Ho pubblicato volutamente in ritardo una frase a proposito della Giornata della Memoria. L'ho scelta per quell'effetto estraniante e duro che mi ha comunicato la prima volta che l'ho letta.
La Giornata della Memoria è un giorno che non ha mai attratto più di tanto la mia attenzione, non per menefreghismo o disinteresse per quanto significa, ma perchè secondo me non è con una giornata di commemorazione che costituisce la memoria "affinchè non accada mai più".
Anche perchè sta accadendo di nuovo, anzi non ha mai smesso di accadere. In altre forme, sicuramente meno eclatanti, ma succede ancora.
La Memoria non è un giorno, ma un modo di essere, di vivere quotidianamente. E non finisce con l'Olocausto, questo è certo.
Però quest'anno non ho potuto fare finta di niente perchè con il SC io e i miei colleghi siamo stati coinvolti in un progetto per le scuole. E' stato piuttosto impegnativo, in pratica un mese di morti ammazzati, torture, sguardi annullati e corpi non più corpi. Siamo passati dalla sdrammatizzazione (perchè ci siamo visti, e rivisti, e rivisti, scene che francamente avrei evitato) alla saturazione, anche se poi non finisci mai di sconvolgerti.
Il prodotto che ne è uscito è davvero di alta qualità e non lo dico con falsa modestia perchè io c'entro ben poco, sia con l'ideazione che con la realizzazione. Spero di potervelo mostrare presto. Comunque ecco... Vorrei fare la voce fuori dal coro perchè comunque pur essendo un bellissimo lavoro io continuo a pensarla come ho scritto sopra e poi con queste "commemorazioni" è facilissimo scadere nella retorica.
Di questi giorni però ricorderò le risate, la stanchezza, la perfetta sincronia nelle varie fasi dell'incontro, "aprite i cancelli, entrano le beschtie (diciamo che così rende la pronuncia livornese!)", "io ve lo dicevo che dovevamo buttarci davvero il gas", la rottura liberatoria del muro, la caduta di Compaesano, la complicità con la Socia, la rabbia nel vedere i professori alzarsi e andare fuori a fumare nel bel mezzo di una delle testimonianze dei "diretti interessati", il racconto e le lacrime di "uno che a 20 anni ha visto cose che un ragazzo non dovrebbe mai vedere", l'impulso violento quando vedevamo i ragazzini sghignazzare su scene che avevano tutto fuor che l'essere divertenti, la nausea provata a rivedere così tante volte la stessa cosa e allo stesso modo il raccoglimento nel rivederlo alla fine, da soli, in silenzio, passata l'ansia del "deve riuscire tutto alla perfezione".
Giorni da ricordare, senz'altro.
E come diceva Corrado... "E non finisce qui!"
La Giornata della Memoria è un giorno che non ha mai attratto più di tanto la mia attenzione, non per menefreghismo o disinteresse per quanto significa, ma perchè secondo me non è con una giornata di commemorazione che costituisce la memoria "affinchè non accada mai più".
Anche perchè sta accadendo di nuovo, anzi non ha mai smesso di accadere. In altre forme, sicuramente meno eclatanti, ma succede ancora.
La Memoria non è un giorno, ma un modo di essere, di vivere quotidianamente. E non finisce con l'Olocausto, questo è certo.
Però quest'anno non ho potuto fare finta di niente perchè con il SC io e i miei colleghi siamo stati coinvolti in un progetto per le scuole. E' stato piuttosto impegnativo, in pratica un mese di morti ammazzati, torture, sguardi annullati e corpi non più corpi. Siamo passati dalla sdrammatizzazione (perchè ci siamo visti, e rivisti, e rivisti, scene che francamente avrei evitato) alla saturazione, anche se poi non finisci mai di sconvolgerti.
Il prodotto che ne è uscito è davvero di alta qualità e non lo dico con falsa modestia perchè io c'entro ben poco, sia con l'ideazione che con la realizzazione. Spero di potervelo mostrare presto. Comunque ecco... Vorrei fare la voce fuori dal coro perchè comunque pur essendo un bellissimo lavoro io continuo a pensarla come ho scritto sopra e poi con queste "commemorazioni" è facilissimo scadere nella retorica.
Di questi giorni però ricorderò le risate, la stanchezza, la perfetta sincronia nelle varie fasi dell'incontro, "aprite i cancelli, entrano le beschtie (diciamo che così rende la pronuncia livornese!)", "io ve lo dicevo che dovevamo buttarci davvero il gas", la rottura liberatoria del muro, la caduta di Compaesano, la complicità con la Socia, la rabbia nel vedere i professori alzarsi e andare fuori a fumare nel bel mezzo di una delle testimonianze dei "diretti interessati", il racconto e le lacrime di "uno che a 20 anni ha visto cose che un ragazzo non dovrebbe mai vedere", l'impulso violento quando vedevamo i ragazzini sghignazzare su scene che avevano tutto fuor che l'essere divertenti, la nausea provata a rivedere così tante volte la stessa cosa e allo stesso modo il raccoglimento nel rivederlo alla fine, da soli, in silenzio, passata l'ansia del "deve riuscire tutto alla perfezione".
Giorni da ricordare, senz'altro.
E come diceva Corrado... "E non finisce qui!"
son contenta che questo progetto ti stia dando grandi soddisfazioni!!
RispondiEliminaSai, qui in Svizzera le scuole fanno un lavaggio del cervello assurdo sull'olocausto.
RispondiEliminavoglio dire, è importantissimo.
Ma fanno sembrare (in molte scuole, non parlo solo per esperienza personale) che l'olocausto sia l'unica tragedia storica esistente. Tant'è che andremo a Berlino in gita e praticamente il prof di mate ha detto che almeno 2-3 giorni dli uole dedicare all'olocausto e non vuole dedicare neanche un giorno a quello che era berlino prima del novecento.
io mi chiedo.... Perché?
Per il resto sono totalmente d'accordo con te. Non serve una giornata e succede giorno per giorno, anche solo nelle piccole cose.
Baci
Minerva
ps: sai che blogger dice che non posso seguire il tuo blog? va' a sapere il perché....
io non riesco proprio a vederle certe scene...
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