Passa ai contenuti principali

Bianca come il latte, rossa come il sangue

Se non fosse stato per le lodi sperticate che ho letto a proposito di questo romanzo, per il ladro di libri della biblioteca e per la Coop che ha organizzato questo interessante servizio che io ho voluto sperimentare per capire se cambiava qualcosa prendere i libri segnalati Coop in biblioteca (no)... Non avrei mai letto Bianca come il latte, rossa come il sangue. Per il semplice e inconfutabile fatto che la copertina e il titolo sono un pochino inquietanti.

E invece ho scoperto un romanzo sulla vita, sulla morte, sull'amore, sulla crescita, che fa sorridere e che commuove... Che fa riflette ma senza mai essere pesante. Da leggere assolutamente.
Su Anobii ho dato 4 stelline e non 5, sebbene mi sia piaciuto parecchio. Perchè? Per prima cosa perchè all'inizio della lettura lo stile di D'Avenia mi sembra un pò troppo Foeriano (però col passare delle pagine sempre di meno). Seconda cosa mi è piacito poco l'incensamento che fa di se stesso come insegnante (il personaggio del Sognatore è chiaramente lui.).
Aspetto il secondo romanzo però! E magari ogni tanto andrò a vedere il suo blog!

Commenti

  1. forse dovessi trovare dei difetti a questo libro sottolinerei le stesse cose: lui un pelino troppo autocelebrativo e una copertina terribile, guardando nel sito quelle degli altri paesi in cui è stato tradotto sono molto più belle

    RispondiElimina
  2. Ragazze io di difetti non ne trovo...e va beh...il prossimo libro...sarà sull'assenza così ha detto alla conferenza. Eh...sul suo blog quando mi vedete fate finta di niente ahahahah

    RispondiElimina
  3. Ne ho sentito parlare davvero tanto, in bene e un po' anche in male... ma lo leggerò eh!

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Gli strati della lasagna

Ho letto in diverse recensioni che Coliandro piace perché è uno di noi . Indubbiamente, con quell'aria da eterno sfigato, è molto più umano e "reale" di tanti poliziotti eroi che si vedono in tv. Non è difficile, come avevo già scritto, ritrovare un po' della nostra vita nella sfortuna e nella voglia di rivalsa coliandresche. Soprattutto se si è diversamente occupati. In fondo anche Coliandro lo è. In questa serie oltretutto ha fatto pochissime cazzate, ha preso pure un encomio, eppure è ancora relegato a tappare buchi negli uffici più sfigati del commissariato. Certo, è pur sempre una fiction e i Manetti Bros non sono i soliti registi che costruiscono una storiella così, già vista e sentita, scontata e piatta. I Manetti Bros hanno dei picchi di genialità unici. Roba trashissima. A volte i loro cattivi sono talmente malvagi e sopra le righe da risultare quasi caricature pulp. Ricordo un dj Francesco tossicomane e psicopatico che ciao. Nell'ultima puntata andata