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C'eravamo tanto amati

Ogni volta che tornavo a Cesena, che ripercorrevo quella strada conosciuta e percorsa centianaia di volte avevo dentro di me un mix di contentezza e di tristezza indicibile. Andavo a trovare le mie ex coinquiline, che ancora chiamo "le mie coinquiline", senza l'ex. Perchè per me restano le mie coinquiline. Punto. E per questo ero contenta. Ma... ripercorrere quella strada e sapere che non stavo tornando a casa mia ma solo alla mai ex casa è sempre stato duro. La mia camera non era più la mia camera. Non avevo più lo sportello in cucina.
Una volta una di loro mi ha chiesto che effetto mi faceva tornare. Io ho nascosto alla meno peggio che quella domanda mi aveva tolto il fiato. Io mi affeziono tantissimo ai posti, ho sempre lasciato un pezzettino di cuore nelle case in cui rimanevo soltanto 15 giorni quando andavo in montagna coi miei.
Figuriamoci in quella casa lì. E poi è strano, sebbene ci sia stata la metà degli anni rispetto a Firenze, Cesena l'ho proprio vissuta, CI HO ABITATO.
Ovviamente non è stato solo il posto... Ma anche le persone. In quella casa, tralasciando quella che è stato il motivo del mio abbandono prematuro, mi sono trovata molto bene. Si shcerzava, si rideva, c'era complicità. Quando ho conosciuto la ragazza che mi ha sostituito e ho visto che si era subito inserita benissimo ci sono rimasta pure un pò male. "Si dimenticheranno presto della Lunga", ho pensato.
Non è successo e ogni volta che sono salita a Cesena sono passata a trovarle.
Tranne una volta che doveva finire il paragrafetto della da consegnare alla prof la mattina dopo. E quel pomeriggio per caso ho incontrato una di loro alla Coop e mi ha detto che in casa il clima era cambiato, che c'è stata una lite, che ora non si parlano quasi più. Non ho saputo e in un certo senso non ho voluto sapere il perchè. Quello che so è che la volta dopo che sono andata a cena da loro, vedere quei musi lunghi, sentire quel silenzio, non è stato piacevole. Per niente. Ed è strano come un gruppo così affiatato si stia sgretolando ogni giorno che passa.
E sentirmi dire "Quanto ti abbiamo rimpianto Lunga", è una magra, magrissima consolazione del mio ego.

Commenti

  1. Le case in cui ho vissuto
    erano cieli chiusi dentro ad una scatola
    ed ho lasciato tracce tanto chiare
    che qualcuno male interpreta
    l'educazione non prevede che
    si possa andare via bene
    senza stare un poco male
    .......per l'alba che c'e' in me
    in fondo anche un pianeta non e' altro che una scatola un po' sferica....

    ti cito i Marta sui Tubi....

    lacrimoni...

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  2. io tremo all'idea di quando dovrò lasciare questa casa bolognese, è un pensiero che angoscia me e la mia coinquilina talmente tanto che certe volte ci mettiamo a fantasticare sul fatto che anche quando saremo accoppiate con figli, vivremo in una bifamiliare, e che dobbiamo scegliere i nostri fidanzati in base al fatto che accettino o no questa condizione :-)

    sun

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  3. io al contrario (purtroppo, eh) mi dimentico in fretta dei posti e delle persone. nel senso che quando me ne vado, chiudo la porta dietro di me, e mi guardo poco indietro, cerco sempre di guardare avanti. Ma forse, è perchè un'esperienza così positiva via da casa non l'ho mai provata.

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  4. Io ho vissuto tante case...da quella dei miei a quella di mia nonna...a quella al mare, a quella in montagna...mi manca ogni piccola cosa da quando mi sono sposata, ed ogni volta che torno dai miei o vado al mare mi sembra di rinascere...

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