Passa ai contenuti principali

Resto di stucco, è un barbatrucco!

Questo post stavo per scriverlo ieri, ma si sa, nella vita ci sono pur sempre delle priorità e io sono pur sempre una donna quindi... Era necessario parlare dei miei capelli!
La cosa è stata positiva perchè ho saputo un elemento che ha chiuso il cerchio e spiegato l'inspiegabile.
Il post iniziale, quello senza le ultime rivelazioni, lo avrei intitolato: Ecco perchè le cose in Italia vanno male.
Spiegazione.
Ho avuto modo di interagire con una ex tirocinante e chiacchera di quello, parla di quell'altro, è emerso il suo punto di vista sul tirocinio. Ovvero: SI DEVE ARRIVARE 5 MINUTI PRIMA E ANDARE VIA 5 MINUTI DOPO, NON FARE PAUSE, ESSERE LIGI... Ecco la bomba siori e siore... PROPRIO PERCHè NON SI è PAGATI!!!
Sono rimasta sinceramente allucinata.
C'è da dire che detto così sembro l'ultima dei pennelloni che stanno in ufficio a grattarsi i coglioni (senti lì che poetessa). Invece nel primo semestre sento di essermi molto data da fare e non ho mai esistato a rimanere tempo in più se c'era bisogno o comunque mi interessava quel che stava succedendo. Tutto tempo extra dalle ore ufficiali.

Però c'è da dire anche che un conto è il senso del dovere, un conto è la sindrome di Stoccolma.

Al che, rimasta di stucco, ho pensato: ecco perchè l'Italia va male, mica per i fannulloni, ma per questa gente che si fa sfruttare, ridicolizzando il senso del lavoro: io do una cosa a te e tu me ne dai una a me di pari valore. Così si alimenta il circolo vizioso dello sfruttamento, ecco!



Poi ho avuto l'illuminazione. La tipa spera di essere assunta proprio lì.

Mi pareva impossibile.

Infatti c'era il barbatrucco!!!

Commenti

  1. #3 Lunga


    @grissini: più che altro... ok volersi mettere in mostra... però dire delle cose così astruse alla presenza di una tirocinante che farà un percorso lunghissimo (molto di più dei suoi 2 mesi) non mi sembra molto simpatico!
    27 marzo 2010 08:11
    #2 Grissino


    ESATTO. Se poi aggiungi che a molti non interessa la qualitá di quello che fai, basta che sia un minimo passabile. Sai che schifo di professionalitá hai...
    26 marzo 2010 21:46
    #1 Serena

    :O:O:O

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Diversamente titolati

Premessa numero 1. Io non ho nessun tipo di pregiudizio legato al titolo di studio: conosco dei laureatissimi e pure masterizzati ignoranti come capre e persone che con un serale hanno fatto una mega carriera nella dirigenza di grosse aziende. Che, fra l'altro, mi hanno raccontato di ingegneri da 110 e lode che non sapevano da che parte rifarsi per svitare un bullone. Ognuno sa fare il suo, lo può avere imparato studiando o lavorando, e ognuno può essere un genio o un caprone, a prescindere. Ma soprattutto (premessa numero 2) io la penso così: Per capirsi, quando ho iniziato a sentirmi stretta nel posto in cui lavoravo, ho preso a cercare QUALSIASI lavoro mi desse la possibilità di non restare a casa disoccupata e mandai CV anche per fare le pulizie. Mi chiamarono con L'UNICA FINALITÀ di chiedermi se ero proprio sicura, perché "hai una laurea". Risposi che certo che ero sicura, che avevo bisogno di lavorare e che NONOSTANTE LA LAUREA ero perfettamente in grado