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Cosa sognano i pesci rossi

Non so qual'è il criterio con cui si sceglie un libro. Cioè, se si va oltre alla classica immagine della gironzolata in libreria a leggere il retro della copertina.

Per esempio io questo libro qui l'ho visto sì, gironzolando in libreria alla ricerca dell'ispirazione per una lettura, però sono stata come attratta magneticamente dalla copertina, dal colore, dal titolo. Ho letto frettolosamente la trama ma avevo già deciso che lo volevo.
Ho finito di leggerlo oggi sul treno, e non ho saputo trattenere le lacrime.
Il libro si compone di diversi capitoli i cui titoli sono alternativamente "i pesci rossi" e "la faccia verde".
Il pesce rosso è Tunesi, ex amministratore delegato, un uomo importante insomma, con una vita perfetta: moglie, figlia e status. Un tumore e un'operazione azzardata per tentare di salvargli la vita gli portano via tutto, ritrovandosi in Terapia Intensiva, tracheotomizzato e impossibilitato a comunicare. Muto. Come un pesce rosso appunto. Il pensiero però non è muto e Tunesi ci racconta tramite  questo tutta la sue esperienza in terapia intensiva e parte della sua vita.
La faccia verde è Gaboardi, medico frustrato che non fa più il suo lavoro con la passione di una volta, che beve per affrontare la giornata e che ha buttato all'aria il suo matrimonio a causa di innumerevoli scappatelle. Gaboardi è anestesista nel reparto dove è ricoverato Tunesi. E lo considera ormai un caso spacciato, un'operazione che non andava fatta, il risultato delle azioni del classico luminare in chirurgia che pejnsa solo a tagliare. Però com'è come non è, Gaboardi un pò si affeziona a Tunesi e ci racconta delle sue giornate in ospedale.
Questo libro non è certo una passeggiata. Ti costringe a riflettere. Perchè alla fine si tratta di uno che capisce il vero valore della vita, del tempo, degli affetti, quando sta abbandonando tutto questo. Un morto che parla della vita. Assurdo. Doloroso. Perchè uno dice che a lui non capiterà ma la vita poi ti porta a dare molto, troppo, per scontato. Per esempio di avere tanto tempo davanti per fare delle cose che oggi proprio non si riesce a fare, perchè le stai incastrando tra il lavoro e gli altri mille impegni.
Non è un libro che ti cambia la vita, sia chiaro, però senz'altro ti fa stare a pensare a certi fatti della tua vita, passati presenti e futuri. E secondo me quando un libro fa riflettere merita sempre di essere letto.

Commenti

  1. #4 piratasan
    piratasan

    capisco....

    bisognerebbe sempre pesare al peggio per vivere meglio, ma sono maledettamente ottimista.

    certo che quando uno si incazza per delle sciocchezze, dovrebbe pensare che i problemi sono altri, vedi salute in primo piano.


    28 dicembre 2009 23:23
    #3 Federica


    lo voglio.... non so quando, ma lo voglio!
    28 dicembre 2009 21:16
    #2 Serena


    Anche io come la Ste ho ancora un mattone di 600 pagine da leggere (appena iniziato) quindi prima di prendere un altro libro passeranno almeno un paio di mesi...Questo libro che ci proponi sembra veramente interessante, mi piacciono questi libri intensi...Su quale base scelgo un libro? Quasi sempre dal titolo e dalla copertina, mi colpisce quello ...poi segue la scelta post recensione...Devo dire che l'istinto "colpo di fulmine" non mi ha mai deluso...
    28 dicembre 2009 20:02
    #1 Ste
    ]

    Mi è capitato questo libro sotto gli occhi poco più di una settimana fa, a casa di un amico medico, mentre spulciavo i libri che teneva in soggiorno. Come titolo non mi era nuovo e anche di cosa parlava avevo sentito qualcosa, delle mie colleghe lo avevano citato in una lezione di Bioetica, in cui loro parlavano dello stato vegetativo permanente. Certamente non è un libro da prendere alla leggera. Un po come Non Lasciarmi di Ishiguro Kazuo. Rimanendo in ambito libresco, non ho ancora comprato Cosa sognano i pesci rossi semplicemente perchè ho accumulato già 5 libri comprati tra ottobre e inizio dicembre, e ,per quanto i libri non scadono, se continuo così ne accumulerò troppi. L'ultimo che ho finito di leggere e che trovo straordinario è Il dottor Stranamore (chiamato anche Allarme rosso) di Peter George [in breve quello a cui Kubrik si liberamente ispirato per l'omonimo film].

    Ste

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