Passa ai contenuti principali

Qualcuno con cui correre

Bernacca, tra i vari lati positivi che ho potuto apprezzare nei mesi di convivenza, mi ha fatto scoprire Grossman e di questo devo solo dirle grazie.
Regalandomi A un cerbiatto somiglia il mio amore ha fatto sì che superassi il pregiudizio del libro troppo lungo, così che ho potuto avvicinarmi anche ad un altro romanzo lungotto di Grossman.
Qualcuno con cui correre (che nell'edizione economica pare più corto di quel che effettivamente è, mah, misteri della riduzione dei caratteri) racconta di un incontro di anime: Assaf, che incarna il ruolo del tipico sedicenne (brufoli, contrasto con il migliore amico dell'infanzia, rapporto con la famiglia...), e Tahmar, sua coetanea che di comune non ha niente e lotta con un problema più grande di lei: deve riportare a casa il fratello tossicodipendente che non riesce a liberarsi dai suoi aguzzini/spacciatori.
Dico: incontro di due anime. Sì perchè Assaf si innamora di Tahmar ancora prima di averla realmente conosciuta, da quando si mette sulla sua strada grazie a Dinka, la cagna della ragazza (Bernacca mi aveva detto "visto il tuo amore per i cani dovresti leggerlo"). E alla fine, quando i due si incontrano, le anime diventano una sola.


Commenti

  1. Grossman non mi piace...ho fatto una fatica ad arrivare in fondo!

    RispondiElimina
  2. Questo libro mi è capitato sottomano diverse volte in libreria, ma a dirti la verità la trama non mi ha mai attirato molto!

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Diversamente titolati

Premessa numero 1. Io non ho nessun tipo di pregiudizio legato al titolo di studio: conosco dei laureatissimi e pure masterizzati ignoranti come capre e persone che con un serale hanno fatto una mega carriera nella dirigenza di grosse aziende. Che, fra l'altro, mi hanno raccontato di ingegneri da 110 e lode che non sapevano da che parte rifarsi per svitare un bullone. Ognuno sa fare il suo, lo può avere imparato studiando o lavorando, e ognuno può essere un genio o un caprone, a prescindere. Ma soprattutto (premessa numero 2) io la penso così: Per capirsi, quando ho iniziato a sentirmi stretta nel posto in cui lavoravo, ho preso a cercare QUALSIASI lavoro mi desse la possibilità di non restare a casa disoccupata e mandai CV anche per fare le pulizie. Mi chiamarono con L'UNICA FINALITÀ di chiedermi se ero proprio sicura, perché "hai una laurea". Risposi che certo che ero sicura, che avevo bisogno di lavorare e che NONOSTANTE LA LAUREA ero perfettamente in grado