Passa ai contenuti principali

Palline di formaggio


Se avete visto il telefilm Chuck sapete di che parlo se dico "palline al formaggio".

Se non lo avete visto, dovete subito rimediare. Intanto per capire a fondo questo post, poi più che altro perché è una serie FIGHISSIMA!

Per farla breve, il protagonista, che da sempre lavora in un posto ben al di sotto delle sue reali potenzialità, ad un certo punto della storia prende consapevolezza della cosa e si licenzia, certo di trovare altre mille strade davanti al lui.
E invece ovviamente non sarà così e lui si ritrova a passare le giornate in vestaglia sul divano, barba lunga, sporco e con le palline al formaggio da divorare. Il dramma accade quando lo snack finisce e per rifornirsi si ritrova a uscire in vestaglia!

Io questa fase l'ho passata l'anno scorso, dopo essermi licenziata da uno dei vari lavori che facevo per la stessa associazione e dopo che, siccome avevo alzato la testa, sono stata fatta fuori dagli altri. Senza palline al formaggio, perché io purtroppo somatizzo tanto e troppe schifezze quando sono stressata mi fanno star male.

È una cosa che ti segna quella fase lì. Me ne sto accorgendo in questi giorni complici le feste, ore da recuperare e quindi giorni di lavoro saltati e la prospettiva di rientrare a fare pochissime ore settimana. Sto in vestaglia tutto il giorno e se devo uscire tengo il pigiama sotto il maglione.

Ma tengo duro. In vestaglia ancora non sono uscita...

Commenti

  1. Nemmeno io esco in vestaglia, ma in tuta si!

    RispondiElimina
  2. Quella fase l ho passata pure io ahimè

    RispondiElimina
  3. Mi ricorda vagamente lo spettacolare Drugo de "Il grande Lebowski". Film imperdibile. E penso proprio che il tizio di cui parli (e di cui non ho mai sentito parlare) abbia copiato pari pari il Drugo anche se lui andava in cerca di latte per il suo drink alcolico.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Possibile, la serie ha un sacco di citazioni volute!

      Elimina
  4. ... mancano i bigodini e le ciabatte a forma di peluche ...

    RispondiElimina
  5. Non ti scoraggiare, tieni duro, mi raccomando !!Un saluto

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Gli strati della lasagna

Ho letto in diverse recensioni che Coliandro piace perché è uno di noi . Indubbiamente, con quell'aria da eterno sfigato, è molto più umano e "reale" di tanti poliziotti eroi che si vedono in tv. Non è difficile, come avevo già scritto, ritrovare un po' della nostra vita nella sfortuna e nella voglia di rivalsa coliandresche. Soprattutto se si è diversamente occupati. In fondo anche Coliandro lo è. In questa serie oltretutto ha fatto pochissime cazzate, ha preso pure un encomio, eppure è ancora relegato a tappare buchi negli uffici più sfigati del commissariato. Certo, è pur sempre una fiction e i Manetti Bros non sono i soliti registi che costruiscono una storiella così, già vista e sentita, scontata e piatta. I Manetti Bros hanno dei picchi di genialità unici. Roba trashissima. A volte i loro cattivi sono talmente malvagi e sopra le righe da risultare quasi caricature pulp. Ricordo un dj Francesco tossicomane e psicopatico che ciao. Nell'ultima puntata andata