Passa ai contenuti principali

L'indignazione

fonte: Clipartlogo

Mentre cercavo il tempo per scrivere 3 o 4 post che ho in mente e tentavo di stabilirne una priorità, mi sono imbattuta in questo articolo.
Un drappo rosso sventolato davanti agli occhi infuriati di un toro.
In Italia, e non me ne meraviglio, un presidente di commissione può evidentemente nominare e stesso per un incarico. L'articolo precisa che era un incarico misero misero, quasi a scusarla. Della serie "ha rubato, ma poco".

La cosa che mi fa veramente incazzare è che l'articolo doveva finire così: "i candidati esclusi hanno protestato e ottenuto le dimissioni della signora, e l'assegnazione è stata riottenuta in maniera più trasparente". No. Ormai questi episodi sono all'ordine del giorno, ci si indigna, ma non ci si oppone. Neanche pacificamente, quando in realtà bisognerebbe scendere in piazza e ribaltare anche qualche scrivania. Ma ci basta indignarci per sentirsi in pace con la coscienza.
E niente cambia.

___________________
 
 
Aggiornamento. E invece, con mio immenso stupore, qualcosa è stato fatto. Non una speranza che cambi il vento rapidamente, ma una piccolissima goccia, che si spera faccia il mare.

Commenti

  1. Ma non c'è nessuno che interviene per queste cose?!
    Assurdo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È intervenuta addirittura il Ministro! Bene così!

      Elimina
  2. Anch'io ho sentito questa notizia e mi sono chiesta come sia stato possibile che la stessa persona fosse presidente di commissione e candidata e, ovviamente, è risultata prima !!!! Roba da matti !!!Ciaooo

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Diversamente titolati

Premessa numero 1. Io non ho nessun tipo di pregiudizio legato al titolo di studio: conosco dei laureatissimi e pure masterizzati ignoranti come capre e persone che con un serale hanno fatto una mega carriera nella dirigenza di grosse aziende. Che, fra l'altro, mi hanno raccontato di ingegneri da 110 e lode che non sapevano da che parte rifarsi per svitare un bullone. Ognuno sa fare il suo, lo può avere imparato studiando o lavorando, e ognuno può essere un genio o un caprone, a prescindere. Ma soprattutto (premessa numero 2) io la penso così: Per capirsi, quando ho iniziato a sentirmi stretta nel posto in cui lavoravo, ho preso a cercare QUALSIASI lavoro mi desse la possibilità di non restare a casa disoccupata e mandai CV anche per fare le pulizie. Mi chiamarono con L'UNICA FINALITÀ di chiedermi se ero proprio sicura, perché "hai una laurea". Risposi che certo che ero sicura, che avevo bisogno di lavorare e che NONOSTANTE LA LAUREA ero perfettamente in grado