Passa ai contenuti principali

Non vi conviene far arrabbiare il Gatto



In due abbiamo quasi 70 anni ma la verità è che le uniche volte che andiamo al cinema è per vedere un cartone animato. La prossima volta sarà per Madagascar 3, che abbiamo visto il trailer e c'è perfino la torre di Pisa, non possiamo certo perdercelo! Stavolta è toccato al Gatto con gli Stivali, personaggio della saga di Shrek che ha avuto un successo tale per cui è stato creato un film solo per lui. A parte il fatto che la donnina che strappa i biglietti all'ingresso pensava che avessimo sbagliato sala e forse dovremmo affittarci un ragazzetto "da accompagnare"... Il film è davvero molto carino. Ci sono diverse citazioni divertenti e un bel mescolone di fiabe (un'ottima occasione per fare un ripasso!), ci sono i classici valori da cartone disney ma con il pepe della dreamworks. E ci sono gli occhioni del Gatto, che da soli valgono tutti i 10 € del biglietto e il mal di testa del post 3D.

Commenti

  1. penso che sarà il film che andrò a vedere a Natale!

    RispondiElimina
  2. Io ci vado venerdì ;)
    (ed è più di un anno che non vado al cinema o_O, che vergogna! )

    RispondiElimina
  3. Adoro quegli occhioni...non vedo l'ora di vederlo!!

    RispondiElimina
  4. I cartoni sono divertenti.

    Un abbraccio e buon martedì!

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Diversamente titolati

Premessa numero 1. Io non ho nessun tipo di pregiudizio legato al titolo di studio: conosco dei laureatissimi e pure masterizzati ignoranti come capre e persone che con un serale hanno fatto una mega carriera nella dirigenza di grosse aziende. Che, fra l'altro, mi hanno raccontato di ingegneri da 110 e lode che non sapevano da che parte rifarsi per svitare un bullone. Ognuno sa fare il suo, lo può avere imparato studiando o lavorando, e ognuno può essere un genio o un caprone, a prescindere. Ma soprattutto (premessa numero 2) io la penso così: Per capirsi, quando ho iniziato a sentirmi stretta nel posto in cui lavoravo, ho preso a cercare QUALSIASI lavoro mi desse la possibilità di non restare a casa disoccupata e mandai CV anche per fare le pulizie. Mi chiamarono con L'UNICA FINALITÀ di chiedermi se ero proprio sicura, perché "hai una laurea". Risposi che certo che ero sicura, che avevo bisogno di lavorare e che NONOSTANTE LA LAUREA ero perfettamente in grado