Passa ai contenuti principali

TL.... F!

Martedì è stato il giorno che desideravo da ben 365 giorni: la fine del tirocinio.
Indipendentemente dal fatto di trovarsi bene o male posso assicurare che è un tantino frustrante alzarsi ogni mattina e andare a lavorare senza percepire un euro, magari lavorando (neanche troppo di rado) di più di chi riscuote e a volte anche meglio. E non perchè sei un genio, ma perchè c'è gente in giro che veramente... Diciamo che per loro non funzione nemmeno il detto "braccia rubate all'agricoltura", perchè sarebbero inetti anche in quello.
E adesso posso tirare le somme di questa esperienza.
TLA è sembra un capitolo chiuso da secoli. Non credevo si sarebbe chiuso così bruscamente, ma veramente la vita è così imprevedibile. Il tempo mi è sempre mancato, sono stata risucchiata, controvoglia, da TLB. Sono andata a trovare la mia tutor solo una volta in sei mesi. E in realtà c'è stata una settimana in cui avrei potuto passare da loro, ma era trascorso così tanto tempo... Da una parte forse mi vergognavo un pò, anche se in buona fede: "scusate ma non ho mai avuto tempo perchè passavo anche 8 ore in ufficio, poi ci metti il treno e compagnia bella e arrivato a casa stremata e in orari improponibili". Sembra più una scusa che la realtà. Dall'altra l'aver fatto amicizia con alcune delle operatrici e con AmiCollega, e aver saputo come sono cambiate le cose e che doppia faccia ha mostrato la mia tutor, mi ha fatto pensare che tornare mi avrebbe deluso, o intristito, non so. Forse ho fatto bene, o forse male. Ho tempo di recuperare, comunque.
E poi TLB. Così desiderato e così detestato. E' proprio vero, non si dovrebbero mai avere aspettative positive, si rischia di rimanere fortemente delusi. Il lavoro è molto diverso da quello che mi aspettavo, purtroppo perchè in un posto dove ci vorrebbero degli psicologi davvero in gamba ce n'è solo uno e ostacolato in tutti i modi. Però non è un brutto lavoro, anzi, solo diverso da come pensavo (e da come andrebbe fatto per farlo proprio bene). Sono state le persone che ho incontrato a farmi pesare la sveglia la mattina. E gli rendo solo pan per focaccia quando dico e penso che mi sono trovata così male perchè chi ha studiato certe materie umanistiche ha una sensibilità e una propensione al rapporto umano che chi ha a che fare coi numeri manco si sogna. In fin dei conti se nessuno psicologo sa fare i calcoli...
Un giorno vuoterò il sacco. Adesso non posso. 
In ogni caso, basta, chiuso, the end. Dopo il lato A e il lato B, c'è il lato F (ine). I nasti prima o poi finiscono. E se ne iniziano altri.

Commenti

  1. Non son d'accordo che chi studia materie scientifiche sia meno sensibile. Piuttosto, é piú pratico e non si perde troppo in cazzate. Il che non vuol dire che non sogna... ma sogna qualcosa che poi vuol fare o realizzare per esempio. Mi trovo tremendamente ben descritto in queste righe... :-P Ormai mi conosci e sai che é vero quello che ho scritto ma forse sí, forse sono l'ecezione che conferma la regola che hai scritto? Non so...

    RispondiElimina
  2. @federica: ti risp su facebook...
    @grissino: non sono d'accordo nemmeno io ma la loro teoria opposta è quella, quindi per loro vale quella regola! PS:nell'altro commento non ti avevo snobbato ma mi aveva fatto ridere federica con la sua risposta e...diciamo che valeva anche per me!
    @giardigno65: benvenuto... e... interessante soluzione!

    RispondiElimina
  3. Per me dovresti sfogarti...Comunque è ovvio che tutte le cose hanno un inizio ed una fine...e la fine porta sempre automaticamente ad un nuovo inizio...ed io ti auguro tutto il meglio!

    RispondiElimina
  4. Forza e coraggio! Dopo la tempesta arriva il sole! purtroppo però devi mettere in conto che gli stupidi(per essere gentile9 ci sono ovunque!!!Ciao

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Il cuore dei luoghi abbandonati

Anche se ne ho visitato un numero irrisorio posso affermare con certezza che i luoghi abbandonati portano sempre su di sé i segni delle vite che vi sono passate. Sembra strano ma la storia di un luogo è raccontata anche da cosa è rimasto, e come è rimasto, dopo l'abbandono. Ed è questo secondo me che li rende tanto affascinanti.  Probabilmente in molti sono attratti dal loro lato dark e misterioso, io invece sono interessata alle vite passate di lì. Nonostante sia quello che mi ha portato a scegliere certi studi che mi hanno condannata ad essere diversamente occupata, non sono ancora riuscita a sedare il mio desiderio di osservare da vicino l'esistenza delle persone.  Io non ho avuto la possibilità di visitare il cimitero di San Finocchi, quello del manicomio di Volterra. Però ho letto che sono croci tutte uguali, senza un nome, senza una foto. Anonimi in vita per le loro malattie mentali, anonimi anche dopo la morte. Invece sono stata in un cimitero di un borgo disabitat