Passa ai contenuti principali

Il patto dei labrador

Ho molto amato tutti i libri che ho letto fino ad adesso, ognuno per un motivo diverso: Io e Maley per il brio della storia e la descrizione perfetta della vita quotidiana di una famiglia con un amico a 4 zampe in giro per casa, Un amico come Henry per l'intensità del racconto, dell'esperienza di una madre di un bimbo autistico e del loro cane che si inventano una pet therapy sui generis e infine L'arte di correre sotto la pioggia che ho amato dalla prima all'ultima parola.
Forse con questi testi in mente ho avuto fin troppe aspettative per "il patto dei labrador".

E mi ha molto delusa. Intanti, è un mix sconclusionato di generi: un pò commedia, un pò dramma, un pò giallo, un pò favola triste, senza però che questi riescano a conciliarsi con la storia. Lo spunto è buono, quello di un labrador, razza votata alla protezione delle famiglie, che cerca di tenere in piedi la sua. Però poi viene sviluppato in modo sempre più surreale, perde il tono di favola e diventa una tragedia, fino a che proprio i protettori delle famiglie vengono uccisi per proteggere la famiglia... quando ormai anche per questa è troppo tardi, rivelandosi un sacrificio inutile.
Ecco, ci hanno negato pure il lieto fine.

Notare la triste somiglianza tra le due copertine... Niente di più ingannevole!

Commenti

  1. #4 suysan


    L'arte di correre sottto la pioggia era già nella mia lista dei libri da comprare...questo invece, dopo aver letto la tua delusione, non mi attira per niente
    10 gennaio 2010 18:12
    #3 federica


    pure io ho nella mia "lista" l'arte di correre sotto la pioggia... questo forse l'avevo intravisto in libreria ma, forse perchè troppo simile già dalla copertina al primo, non mi aveva colpito troppo
    10 gennaio 2010 16:48
    #2 Grissino

    Nooooo, ma scherzi? Mi metto a leggere sti libri? meglio la fantascienza. Che almeno alla fine puoi pure dirti "quante ca**te" ed é pure vero ma uno le legge volentieri.
    10 gennaio 2010 14:49
    #1 Serena


    Mmmmm...quindi un libro non proprio da consigliare... L'arte di correre sotto la pioggia voglio leggerlo, è sicuramente qualcosa che mi interessa...un bacione e buona domenica!

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Gli strati della lasagna

Ho letto in diverse recensioni che Coliandro piace perché è uno di noi . Indubbiamente, con quell'aria da eterno sfigato, è molto più umano e "reale" di tanti poliziotti eroi che si vedono in tv. Non è difficile, come avevo già scritto, ritrovare un po' della nostra vita nella sfortuna e nella voglia di rivalsa coliandresche. Soprattutto se si è diversamente occupati. In fondo anche Coliandro lo è. In questa serie oltretutto ha fatto pochissime cazzate, ha preso pure un encomio, eppure è ancora relegato a tappare buchi negli uffici più sfigati del commissariato. Certo, è pur sempre una fiction e i Manetti Bros non sono i soliti registi che costruiscono una storiella così, già vista e sentita, scontata e piatta. I Manetti Bros hanno dei picchi di genialità unici. Roba trashissima. A volte i loro cattivi sono talmente malvagi e sopra le righe da risultare quasi caricature pulp. Ricordo un dj Francesco tossicomane e psicopatico che ciao. Nell'ultima puntata andata