Dunque, si diceva dei colleghi e vi ho parlato di quei colleghi che condividono la barca del precariato ma che sono pronti a calpestare chiunque pur di avere un miserissimo lavoro in più, con un arrivismo degno delle migliori scalate al potere.
Tutt'altra storia è essere l'unico precario in mezzo a tanti indeterminati. Può succedere spesso, con tirocinanti e stagisti, e più di rado per delle sostituzioni (maternità, aspettative, malattie lunghe). Se nel primo caso è subito esplicito che non si è dei pari con chi già lavora in quella realtà, nel secondo caso si diventa pari a scadenza e quindi, di fatto, non molto pari.
A me è successo due volte.
In quella più recente sono stata accolta bene dalle colleghe, ma ho avuto sempre la sensazione di essere guardata come quella che passava di lì per caso... perché in effetti era proprio così! Sono stata fortunata perché le signore con cui lavoravo erano molto carine con me, ma era l'ambiente di contorno ad essere pessimo verso la nostra figura professionale. Le mie colleghe in realtà le vedevo ben tranquille di lavorare e non si alteravano minimamente di fronte a certi comportamenti che invece a me facevano salire il sangue al cervello. In quel caso non ho certo invidiato il loro stato indeterminato perchè per sarebbero stati indeterminati giramenti di scatole.
La prima volta è successo quando ancora ero in Romagna e ho svolto per qualche mese il lavoro dei miei sogni in sostituzione di una maternità. Il clima dell'ufficio non era esattamente idilliaco per una semplice e inconfutabile verità: quello che si dice di negativo degli ambienti di lavoro al femminile è reale al 90%. Malignità, pettegolezzi, invidie, competività, spregi... diciamo che con il carattere che ho maturato con gli anni avrei digerito il tutto più serenamente, anche come ipotetico indeterminato. In ogni caso capire le dinamiche di un gruppo di lavoro storico e in qualche modo rodato e affiatato (linguacce da vipera a parte) non è immediato e può accadere di arrivarci a tempo scaduto. È li il nocciolo della questione: come ti vedono gli altri che sono li da sempre? Come il sostituto di...? Come un tappabuchi? Come l'ultimo arrivato? Come qualcuno a cui sbolognare le grane tanto tra un po' se ne va? O come un collega al pari di quello con cui condividono l'ufficio da 10 anni?
Raccogliendo anche le esperienze di amici e conoscenti l'ultima opzione è la meno probabile anche quando si è accettati piuttosto bene. C'è sempre quel non so che che non fa sentire parte del gruppo come gli altri. L'unico modo di sopravvivere è banalmente prendere il positivo e pensare che si avrà un punticino in più sul CV!
Tutt'altra storia è essere l'unico precario in mezzo a tanti indeterminati. Può succedere spesso, con tirocinanti e stagisti, e più di rado per delle sostituzioni (maternità, aspettative, malattie lunghe). Se nel primo caso è subito esplicito che non si è dei pari con chi già lavora in quella realtà, nel secondo caso si diventa pari a scadenza e quindi, di fatto, non molto pari.
A me è successo due volte.
In quella più recente sono stata accolta bene dalle colleghe, ma ho avuto sempre la sensazione di essere guardata come quella che passava di lì per caso... perché in effetti era proprio così! Sono stata fortunata perché le signore con cui lavoravo erano molto carine con me, ma era l'ambiente di contorno ad essere pessimo verso la nostra figura professionale. Le mie colleghe in realtà le vedevo ben tranquille di lavorare e non si alteravano minimamente di fronte a certi comportamenti che invece a me facevano salire il sangue al cervello. In quel caso non ho certo invidiato il loro stato indeterminato perchè per sarebbero stati indeterminati giramenti di scatole.
