cercare QUALSIASI lavoro mi desse la possibilità di non restare a casa disoccupata e mandai CV anche per fare le pulizie. Mi chiamarono con L'UNICA FINALITÀ di chiedermi se ero proprio sicura, perché "hai una laurea". Risposi che certo che ero sicura, che avevo bisogno di lavorare e che NONOSTANTE LA LAUREA ero perfettamente in grado