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Colloquium donnae

Qualche settimana fa sulla mia pagina facebook invece di pubblicare la solita rubrica del venerdì, ho condiviso un articolo di tutt'altro calibro ma con un tema a me caro.
Era descritto un colloquio di lavoro a dir poco umiliante e discriminante subito da una donna e per di più omosessuale. Oh, così vuol dire cercarsela!
Ironia a parte, è certo che siamo in un mondo ancora così primitivo in cui avere un paio di tette e una vagina (sì l'ho detto) risulta essere un punto a sfavore anche nel mondo del lavoro.
A me è successo una volta sola (e mi è bastata) dove fui presa a sfottò perché ero una donna e pure un po' mingherlina (ma ora ho preso 10 chili e vorrei tanto allungargli una bella cinquina in faccia) per fare un lavoro da Vero Uomo. Alla fine, non riuscendo a subire e basta, obbietai che bastava non assumermi senza allungare la questione. Risultato: fui selezionata ma li mandai a stendere ribadendo il fatto che il loro selezionatore era un gran maschilista del cà. È successo di recente a una mia amica. Il colloquio lo faceva direttamente il titolare della ditta, al suo arrivo le ha fatto scivolare il biglietto da visita in mano e ha iniziato a farle domande sul perché di certe scelte della sua vita privata, cose utilissime da sapere per fare le busta paga.
Gli uomini ci mettono anche quel che di maiale (e per fortuna non sono tutti così! Dove lavoro nessuno si è mai permesso) e di desiderio di sottomissione... Ma anche le donne non scherzano. Quindi nell'essere delle merde abbiamo decisamente ottenuto la parità.
Ad una mia compagna di corso le suore (qui c'è pure il sopruso perpetrato da "persone caritatevoli") che gestivano il centro in cui faceva volontariato dissero che pur cercando personale non assumevano lei perché in procinto di sposarsi e dotata di utero, quindi si sarebbe certamente riprodotta creando non poco danno con l'assenza per la maternità. Ecco, questa è una cosa che se mi capitasse mi farebbe girare altamente i coglioni, che fra l'altro se li avessi non avrei di certi problemi. Io non voglio figli e dovessi perdere un'opportunità lavorativa solo perché POTREI farne sarebbe davvero una beffa. La mia amica dopo il matrimonio ha provato a lungo ma non rimaneva incinta, sembrava davvero un crudele scherzo del destino. Fortunatamente poi la cosa si è risolta ma io penso anche a chi non può averne ma che può essere etichettata da un ipotetico datore di lavoro come essere figliante e scartata. Anche questo è, tristemente, essere donna.

Infine... Un'altra mia amica. Lei ha fatto tantissime selezioni per le grandi catene, dove i colloqui sono super strutturati e ci sono selezionatori professionisti. Quei colloqui sono un po' tutti uguali. Quindi arrivava ad ognuno sempre più preparata ma non andavano comunque in porto;poi ha capito che durante il colloquio l'attenzione cascava su quell'anello regalatogli dal fidanzato e le domande sul suo futuro di donna. Sì è dunque presentata senza anello, ha tolto certe informazioni scottanti da facebook e si è preparata per un altro colloquio.
Lascio a voi immaginare come è andata a finire...


Commenti

  1. Per fortuna non mi è ancora successo di essere apertamente discriminata perché donna.
    Forse perché quasi tutti i miei colloqui (non molti, a essere sincere) li hanno condotti delle donne.
    Forse.

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  2. La prima volta che, durante un colloquio, mi fu chiesto se fossi fidanzata e avessi intenzione di sposarmi e fare figli, risposi che mio padre era morto sei mesi prima, io avevo 24 anni, e come minimo avrei desiderato restare accanto a mia madre fino ai 35.
    Mi assunsero.
    Dopo due anni e mezzo mi sposai.
    Il lavoro non era più lo stesso, perché comunque si trattava di contratti stagionali alla reception degli alberghi, ma cominciarono a guardarmi con diffidenza, chiedendomi come mai non desiderassi dei figli (bugia, oltretutto, ma "a fin di bene").
    Insomma, è un mondo triste.
    Quando decisi di avere Lorenzo, pregai per settimane che fosse maschio. La vita degli uomini è più facile, già partendo dall'assenza del ciclo mestruale.
    Ma meglio fermarmi qui.
    Buona giornata.

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  3. Questo tuo post cade amaramente a fagiolo.
    Proprio pochi giorni fa, parlando con un mio professore del post-laurea, m'ha detto (quasi come se fosse mio padre):
    "Quando andrai a fare un colloquio devi seguire due regole: dimostrarti sicura e determinata e NON indossare la fede. MAI. Altrimenti, per quanto tu sia capace e idonea, per quanto possano o non possano chiederti se hai intenzione di sposarti e/o di fare figli, per partito perso ti scarteranno. Prima firma il contratto e poi spuntaci con il pancione!"
    E questo, è schifosamente demoralizzante. Sia per l'età che ho che per il fatto di aver passato una vita sui libri per cosa? Per essere valutata in merito alla mia capacità riproduttiva?
    Che poi questi sono gli stessi che si lagnano della scarsa natalità in Italia!
    P.s. comunque una mia amica, laureanda in legge, m'ha detto che le domande di carattere personale e privato ( prime tra tutte quelle sul volere figli ecc) NON SONO LEGALMENTE TENUTI A FARLE.
    Della serie che, in teoria, dovremmo denunciare chi le fa. Solo che sappiamo già come andrebbe a finire.
    Che paese di merda.

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  4. per fortuna mia non ho avuto apertamente umiliazioni di questo tipo, certo sono passati molti anni ma mi meraviglio che ancora esistano queste discriminazioni!!!!

    sono passata anche per ringraziarti di qver partecipato la scorsa settimana alla foto sfida
    CLICCA QUI
    buon fine settimana, ciao!!!
    .

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  5. La tua amica che è andata dalle suore, dove ricambiarle scrivendo al vescovo e a qualche altra gerarchia ecclesiastica.

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  6. Davvero spiacevole che si debba essere sempre svantaggiate perché dotate di utero e vagina. Avvilente, anche, che pure le donne che non vogliono figli debbano vedersi scartate perché in fondo potrebbero anche farne.
    Le pari opportunità ancora non esistono ma è anche colpa di uno stato che non agevola aziende più o meno piccole che una donna magari l'assumerebbero pure, ma che hanno paura, poi, di doversi accollare spese che non sempre possono permettersi appieno.

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  7. Davvero non ci sono parole.
    In fondo questo ce la dice lunga sul mondo di lavoro di oggi che si basa sul negare i diritti dei lavoratori e in questo caso delle lavoratrici.. ma questo succede solo in Italia.
    Una mia amica, che vive in Lussemburgo con il suo fidanzato, aveva cominciato a lavorare in un asilo (lei è laureata come educatore della prima infanzia) per sostituire un'impiegata incinta. Il caso ha voluto che anche lei restasse incinta (non era programmato) ma anziché buttarla fuori a calci, l'hanno messa in maternità subito (per legge una donna incinta non può continuare a lavorare in un asilo o in un posto in cui sono presenti dei bambini) e potrà tornare a lavorare appena finita la maternità. Questo dopo sole due settimane di lavoro e con un contratto come sostituta.
    Davvero un altro mondo.

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