Sentendomi assolutamente un outsider dell'ambiente in cui lavoro e trovando motivazione praticamente solo nello stipendio, devo ammettere che non mi sono aperta mai granché, nè coi colleghi, nè con i clienti.
Vedo la mia collega che stringe un rapporto diverso con quest'ultimi. "Salve, quanto rimanete? Siete stati bene? Prendete in gelato, beati voi, io sono intollerante al lattosio". Ben diverso dal mio "buongiorno, fanno 4 €, grazie arrivederci".
Rare le volte in cui mi sono spinta oltre, al sorriso di circostanza e alla battuta "tanto per". Al di là della soddisfazione personale di riuscire a far battute ironiche anche in lingua straniera, dopo aver dovuto grattare via tanta ruggine dai miei studi linguistici.
Capita l'altro giorno un tipo a cui ho venduto una quantità tendente all'infinito di birre medie. Tipo assolutamente stravagante a cui l'alcol ha fatto sciogliere la lingua. Ad un certo punto annuncia che mi lascerà stare perché il mio lavoro non è ascoltare le storie della gente. Mi punge nel vivo e allora rispondo che invece lo è, anche se per vivere vendo caffè. Ride, mi dice di non scherzare, e alla fine scopriamo di essere colleghi, e che lui per mangiare lava le scale dei condomini. È finito peggio di me, penso. Facciamo dell'ironia sull'aver investito così bene gli anni di studio, e che forse se mi metto a pensare gli vado a far compagnia a bere birre una dietro l'altra.
Lo guardo mentre se ne va e penso: "questo è proprio fuori di testa, ma non sarà stato invece dalla parte dei pazienti, di quelli matti per davvero e se lo è inventato di essere un collega?". E mi rispondo che se davvero dagli studi universitari ci ha provato ma ha dovuto cedere e trovarsi un lavoro abbandonando tutti i suoi sogni merita rispetto anche se è un po' fuori dalle righe.
quanta tristezza :(
RispondiEliminaè vero l'unica scelta è lo stipendio! se ti ribelli sei viziata che non sa stare nel mondo del lavoro... almeno così hanno detto a me! io però ancora ci spero di trovare la mia strada
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