Passa ai contenuti principali

Turisti #1

Ridendo e scherzando è oltre un mese che ho iniziato il nuovo lavoro.
Più che ridendo e scherzando direi piangendo e sudando, perché l'inizio non è stato dei migliori e le temperature, beh, le sentirete anche voi.
Questo lavoro è il più diverso rispetto a quelli svolti fino ad adesso, anche se ho dovuto far comunque funzionare le mie competenze da psicologa perché sì, i malati psichiatrici sono difficili da trattare, ma i turisti all'ora del pranzo che non sanno decidere se il panino o la piadina, quelli sì che sono imperscrutabili!

Ho imparato veramente tante, tantissime cose.
Ecco dunque le nozioni fondamentali  da sapere se si lavora in un villaggio turistico, zona bar (se non sei una barista).
- chiedere ad un tedesco se la birra la vuole piccola credo che corrisponda ad una bestemmia pronunciata in Vaticano. Dopo i primi sguardi atterriti e sdegnati, ho iniziato a chiedere "birra grande, vero?"
- la metà delle persone che ordina un caffè lo ordina strano e, anche se ho imparato a fingere di sapere di cosa stanno parlando, rimango sempre stanita
- gli effetti dell'assunzione di alcol in gravidanza si vedono. Se vedi bere come spugne delle giovani madri stai pur certo che la loro prole combinerà qualcosa di anomalo, tipo mangiarsi di testa sull'unico palo della piazza. Il che comprova che non bisogna bere col pancione, 'che i bimbi escono difettati.
- dimmi come ordini e ti dirò da dove vieni. I tedeschi: Uno di questo, due di questo, uno di quest'altro. È tutto, grazie. Gli italiani: Me dai... Ma che ne so, famo due birre, grandi, anzi no piccole, anzi due Fanta, ahò ma tu che voi? Un'altra birra? E nonna che prende? Vabbè, famo cinque amari e non ce pensiamo più.
- i popoli nordici vengono colti dalla sindrome di Stendhal davanti al menù dei gelati confezionati. Passano minuti e minuti (e la coda cresce... E sbuffa...) a scegliere un banale gelato. Anche la suddetta velocità tedesca va a farsi benedire. Mi sono informata e fonti certe mi dicono che i gelati al nord sono meno vari e più costosi. Ciò continua a non spiegare perché dopo due settimane di soggiorno giardino quei cartelloni come se fosse la.prima volta.
- è un'usanza più comune di quanto si creda fare la cacca in piscina. Siamo già a quota 5. Ci auguriamo tutti siano bambini, certo è che non lo trovo normale. Ormai è diventato un tormentone: "allora, oggi il bambino ha fatto il suo dovere?". Io comunque guardo questa gente e non capisco. Ma pagate veramente 2000€  per stare a mollo una settimana in un pozzo di merda?! Con il mare a due passi?! Mah.

Commenti

  1. Devi scrivere un libro! D'altra canto hai pure le basi scientifiche per fare un'opera seria, ma divertente, tipo un bestiario delle vacanze.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Diversamente titolati

Premessa numero 1. Io non ho nessun tipo di pregiudizio legato al titolo di studio: conosco dei laureatissimi e pure masterizzati ignoranti come capre e persone che con un serale hanno fatto una mega carriera nella dirigenza di grosse aziende. Che, fra l'altro, mi hanno raccontato di ingegneri da 110 e lode che non sapevano da che parte rifarsi per svitare un bullone. Ognuno sa fare il suo, lo può avere imparato studiando o lavorando, e ognuno può essere un genio o un caprone, a prescindere. Ma soprattutto (premessa numero 2) io la penso così: Per capirsi, quando ho iniziato a sentirmi stretta nel posto in cui lavoravo, ho preso a cercare QUALSIASI lavoro mi desse la possibilità di non restare a casa disoccupata e mandai CV anche per fare le pulizie. Mi chiamarono con L'UNICA FINALITÀ di chiedermi se ero proprio sicura, perché "hai una laurea". Risposi che certo che ero sicura, che avevo bisogno di lavorare e che NONOSTANTE LA LAUREA ero perfettamente in grado