Passa ai contenuti principali

Vecchio e nuovo

Giornata particolare, quella di ieri.
Lo so da un po' ma per scaramanzia ho fatto l'annuncio solo ai pochi intimi: ho trovato una occupazione un po' meno diversa da quelle alle quali sono abituata. Dopo mesi di stasi, ricerche stressanti e momenti di di-sperazione mi sono ritrovata ad un bivio che addirittura era un trivio. Tre possibilità di lavorare un po' meglio che a 7€ orarie di prestazione occasionale. Alla fine ho scelto quella più duratura e spero più sicura.

Ieri ho avuto la prima riunione ufficiale del personale, ho conosciuto le nuove colleghe e respirato il nuovo tipo di ansia che mi assalirà nei prossimi mesi. Sono curiosa di iniziare e, si dovrebbe essere capito, molto in ansia. È tutto così enormemente diverso da ciò che ho fatto finora. Ma le mie finanze e la mia salute fisica e mentale hanno richiesto a gran voce che appendessi aspirazioni varie al chiodo e, potendo svoltare così tanto, sono veramente felice.

Il pomeriggio invece ho avuto il primo incontro di un progetto che finalmente segnerà la fine dei rapporti con i miei ex datori di sfruttamento lavoro.
Il senso di schifo e soffocamento ha veramente toccato l'apice. Non vedo l'ora di uscirne. E ho voluto comunque prendervi parte perché sono stata io a metterci del mio e mi scocciava che di nuovo i guadagni andassero in altre tasche. Il top è stato quando il vecchio bavoso volontario dal rimborso chilometrico facile mi ha salutato chiedendomi, di fronte al ragazzo di cui mi stavo occupando, se stavo facendo un documento falso, ma per scherzo eh. Questa strabuzzante simpatia mi mancherà.

Comunque il vero segnale della mia svolta è stato un altro. Eternamente in ritardo, sono arrivata ben 20 minuti prima all'appuntamento della mattina. Che sia di buon auspicio per tante novità!


Commenti

Post popolari in questo blog

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Diversamente titolati

Premessa numero 1. Io non ho nessun tipo di pregiudizio legato al titolo di studio: conosco dei laureatissimi e pure masterizzati ignoranti come capre e persone che con un serale hanno fatto una mega carriera nella dirigenza di grosse aziende. Che, fra l'altro, mi hanno raccontato di ingegneri da 110 e lode che non sapevano da che parte rifarsi per svitare un bullone. Ognuno sa fare il suo, lo può avere imparato studiando o lavorando, e ognuno può essere un genio o un caprone, a prescindere. Ma soprattutto (premessa numero 2) io la penso così: Per capirsi, quando ho iniziato a sentirmi stretta nel posto in cui lavoravo, ho preso a cercare QUALSIASI lavoro mi desse la possibilità di non restare a casa disoccupata e mandai CV anche per fare le pulizie. Mi chiamarono con L'UNICA FINALITÀ di chiedermi se ero proprio sicura, perché "hai una laurea". Risposi che certo che ero sicura, che avevo bisogno di lavorare e che NONOSTANTE LA LAUREA ero perfettamente in grado