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Di già? Ancora?

 


Il lavoro, volenti o nolenti, scandisce il nostro tempo. Ora credo più che mai, visto che non ci sono più le gite o domenicali o l'uscita al pub a ricordarci che un'altra settimana è passata. 

Quando non si ha il lavoro uno degli aspetti più brutti, almeno secondo me, è proprio non avere più dei riferimenti temporali e subire delle giornate tutte uguali. 

Invece quando sei mooolto diversamente occupata e fai anche 3 lavori in uno stesso giorno il tempo non è mai abbastanza: è poco per lavorare, per dormire, per mangiare. Ma non è scandito da una regolarità, è tutta una corsa frenetica per arrivare puntuale in un posto, consegnare un progetto, partecipare a un incontro.

Insomma, la percezione del tempo dipende molto anche da come si vive il lavoro. Io che ormai faccio un lavoro che ha orari precisi sono comunque vincolata alla parte emotiva, se così si può definire. Da settembre mi sono ritrovata in un soffio già a gennaio. Sono stati mesi di apprensione dovuta al mio rientro a lavoro, più che altro a contatto con il mondo-covid, non avendo più lavorato da marzo. Ma sono stati anche mesi divertenti in cui ho ripreso gesti familiari, ho conosciuto facce (mascherate) nuove, ritrovato altre vecchie, legato incredibilmente con tanti bambini che, manco a dirlo per una che proprio non li sopporta, sono diventati la luce del mio lavoro. Fortunatamente anche adesso che invece, complici una serie di magagne antipatiche che si sono infilate una dopo l'altra, il mio tempo a lavoro ha subito una brutta frenata e sembra non voler passare mai. È ancora febbraio?!

Mi culla l'idea che prima o poi arriverà giugno e anche questo lavoro sarà archiviato. Non credo di essere di nuovo lì il prossimo anno, perché non posso rinchiudermi in questa sorta di confort zone che mi sono creata, se non altro perché avrò pure bisogno di lavorare per più ore di un misero part-time. 

Mi sono abituata ad essere diversamente occupata e a vedere in ogni scadenza una possibile via di fuga da una qualsiasi situazione che non mi piace. Ma avendo intrapreso una strada con il preciso intento di trovare il posto fisso mi chiedo: come farò quando non potrò più scappare?


Commenti

  1. Ormai col mio lavoro al cinema mi sa che se non se mi licenziano e non chiude ripartiro' a settembre/ottobre. Il problema è che se qualcosa non cambia è praticamente impossibile trovare un lavoro che sia un vero e proprio lavoro. Confidavo in un qualcosa stagionale durante l'estate ma è ancora tutto bloccato... sto un po' cominciando a subire questa situazione...

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    Risposte
    1. Qua da me si stanno iniziando a muovere per cercare personale. Forse al nord sono più cauti, la situazione sarà sicuramente molto diversa. La scorsa estate c'è stato un vero e proprio boom di presenze e saranno ottimisti anche per la stagione a venire. Spero che si sblocchi qualcosa, te lo auguro di cuore

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  2. Quando non potrai più scappare, ti abituerai alle colleghe, alla routine di ogni giorno, il luogo di lavoro sarà la tua seconda casa (a volte anche la prima casa !!). Non avrai via di fuga ( a meno di chiedere un trasferimento) , dovrai fare i conti con le situazioni che non ti piacciono ma potrai contare su un posto sicuro che sarà solo tuo. In bocca al lupo.

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  3. Leggo dalla spa val di sole https://www.hoteltevini.com/

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