Passa ai contenuti principali

Siamo tutti un pò scrittori


Chissà, magari è tutto lo iodio che respiriamo. O il salmastro che si depisita nelle nostre menti facendo alla nostra materia grigia quello che fa alle facciate degli edifici. Comunque ci deve pur essere una spiegazione. Nel mio paese ci sono più scrittori che case. E credetemi di case ce ne sono davvero tante.
I risultati sono i più svariati e (per fortuna) non posso esprimermi sulla qualità perchè non ho mai preso il coraggio di leggere certe produzioni. Per carità, guai a fare di tutta l'erba un fascio e sicuramente ci saranno anche opere valide. Però...

Insomma per farvi capire il livello culturale a cui stiamo posso semplicemente dirvi che uno di questi libri si intitola "La passera è sempre la passera". Sicuramente è un trattato di filosofia e sugli scaffali lo potete trovare accanto alla "Critica della ragion pura". Poi non uno ma due libri sugli Etruschi scritti (???) da un ragazzetto che a occhio e croce pensa che l'Etrusco sia il nuovo cocktail da ordinare in discoteca. E poi.... la ciliegina sulla torta. Ora vi avverto, quello che scrivero SEMBRA pettegolezzo ma E' dovere di cronaca.
Allora dunque c'è questa tizia, una ragazza madre diciamo così, ex ragazza e poco madre in realtà. Una che se apre le gambe con la bocca aperta fa riscontro, per capirsi. E lo so, perchè vedo e ho visto (e vedrò temo) il via vai da casa sua. L'ultima presunta fiamma (chissà che sia stato lui a tirarle fuori questa vena da scrittrice) uno che potrebbe essere suo nonno. Ora ha scritto un libro che dal titolo parrebbe un'esaltazione del suo rapporto con il figlio. Una mamma per amica due, per capirsi. Mah, chissà se ha scritto anche di quella sera di qualche anno fà quando suo figlio avrà avuto sì e no 10 anni e mio padre lo trovò in giro che era mezzanotte passata e il poveretto gli disse che era fuori perchè "mamma deve stare sola con il suo fidanzato".
Non ho veramente parole. O meglio, ce l'ho fin troppe.

Adesso anche io voglio scrivere un libro. Scriverò l' "autobiografia di un piccione che mirava alla Lunga". Lo so, diventerà un best seller.

Commenti

  1. Forse l'ha scritto il figlio. Fra l'altro ,da quanto racconti, è più probabile che sia così.

    Il figlio racconta di come la madre l'abbia aiutato a superari tutti i dubbi della sua giovane età, con franchezza e complicità.
    ò_O

    RispondiElimina
  2. IO LO COMPRO, IO LO COMPRO!!!!!
    -ah, sono la tua conqui-

    RispondiElimina
  3. Io prenoto 2 copie, una per me e una per la mia compare! Anzi un centinaio di copie, così le distribuisco agli amici!

    RispondiElimina
  4. Prima!! Io lo compro al volo!

    Anche io tempo fa scrissi un libro, dimenticato tra i tanti appunti sulla mia scrivania...ho vinto un concorso letterario con un racconto breve...insomma, siamo tutti un pò scrittori, come affermi...

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Diversamente titolati

Premessa numero 1. Io non ho nessun tipo di pregiudizio legato al titolo di studio: conosco dei laureatissimi e pure masterizzati ignoranti come capre e persone che con un serale hanno fatto una mega carriera nella dirigenza di grosse aziende. Che, fra l'altro, mi hanno raccontato di ingegneri da 110 e lode che non sapevano da che parte rifarsi per svitare un bullone. Ognuno sa fare il suo, lo può avere imparato studiando o lavorando, e ognuno può essere un genio o un caprone, a prescindere. Ma soprattutto (premessa numero 2) io la penso così: Per capirsi, quando ho iniziato a sentirmi stretta nel posto in cui lavoravo, ho preso a cercare QUALSIASI lavoro mi desse la possibilità di non restare a casa disoccupata e mandai CV anche per fare le pulizie. Mi chiamarono con L'UNICA FINALITÀ di chiedermi se ero proprio sicura, perché "hai una laurea". Risposi che certo che ero sicura, che avevo bisogno di lavorare e che NONOSTANTE LA LAUREA ero perfettamente in grado