Pensare al Carnevale della mia infanzia mi ha permesso riflettere sul fatto che la mia vita non comincia col blog, ho quasi 25 anni da raccontare e voglio renderne partecipe i miei 25 lettori (notare l'alto livello culturale del blog con tanto di citazione manzoniana direttamente dai Promessi Sposi. E vorrei dire che credo fermamente che i suoi lettori sarebbero stati 25 o poco più se poi non ci avessero obbligato a leggerlo nelle scuole...). Per inaugurare questo nuovo capitolo delle mie "avventure" voglio iniziare col raccontarvi il mio primo giorno di scuola.
Ricordo un po' controverso: c'è chi ha vaghi ricordi, chi te lo racconta come se fosse stato ieri e chi lo ha rimosso del tutto. Io, soprattutto per la prima parte della mattinata, sono della seconda categoria. Un giorno troppo bello per essere dimenticato?! No, tutt'altro. OVVIAMENTE. Ormai sono passati ben 19 anni ma ancora ricordo l'emozione di quel risveglio, di indossare il grembiulino bianco col colletto ricamato, di farsi fare il fiocco ai capelli dalla mia mamma, controllare un'ultima volta se c'era tutto nella mia fantastica cartella di Topo Gigio e avviarsi verso la scuola. Non senza prima essermi concessa al mio babbo per delle foto fatte per immortalare il momento. Peccato che il mio babbo, fotografo per hobby, faccia delle foto belle solo quando non si tratta di me. E come dico sempre io... Qui Freud avrebbe detto qualcosa. Comunque il risultato di quelle foto sono... Delle inquietanti foto segnaletiche! Davanti, profilo destro, profilo sinistro, con lo sfondo del muro del terrazzo di casa mia. Forse una sottile metafora? Una premonizione? Chissà.
Dopo questo incoraggiante inizio, mi accompagna a scuola, non ricordo se ci fosse anche mia mamma perchè io, da "bambina grande", ho salutato in fretta e furia ansiosa di iniziare questa nuova esperienza. E poi... l'ingresso nell'aula. La ricordo benissimo. La mia aula era sul retro, era luminosissima grazie a una grande vetrata e c'era un cortile solo per noi. I banchi quel giorno erano stati disposti a ferro di cavallo e su ogni banco c'era il nome del bambino che l'avrebbe occupato. Scritto su una margherita di cartoncino per le bambine e su un bruchetto per i maschietti. Proprio dal lato della porta d'ingresso c'era una stesa di margheritine. Mentre tutti entravano disordinatamente, iniziava la caccia al nome e, quando qualcuno lo trovava, si sedeva soddisfatto di aver trovato il proprio posto nella società, almeno per il momento.
Io avevo visto che c'erano tutte le margheritine da un lato e iniziai a camminare lungo i banchi per trovare il mio nome... ma andavo avanti e non c'era...sarà l'ultimo...cavolo nemmeno qui...no!si sono dimenticati di me...ma forse ci sono altre margherite più in là...no niente... ah eccomi! Già, l'unica margherita tra tanti bruchi. E che palle! Mi sono seduta e ho aspettato che i due bruchi arrivassero per scoprire la loro faccia. Da lì a poco mi resi conto che non erano bruchi ma serpenti velenosi... E che io ero stata messa lì perchè la maestra conosceva la mia famiglia e sapeva che ero una bambina buona. Sai che guadagno! Per otto anni sono stata costretta a sedermi accanto ai miei compagni più esagitati per "tenerli buoni". Cazzi miei se tornavo a casa piangendo praticamente ogni giorno. Poi le maestre si lamentavano che non socializzavo. Ma per forza, avrei dovuto far comunella con gente che tirava le penne negli occhi alle maestre o metteva loro le puntine sulla sedia della cattedra!? Forse avrei potuto provar qualche lancio anch'io e vendicarmi del supplizio a cui mi hanno condannato.
Molti anni dopo mentre studiavo per l'esame di pedagogia ho trovato scritto sul manuale che questa è una tecnica caldamente consigliata alle maestre. Avrei voluto andare dall'autore e prenderlo a testate. Ok che in quel modo i casinisti di turno stanno più buoni, ma poi fornisci aiuto psicologico a quei poveri cristi che devono ciucciarseli ogni santa mattina. O almeno qualche lezione di autodifesa. Mi ricordo pure che alla fine della quinta ci fecero fare un pensierino su come ricordavamo quel giorno e io scrissi (evviva la sincerità dei bambini!) di quanto fui delusa di essere stata trattata in quel modo. La maestra rimase "sconvolta" per il fatto che me lo ricordavo ancora così bene. Beh, un trauma del genere chi se lo scorda più. E pensate...quello era solo l'inizio... Ma il resto è un'altra storia...
Ps: pedagoghiiiiiiiii... prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr!!!
Caspita, capitava anche a me di stare sempre accanto ai più tremendi, soprattutto alle medie, ero disperata, ci vorrebbe un po' di rinnovamento su queste teorie. Perché non scriviamo noi un bel libro, dal nostro punto di vista.
RispondiEliminaricordo con orrore i primi 2 anni delle medie passati come vicina di banco di 2 esseri stupidi che più stupidi non si può!
RispondiEliminasecondo me i miei cattivi raporti con l'altro sesso dipendono da quello... chiedo un tuo consiglio su questa teoria, così poi chiedo i danni morali ai professori e li porto a Forum!