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Beati gli ultimi

Chi è precario come me e per campare deve fare un sacco di cambiamenti col lavoro perde il conto dei primi giorni che deve affrontare. Nuove mansioni, nuovi colleghi, nuovi orari, nuove ansie e (forse) nuove soddisfazioni e motivazioni. Si parla spesso del primo giorno, revocando il vissuto del primo giorno di scuola, come simbolo di nuovo inizio.

E l'ultimo giorno?! Perché, è inevitabile, per un precario ad ogni primo giorno si sa che corrisponderà un ultimo giorno.

Ma gli ultimi giorni sono sempre un po' messi in secondo piano. E invece portano con sé così tante cose... che valgono forse di più! Può essere pieno di tristezza, perché sai di lasciare dietro di te qualcosa di bello. Ma può essere anche una grossa liberazione, quando hai avuto più magagne che soddisfazioni. Purtroppo per me, questa seconda opzione la conosco fin troppo bene.

Ma ne conosco una nuova. Non provare nulla. È stato strano arrivare a fine lavoro e non esserne né felice né rattristata. Non avevo in effetti motivi preponderanti per essere l'una o l'altra.
Ma tutto sommato non ho avuto gran tempo per rifletterci su e di certo una cosa positiva c'è: dopo questa fine c'è già alle porte un altro inizio.

Commenti

  1. Conoscendomi, penso che avrei vissuto con una grande ansia ogni nuovo inizio. Certo si può anche non provare nulla alla fine, nè malinconia, nè senso di liberazione. Vuol dire che è stata una esperienza che non ci ha lasciato nulla. C'è sempre un altro inizio pronto ma io spero che arrivi per te l'inizio definitivo. Ciao

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  2. Io sono un lavoratore precario e non ho ferie e malattia pagate (c'è una percentuale nel contratto che viene calcolato sulle ore lavorare) e l'assurdo è pure essere a conoscenza da due mesi che da metà-fine giugno ci sarà tutto un orario ipotetico oltre alla chiusa per tre settimane ma, ad oggi, non aver ancora saputo nulla di questi orari, cambiamenti. Zero.

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  3. Forza i.!!!
    E che questa nuova (ma non nuovissima) avventura abbia inizio :)

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