La prima volta è successo quando ancora ero in Romagna e ho svolto per qualche mese il lavoro dei miei sogni in sostituzione di una maternità. Il clima dell'ufficio non era esattamente idilliaco per una semplice e inconfutabile verità: quello che si dice di negativo degli ambienti di lavoro al femminile è reale al 90%. Malignità, pettegolezzi, invidie, competività, spregi... diciamo che con il carattere che ho maturato con gli anni avrei digerito il tutto più serenamente, anche come ipotetico indeterminato. In ogni caso capire le dinamiche di un gruppo di lavoro storico e in qualche modo rodato e affiatato (linguacce da vipera a parte) non è immediato e può accadere di arrivarci a tempo scaduto. È li il nocciolo della questione: come ti vedono gli altri che sono li da sempre? Come il sostituto di...? Come un tappabuchi? Come l'ultimo arrivato? Come qualcuno a cui sbolognare le grane tanto tra un po' se ne va? O come un collega al pari di quello con cui condividono l'ufficio da 10 anni?
Raccogliendo anche le esperienze di amici e conoscenti l'ultima opzione è la meno probabile anche quando si è accettati piuttosto bene. C'è sempre quel non so che che non fa sentire parte del gruppo come gli altri. L'unico modo di sopravvivere è banalmente prendere il positivo e pensare che si avrà un punticino in più sul CV!
Dopo che il cinema dove lavoro è stato assorbito da un'altra catena con conseguenti licenziamenti & co., gli unici a essere rimasti a tempo indeterminato con un contratto fisso e quindi non precari (anche se in Svizzera c'è il licenziamento senza giusta causa... quindi e aggiungo, se ti licenzi e non hai trovato un lavoro perdi la prima mensilità di disoccupazione) sono in cinque e a parte tre casi, gli altri due (Team Manager) fanno veramente pesare la loro differenza di contratto, se ne approfittano in ogni modo e manco se ne fregano di parlarti dei loro giorni liberi/vacanze/malattie retribuite, della tredicesima... vabbé...
RispondiEliminaAndrea quando racconti del tuo lavoro mi sento meno sfortunata io 😱.
EliminaIo spero che tu possa imbroccare uno dei prossimi concorsi con la P.A. avrai sempre colleghi, ma almeno uscirai dal precariato.
RispondiEliminaSono con le antenne dritte e le dita incrociate.
EliminaSì, immagino che sei considerato come chi passa per caso... ci sta, perché in effetti così è.
RispondiEliminaLa cosa bella appunto è che se eri lì di passaggio, hai lasciato lo strazio tutto a loro :)
Moz-
Loro non lo percepivano tale... Ma essere considerata una persona inferiore per me lo era eccome!
EliminaLacosa bella è che se non ti trovi bene sai che finirà....pensa a chi invece si trova tipo lavori forzati carcere quasi...ti fa ammalare te lo assicuro! Vive bene solo chi se ne sbatte ma se non 6 di quel genere è dura ti assicuro!
RispondiEliminaParole sante.
EliminaSebbene, come già ti scrissi, ho un contratto da stagista sono stata voluta bene a tal punto da essere tratta alla pari. Certo non godo nè di ferie aggiuntive nè sto accumulando tredicesima ma posso dire che il mio capo, lì dove possibile, ha aggiunto qualcosa in più al mio stipendio "fisso" da stagista. Con i colleghi mi trovo bene, alcuni più degli altri, ma mai fidarsi al 100% di qualcuno. Ogni giorno mi ricordo di andarci con i piedi di piombo perché la fregatura è sempre dietro l'angolo. E sì, anche se non ne capisco il motivo, noi donne spesso tendiamo a creare problemi piuttosto che stare unite. Per questo preferisco di gran lunga i miei colleghi uomini.
RispondiEliminaQuello anche io, ma ho lavorato più che altro con donne. E comunque per fortuna ci sono anche casi più rosei come il tuo!
EliminaL'unico vantaggio del diversamente occupato è proprio pensare "Va beh fate come vi pare che io fra X mesi/settimane me ne vado!"
RispondiElimina
RispondiEliminaSi è due mondi diversi, nessun investe nemmeno emotivamente su di te perchè sanno che oggi ci sei e domani non ci sei più, anzi parlare male è un modo per prendere le distanze per non farsi coinvolgere e giustificare il proprio comportamento