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Visita al Manicomio

La chiusura dei manicomi sarebbe dovuto essere un importante passo sociale, se non fosse stato che non è corrisposta un'azione di vera integrazione dei matti. Tuttora reputo che sia una pagina nera della nostra società. Lo dico con una piccola cognizione di causa, visto che il lavoro per cui ho studiato riguarda proprio la salute mentale e, per quanto poco abbia avuto l'opportunità di "esercitare", ho ben presente quanto ancora ci sarebbe davvero da fare. Per intendersi: ho visto far cose dai servizi sociali che se matto non ci sei, ci diventi.

A testimonianza dell'opera incompiuta ci sono i manicomi abbandonati. Edifici giganteschi (ospitavano centinaia di persone) lasciati a franare, senza prevederne un recupero storico per non perderne la memoria o quanto meno un recupero funzionale, per dar loro una nuova vita.

Abitando abbastanza vicino a Volterra, ho voluto visitare ciò che rimane del manicomio di San Girolamo. La visita è stata parziale perché mi sono trovata davanti uno spazio veramente immenso e i tempi in quel giorno erano stretti. Gli stanzoni immensi, tutti uguali, le finestre grandi, ma sbarrate, i corridoi lunghi e sempre identici agli altri ti danno una sensazione di estraniamento molto forte. Non è difficile immaginarsi quanto dolore fosse raccolto in quelle pareti spesse.

Non è un'esperienza piacevole, roba da dire "oggi esco e vado a vedere un bel posto", ma forse è un'esperienza che vale la pena fare, per capire.

Ovviamente c'è un però.
LA GENTE.
Boia, se si starebbe meglio al mondo senza la gente.

Tutto sembra essere stato manomesso in un qualche modo, e questo è un vero peccato. Da una parte i writers che hanno talvolta solo insozzato con scritte inutili le pareti dei padiglioni. A volte hanno anche provato a colorare con graffiti artistici ma no, io non ce la vedo l'arte, perché lo scopo di colorare quello che una volta era stato un mondo di dolore in bianco e nero lo vedo finto, una scusante solo per trovare una parete da colorare. Perché quel posto ormai non è più ciò che era quando c'era bisogno di colore e secondo me c'è bisogno di ricordare solo cosa è stato, così come era.
E poi i fotografi, una piaga immensa. Lo dico a malincuore perché io sono appassionata di fotografia. Ma i fissati, quelli alla ricerca dello scatto ad effetto non li tollero. Tralasciando che i gruppi che abbiamo trovato urlavano come se fossimo al mercato... Hanno messo mano a tutto. Manichini buttati ovunque, giacche, sedie, fogli e giornali portati da casa per fare chissà quale foto artistica e lasciati là a far spazzatura.

Ho trovato giornali del 1990, miei cari fotografi IGNORANTI informatevi bene che Basaglia aveva già dato da un pezzo e non siete credibili. E poi... chi è un artista vero immortala l'essenza di ciò che è, lasciandolo incontaminato.

Commenti

  1. ma sei andata per i fatti tuoi o ci sono delle visite organizzate?

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    1. Sono andata da sola e sinceramente non so quanto sia "legale". Fanno anche deo gruppo guidati tipo appunto fotoamatori (mah) o quelle associazioni tipo Esplorazioni Urbane.

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  2. Ci sono diverse strutture abbandonate e si potrebbe tentare il recupero.
    Saluti a presto.

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  3. L'amministrazione archivistica si è occupata di conservare la memoria di questi Istituti, il progetto si chiama "Carte da legare".

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