"Scusate se esisto" è un film in cui mi sono imbattuta per caso pochi giorni fa. Mi ci sono soffermata perché i protagonisti sono Paola Cortellesi e Raul Bova, che tanto mi sono piaciuti in "Nessuno mi può giudicare".
Diciamo che se questo post della serie "Colloquium Vitae" lo facessi scrivere alla protagonista del film, vi racconterebbe di quella volta che si è finta la segretaria di un capo immaginario per vincere un concorso (e i pregiudizi sull'essere donna).
Serena Bruno, architetto di successo all'estero, all'ennesimo colloquio in cui potrebbe perdere la possibilità di lavorare solo perché donna, decide di fingersi la segretaria di un talentuoso architetto, invertendo il suo nome in Bruno Serena. Il suo progetto, ormai spogliato dal possibile pregiudizio sulla mano femminile che l'ha realizzato, vince il bando e per Serena ha inizio una serie di buffe peripezie per salvaguardare la sua identità in incognito. Finché potrà, farà interpretare il suo capo al suo gayssimo amico (Raul Bova), ma per sfinimento arriverà al coming out e dichiarerà di essere lei l'artefice del progetto. Come ogni buona commedia, andrà a finire tutto a tarallucci e vino... E per fortuna, perché almeno nei film il lieto fine ci vuole.
E godiamocelo il lieto fine dei film, perché la realtà è ben diversa. Essendomi persa qualche minuto all'inizio del film, sono andata a cercare qualche informazione su Google, scoprendo così che il progetto di Serena Bruno di riqualificare il quartiere romano "Corviale" esiste davvero ed è nato davvero dalla mente di una donna, l'architetto Guendalina Salimei.
E iniziano le note dolenti. Intanto, seguendo le tempistiche tipicamente italiane, questo progetto è ancora ben lontano dall'essere terminato, pur essendo nato una decina di anni fa. Ma soprattutto continua a non essere facile essere una donna ed è ancora più grave che lo denunci chi in qualche modo ce l'ha fatta e potrebbe dare erigersi su un bel piedistallo.
Dicevo appunto: evviva i film con una scontato lieto fine. La realtà è ben diversa.
Diciamo che se questo post della serie "Colloquium Vitae" lo facessi scrivere alla protagonista del film, vi racconterebbe di quella volta che si è finta la segretaria di un capo immaginario per vincere un concorso (e i pregiudizi sull'essere donna).
Serena Bruno, architetto di successo all'estero, all'ennesimo colloquio in cui potrebbe perdere la possibilità di lavorare solo perché donna, decide di fingersi la segretaria di un talentuoso architetto, invertendo il suo nome in Bruno Serena. Il suo progetto, ormai spogliato dal possibile pregiudizio sulla mano femminile che l'ha realizzato, vince il bando e per Serena ha inizio una serie di buffe peripezie per salvaguardare la sua identità in incognito. Finché potrà, farà interpretare il suo capo al suo gayssimo amico (Raul Bova), ma per sfinimento arriverà al coming out e dichiarerà di essere lei l'artefice del progetto. Come ogni buona commedia, andrà a finire tutto a tarallucci e vino... E per fortuna, perché almeno nei film il lieto fine ci vuole.
E godiamocelo il lieto fine dei film, perché la realtà è ben diversa. Essendomi persa qualche minuto all'inizio del film, sono andata a cercare qualche informazione su Google, scoprendo così che il progetto di Serena Bruno di riqualificare il quartiere romano "Corviale" esiste davvero ed è nato davvero dalla mente di una donna, l'architetto Guendalina Salimei.
E iniziano le note dolenti. Intanto, seguendo le tempistiche tipicamente italiane, questo progetto è ancora ben lontano dall'essere terminato, pur essendo nato una decina di anni fa. Ma soprattutto continua a non essere facile essere una donna ed è ancora più grave che lo denunci chi in qualche modo ce l'ha fatta e potrebbe dare erigersi su un bel piedistallo.
Dicevo appunto: evviva i film con una scontato lieto fine. La realtà è ben diversa.
Il film l'ho visto, purtroppo il lieto fine nella realtà tarda ad arrivare. Tante donne vengono discriminate ogni giorno nei luoghi di lavoro, una piaga senza fine.
RispondiEliminaBuon 8 marzo di lotta, a tutte le donne del mondo.
Ho visto il film qualche giorno fa su raiuno, mi pare.
RispondiEliminaNon è una pellicola eccezionale, ma si lascia guardare.
La disparità di trattamento tra uomini e donne nel mondo del lavoro è ancora oggi imbarazzante.
E niente. Non voglio commentare oltre, perché finisce che mi arrabbio. Purtroppo.
Buona giornata a te e buona "festa".
Nella realtà ci sono pochi lieto fine, per questo dovrebbe essere obbligatorio nei film. Se mi voglio deprimere guardo il telegiornale e non un film.
RispondiEliminaQuesta è la nostra quotidianità: se appena laureate pagavamo il fatto di essere senza esperienza e facilmente sfruttabili perché dovevamo farci un po' di esperienza per il cv, ora siamo in quella fase in cui nessuno si prenderebbe una trentenne in azienda perché poi magari vuole fare famiglia...
RispondiEliminaLo voglio vedere! Non fosse altro che per il lieto fine *_* oramai garantito, e manco tanto, solo nei film.
RispondiEliminaAdoro la Cortellesi,in accoppiata con Raul li trovo divini :***
Sono due attori che mi piacciono molto, il film non l’ho visto e da quello che leggo è una “bella favola”, la realtà, purtroppo, è un’altra. Buona notte.
RispondiEliminasinforosa
L'ho visto anch'io e mi è piaciuto molto. Peccato che il lieto fine non si verifichi anche nella realtà.
RispondiEliminaLo guarderò all'hotel 4 stelle val gardena www.laperlahotel.info
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